I titoli di oggi:
- Crisi Ucraina: la Cina tentenna
- Cina: possibile deposito di litio nell’area del monte Everest
- Sanzioni Cina-Usa: Pechino condanna gli esportatori di armi statunitensi verso Taiwan
- Lavoro, in Cina esplode il caso dello spyware che controlla i dipendenti che cercano un nuovo impiego
- Per contrastare il rallentamento del tasso di natalità Pechino aggiunge servizi medici alla copertura assicurativa
- Calo record delle importazioni di greggio della Cina
- Myanmar: il genocidio dei Rohingya arriva alla Corte Internazionale, la giunta chiede all’Asean di escludere le rappresentanze locali
Prendere tempo. Sembra questa la strategia di Pechino che, a poche ore dal riconoscimento russo delle regioni separatiste di Donetsk e Luhansk, ha evitato di prendere una posizione chiara in merito alla nuova crisi. “La Cina sta prestando molta attenzione agli ultimi sviluppi in Ucraina“, ha affermato l’ambasciatore cinese alle Nazioni Unite Zhang Jun, “la Cina accoglie e incoraggia tutti gli sforzi per portare avanti una soluzione diplomatica, invita tutte le parti a dialogare e cercare una soluzione ragionevole che affronti le preoccupazioni di ciascuna parte sulla base dell’uguaglianza e del rispetto reciproco”. Si tratta di una dichiarazione più ambigua rispetto alla posizione mantenuta lo scorso weekend dal ministro degli Esteri Wang Yi durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Letteralmente: “la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutti i paesi devono essere salvaguardate”, Ucraina compresa. Wang aveva anche auspicato un ritorno agli accordi di Minsk, firmati nel 2014 e nel 2015, che miravano a risolvere i precedenti conflitti, stabilendo, tra le altre cose, il ritiro dall’Ucraina orientale di tutti i soldati stranieri, dell’equipaggiamento militare e dei mercenari. A differenza di Zhang, il titolare degli Esteri cinese ha citato nuovamente gli accordi proprio ieri durante un confronto telefonico con l’omologo americano Antony Blinken, che ha riguardato anche i dossier nordcoreano e taiwanese. Astenendoci da giudizi affrettati, un elemento da rimarcare è la scarsa fiducia riposta da Pechino nelle rassicurazioni di Putin. Lo si intuisce anche dall’avviso pubblicato dall’ambasciata cinese a Kiev: “È necessario che [i cittadini cinesi] siano più attenti ai rischi per la sicurezza e facciano scorta di cibo, acqua e beni di prima necessità quando necessario”. La leadership comunista fronteggia un dilemma: appoggiare la Russia vorrebbe dire riconoscere implicitamente l’indipendenza delle “repubbliche separatiste” del Donbass e per esteso le rivendicazioni di Taiwan e di tutti quei territori cinesi con aspirazioni secessioniste. Condannare Mosca sembra un’eventualità altrettanto rischiosa. Sempre più isolata a livello internazionale, la Cina non ha molti amici di rilievo su cui contare per far valere le proprie posizioni ai tavoli multilaterali.
Cina: possibile deposito di litio nell’area del monte Everest
Un giacimento di litio potrebbe cambiare le sorti di Pechino sui mercati delle nuove risorse strategiche. È quanto promettono le ricerche nei dintorni del monte Everest, condotte da un team di scienziati dell’Istituto di geologia e geofisica dell’Accademia cinese delle scienze (CAS). Il giacimento di Qiongjiagang, com’è stato rinominato dai suoi scopritori, sarebbe “facile da estrarre” e “dall’importante valore industriale”. Questo secondo quanto dichiarato da Qin Kezhang, che dirige le operazioni di analisi e ricerca nell’area. Se i risultati di questi giorni verranno confermati, la Cina potrà presto annunciare il suo terzo deposito di litio più grande del paese, inferiore solo a quello del monte Bailong nella provincia dello Xinjiang e il giacimento di Jiajika nel Sichuan.
