I titoli di oggi:
- Pechino lancia programma di aiuti per la popolazione e le piccole imprese
- Covid: Hangzhou e Pechino seguiranno il modello Shenzhen
- Cina e Iran rafforzano la cooperazione militare
- Indonesia vieta l’export di olio di palma
Il Consiglio di Stato cinese si è impegnato a dare aiuti in denaro alle persone che hanno perso il lavoro, promuovendo anche lo sviluppo dell’industria digitale fiaccata dalle restrizioni imposte lo scorso anno. Secondo la dichiarazione ufficiale, “il sano sviluppo dell’economia delle piattaforme dovrebbe essere facilitato per guidare la creazione di più posti di lavoro”. Si tratta di una mossa cruciale per mantenere la stabilità sociale, soprattutto ora la Cina si trova ad affrontare una delle più gravi ondate di contagi da Covid-19. L’isolamento generale e le interruzioni alle attività economiche sperimentati da Shanghai hanno spinto il tasso di disoccupazione del paese al 5,8% a marzo, raggiungendo livelli record dal maggio 2020. La People’s Bank of China ha detto che ricorrerà a una politica monetaria espansiva per sostenere l’economia reale, mentre stamani il Politburo ha lasciato intendere verranno rilassate le restrizioni imposte lo scorso anno alle aziende tecnologiche e immobiliari. Le fasce più vulnerabili della popolazione aspettavano da tempo sussidi simili, che le autorità hanno cercato di posticipare il più possibile temendo un aumento dell’inflazione e un impatto negativo sull’economia nel medio periodo. All’inizio del 2020 la Cina aveva lanciato misure di stimolo fiscale e monetario, ma in modo meno sistematico ed esteso rispetto ad altri paesi colpiti dalla pandemia. Non è chiaro se abbiano sortito l’effetto sperato.
Covid: Hangzhou e Pechino seguiranno il modello Shenzhen
Hangzhou e Pechino seguiranno il modello Shenzhen nella lotta al Covid-19, mentre la Cina si trova ad affrontare la peggiore delle ondate di contagio dalla primavera 2020. Mentre i 25 milioni di persone residenti a Shanghai sono rimaste bloccate in isolamento per settimane, causato controversie sulla gestione dell’epidemia da parte del governo cinese, a Shenzhen si opta per l’approccio “zero dinamico”. Si tratta di una strategia che prevede la somministrazione di test di massa per chiunque voglia prendere i mezzi di trasporto pubblici o accedere a determinati luoghi. Il centro tecnologico meridionale di Shenzhen è sede del colosso Alibaba, per cui è stato un sollievo evitare la strategia di contenimento implementata a Shanghai, che ha causato gravi interruzioni alle catene globali del valore. Il governo di Shenzhen invece è riuscito a tenere sotto controllo un primo focolaio di Omicron con una sola settimana di isolamento, e ora ha annunciato che i suoi 10 milioni di residenti devono fare almeno un test di controllo ogni 48 ore. I critici di questa politica hanno messo in luce i costi di questa operazione, oltre alle preoccupazioni in termini di sicurezza. Molti residenti hanno paura di recarsi fisicamente nei luoghi adibiti per farsi testare, temendo di entrare in contatto con persone positive.
Cina e Iran rafforzano la cooperazione militare
L’Iran cerca di approfondire la cooperazione militare con la Cina. Secondo alcuni media statali iraniani, il presidente Ebrahim Raisi ha espresso la sua volontà di valorizzare ulteriormente i legami con Pechino, definiti “strategici” da entrambe le parti, durante una riunione con il ministro della difesa nazionale cinese Wei Fenghe. Raisi ha dichiarato che la cooperazione tra “potenze indipendenti simili” è importante per contrastare l’unilateralismo e lavorare alla stabilità delle relazioni internazionali. Già l’anno scorso l’Iran e la Cina avevano siglato un accordo di cooperazione strategica della durata di 25 anni, che copre una varietà di attività economiche tra cui il commercio di petrolio.
“L’esercito cinese è disposto a mantenere la comunicazione strategica con la parte iraniana, fare buon uso del meccanismo di cooperazione e promuovere la cooperazione pratica, in modo da spingere il rapporto tra i due militari a un livello superiore”, ha dichiarato Wei. La posizione della Cina sulla guerra in Ucraina ha esacerbato ulteriormente i rapporti tra Pechino e Washington, per questo secondo alcuni analisti la Cina è ben disposta ad approfondire i legami con paesi che la supportino la sua posizione con gli Stati Uniti. “La guerra in Ucraina ha accelerato l’emergere di un ordine mondiale bipolare”, ha dichiarato Shi Yinhong, professore di relazioni internazionali all’Università Renmin di Pechino, “[la Cina] ha ampiamente seguito Mosca e si è avvicinata a Teheran sui colloqui per far rivivere l’accordo nucleare iraniano del 2015, sospeso dal mese scorso”. Ma il professore ha aggiunto anche che la Cina è consapevole del delicato rapporto che intrattiene con gli Stati Uniti, e rimarrà prudente nel perseguire legami più stretti con l’Iran.
Indonesia vieta l’export di olio di palma
Vietato esportare olio di palma indonesiano: il “nazionalismo delle risorse” del presidente Joko Widodo coinvolge anche l’olio alimentare tra i più consumati al mondo. La mossa rincarerà il prezzo di molti altri prodotti, tra cui diversi cibi confezionati, saponi e cosmetici. Per questo secondo Bloomberg il blocco alle esportazioni del governo indonesiano è una questione che riguarda i consumatori e le consumatrici di tutto il mondo. L’Indonesia è la prima produttrice di olio di palma. Rappresenta circa un terzo delle esportazioni globali di olio commestibile. L’India è la prima importatrice, e si rifornisce per il 45% circa proprio dal paese del Sudest asiatico. Per questa ragione, secondo Atul Chaturvedi, presidente della Solvent Extractors’ Association of India, il divieto alle esportazioni appena imposto è “inflazionistico per tutti”, e si verifica in un momento in cui molti paesi della regione stanno soffrendo il rialzo dei prezzi dei beni alimentari causata dallo scoppio del conflitto russo-ucraino dall’altra parte del continente. Il presidente Joko Widodo ha detto che il divieto sarebbe stato revocato una volta soddisfatta la domanda locale di prodotti alimentari di base, suggerendo come fosse “ironico” che la popolazione dovesse soffrire la carenza dell’offerta di olio di palma dal paese che ne produce di più. Gli effetti sulla totalità della catena globale di approvvigionamento non si faranno attendere.
A cura di Agnese Ranaldi
Laureata in Relazioni internazionali e poi in China&Global studies, si interessa di ambiente, giustizia sociale e femminismi con un focus su Cina e Sud-est asiatico. Su China Files cura la rubrica “Banbiantian” sulla giustizia di genere in Asia orientale. A volte è anche su La Stampa, il manifesto, Associazione Italia-Asean.