In Cina e Asia – Pechino taglia gli stipendi ai banchieri

In by Simone

I titoli della rassegna di oggi:

– La Cina taglia gli stipendi ai banchieri
– Inaugurato faro su un’isola contesa: «Un servizio che la Cina fornisce alla regione»
– Un altra vittima della violenza religiosa in Bangladesh
– Yamaguchi-gumi: dopo la scissione un cambio al vertice nella yakuza?
– Il Vietnam ha un nuovo primo ministroLa Cina taglia gli stipendi ai banchieri

Lavorare al top di una grande banca equivale spesso a stipendi e bonus da paperoni. Tranne che in Cina, dove il governo – che detiene la proprietà dei principali gruppi bancari del paese – ha deciso di intervenire drasticamente, riducendo del 50 per cento gli stipendi dei vertici delle quattro principali banche del paese, tutte statali – Bank of China, Industrial and Commercial Bank of China (Icbc), Construction Bank of China, Agricultural Bank – per evitare abusi di potere.

Caso esemplare quello del presidente di Icbc – la banca più grande del mondo – Jiang Jianqing che nel 2015 ha percepito 85mila dollari, appena lo 0,3 per cento dello stipendio di un illustre collega di Jiang, Jamie Diamond, Ceo di Jp Morgan.

Inaugurato faro su un’isola contesa: «Un servizio che la Cina fornisce alla regione»

Si è acceso per la prima volta il faro sull’atollo di Zhubi, un’isola artificiale in un tratto di mare conteso con le Filippine nel Mar cinese meridionale. «La Cina ha fornito prodotti e servizi pubblici» nell’area, ha dichiarato un portavoce del ministero degli esteri di Pechino. Il faro, inaugurato martedì alla presenza del ministro dei trasporti cinese, è alto 55 metri ed è controllato a distanza. Illumina fino a 22 miglia nautiche dalla costa dell’atollo.

Nei mesi scorsi l’atollo era stato al centro di tensioni a distanza con gli Usa dopo che una nave da guerra americana vi si era avvicinata. Washington, Manila e di riflesso Tokyo, sono preoccupate dall’assertività cinese nell’area, cruciale per il trasporto di merci e combustibili, che potrebbe limitare la «libertà di navigazione».

Un altra vittima della violenza religiosa in Bangladesh

Nazimuddin Salad, 28enne studente di diritto, è stato ucciso nella capitale Dhaka per aver sostenuto l’idea di un Bangladesh laico. Secondo la ricostruzione della polizia, l’uomo è stato attaccato da un gruppo di persone a colpi di machete ad un incrocio stradale e finito con un colpo di pistola. La morte di Salad è l’ultima di una lunga serie di omicidi di blogger e attivisti laici «razionalisti» in un paese formalmente laico, ma che fatica a tenere sotto controllo la violenza settaria. Oltre a essere un animatore del gruppo di attivisti Ganajagran Manch, Salad scriveva regolarmente sulla sua pagina Facebook post di condanna verso l’estremismo religioso.

Yamaguchi-gumi: dopo la scissione un cambio al vertice nella yakuza?

Per ora sono solo speculazioni e la notizia non è stata ancora confermata. Ma ci sono voci insistenti in Giappone secondo le quali il boss dello Yamaguchi-gumi, Tsukasa Shinobu, sarebbe pronto ad annunciare, o addirittura avrebbe già annunciato, il suo ritiro e avrebbe aperto la competizione per la successione al vertice del più grande clan di yakuza del Giappone e tra i gruppi criminali più ricchi al mondo.

A riportarlo in questi giorni è stato il rotocalco Nikkan Gendai, che fa alcune ipotesi sulla successione. Il prossimo kumi-cho potrebbe essere Teruaki Takeuchi, già capo del clan Kodo-kai, gruppo più influente tra gli affiliati allo Yamaguchi e gruppo di origine dello stesso Tsukasa. Dopo la scissione della scorsa estate, l’addio dell’attuale padrino potrebbe essere il secondo shock al gruppo.

Il Vietnam ha un nuovo primo ministro

Dopo l’uscita di scena del popolare e carismatico primo ministro Nguyen Tan Dung, la leadership del Vietnam si riorganizza. Oggi il parlamento ha eletto il nuovo premier, Nguyen Xuan Phuc, precedentemente vice di Dung, a grande maggioranza. Phuc ha promesso di guidare il paese verso la prosperità e di continuare con le riforme di mercato.

D’altra parte, sulla linea dettata dal Segreterio generale del Partito comunista vietnamita, Nguyen Phu Trong, vero fulcro del potere locale, ha promesso di combattere la corruzione dilagante. La nomina di Phuc arriva a pochi giorni da quella del nuovo presidente della repubblica socialista, Tran Dai Quang, ex capo della sicurezza interna del paese.