Il litio è alla base della produzione di batterie, utili allo stoccaggio dell’energia proveniente da fonti rinnovabili e alla produzione di auto elettriche. Il valore del cosiddetto “oro bianco”, complici le politiche climatiche, potrebbe aumentare fino al 4000%, come stima l’International Energy Agency (Iea). Oggi la Cina è già uno dei principali paesi a raffinare e distribuire il litio sui mercati globali. Sebbene abbia un dichiarato vantaggio competitivo nel settore, la maggior parte del litio utilizzato proviene dall’estero, in particolare da Australia e America Latina, dove si concentra l’85% delle risorse globali. Non per niente alcuni analisti hanno letto negli ultimi accordi con i paesi sudamericani (come nel caso dell’Argentina) un’ulteriore spinta da parte di Pechino per rafforzare le catene di approvvigionamento del litio.
Sanzioni Cina-Usa: Pechino condanna gli esportatori di armi statunitensi verso Taiwan
Lunedì 21 febbraio il governo cinese ha dichiarato che sanzionerà due dei principali esportatori di armi statunitensi, Raytheon Technologies e Lockheed Martin Corporation. L’annuncio è arrivato durante la conferenza stampa del ministero degli Esteri, coerentemente con le dichiarazioni dello scorso 7 febbraio in risposta alle dichiarazioni Usa sulla fornitura di 100 milioni di dollari in sistemi la difesa aerea missilistica di Taiwan. Le sanzioni verso la dirigenza delle aziende comprendono l’esclusione dall’ottenimento del visto, il congelamento di beni immobili su territorio cinese e il divieto a stringere accordi con organizzazioni statali o individui della Repubblica Popolare.
Nella stessa giornata un altro ministero degli Esteri – questa volta oltre lo stretto, ha annunciato che l’ex segretario di Stato statunitense Mike Pompeo visiterà Taiwan tra il 2 e il 5 marzo. Il diplomatico aveva già manifestato l’intenzione della visita nel marzo dello scorso anno, quando era già terminata la sua carica all’interno dell’amministrazione Trump, e ancora oggi esterna spesso in pubblico la necessità per Washington di schierarsi dalla parte di Taipei davanti alle “provocazioni” cinesi.
Lavoro, in Cina esplode il caso dello spyware che controlla i dipendenti in cerca di nuovo impiego
Sta facendo discutere in Cina il caso dei lavoratori spiati dai propri superiori. Secondo quanto riportato dai notiziari e dalle denunce sul web, sarebbero numerosi i casi di dipendenti “scoperti” a cercare un nuovo impiego presso altre aziende. Lo spyware sviluppato da Sangfor, azienda di Shenzhen, tiene traccia delle visite alle pagine web dedicate alle offerte di lavoro e condivisione CV, per poi etichettare l’utente come “sospetto”.
I regolatori cinesi hanno da tempo aumentato gli sforzi per tutelare i dati personali dei cittadini, introducendo leggi ad hoc per la protezione della privacy e indirizzati soprattutto al mondo delle piattaforme. La tendenza alla sorveglianza è soprattutto diffusa all’interno dei colossi tech, dove non solo rimangono alcune zone grigie in tema di diritti dei lavoratori, ma la fitta rete di connessioni tra le piattaforme rappresenta un deterrente per i dipendenti-fruitori di diversi servizi online. “Oggi dedico inconsciamente del tempo a riflettere sulle mie azioni, se posso e dove potrei inviare determinate informazioni”, ha detto un impiegato del gigante del ride-hailing Didi.
Per contrastare il rallentamento del tasso di natalità Pechino aggiunge servizi medici alla copertura assicurativa
Dal 26 marzo Pechino introdurrà 16 servizi medici che utilizzeranno tecniche di procreazione assistita (ART) e che verranno inclusi nell’assicurazione medica statale. La misura, comunicata ieri, tenta di rispondere a un tasso di natalità ai minimi storici – 8,52 nascite ogni 1.000 persone nel 2021. È la prima volta, riporta il China Statistical Yearbook 2021, che si scende a una cifra singola. E il Covid-19 ha peggiorato la situazione, disincentivando le donne sotto i trent’anni a fare figli, come emerge da uno studio dello scorso novembre condotto dalla Renmin University. Il 2021 ha anche visto il governo cinese prendere delle misure per far fronte al rapido invecchiamento della popolazione e contrastare gli effetti di decenni di politica del figlio unico, abolita nel 2016: a giugno è stata introdotto il limite fino a tre figli a coppia, e nel corso dell’anno sono state annunciate una serie di “misure di sostegno” alle famiglie cinesi. Quelle comunicate ieri, secondo il Beijing Daily, potranno fungere da supporto alle fasce di reddito più basse, abbattendo i costi per le coppie che tentano di aver figli.
Calo record delle importazioni di greggio della Cina
Nel 2021 le importazioni di greggio della Cina sono diminuite per la prima volta dal 2001, segnando un calo del 5,4%. Secondo la China Petroleum and Chemical Industry Federation (CPCIF), nel frattempo, la dipendenza dal petrolio straniero – calcolata come la proporzione delle importazioni nette di greggio rispetto al consumo totale di petrolio – è diminuita dell’1,6%. Nella conferenza stampa di giovedì scorso Fu Xiangsheng, vice presidente della CPCIF, ha detto che l’aumento del prezzo del grezzo su scala globale di quasi il 70% nel 2021 (a 70,72 dollari al barile) è uno dei fattori chiave del calo delle importazioni nello scorso anno, in un paese la cui domanda rappresenta un decimo del commercio globale dell’oro nero. Il 2022, tuttavia, potrebbe registrare un aumento del 6-7%: lo hanno affermato il mese scorso alcuni analisti, in vista della ripresa dei trasporti e dei viaggi in aereo che potrà verificarsi soprattutto nella seconda metà dell’anno.
Myanmar: il genocidio dei Rohingya arriva alla Corte Internazionale, la giunta chiede all’Asean di escludere le rappresentanze locali
Lunedì 21 febbraio sono riprese le udienze sul caso del presunto genocidio della minoranza etnica Rohingya presso la Corte Internazionale dell’Aia. In questa sessione verranno ascoltate le obiezioni del rappresentante del paese, oggi Ko Ko Hlaing, il ministro della cooperazione internazionale eletto dalla giunta militare che ha preso il potere nel febbraio 2021. Questo ha fatto emergere numerose controversie sulla gestione del caso, che è stato avviato nel 2019 dal governo del Gambia ed era stato inizialmente affrontato dalla leader del partito di maggioranza Aung San Suu Kyi, oggi agli arresti domiciliari. Continuano anche le critiche nei confronti del Bangladesh, paese che ospita la maggior parte dei profughi (il campo di Kutupalong è uno dei più grandi al mondo): qui si intensificano le violenze all’interno dei campi e il governo ha preso misure per allontanare (come nel caso dell’isola di Bhasan Char) o isolare i Rohingya.
Il Tatmadaw non fatica a sostenere la propria legittimità solo in Europa. Anche all’interno dell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (Asean) il governo di Min Aung-Hlaing tenta di convincere le parti a intrattenere il dialogo ufficiale solo con la giunta militare. In un bilancio della riunione del 17 febbraio, l’attuale ministro degli Esteri birmano avrebbe invitato le parti a non “impegnarsi con associazioni illegali e gruppi terroristici”. L’annuncio di lunedì 21 febbraio è anche una risposta alle affermazioni dei ministri di Indonesia e Malaysia, che hanno suggerito il dialogo con tutte le rappresentanze locali e del Nug in preparazione della visita di un inviato speciale Asean in Myanmar.
A cura di Sabrina Moles e Vittoria Mazzieri; ha collaborato Alessandra Colarizi