Assicurare “stabilità” economica e sociale sarà la priorità della leadership cinese per il 2020. E’ quanto emerso dalla Central Economic Work Conference, l’appuntamento annuale durante il quale i leader cinesi stabiliscono le politiche economiche per l’anno successivo. I dettagli sulla crescita verranno annunciati solo a marzo in occasione delle cosiddette “due sessioni” – quando si riuniscono parlamento e conferenza consultiva- ma dal resoconto comparso sulla stampa ufficiale è chiaro che la guerra commerciale influirà non poco sulle decisioni dei policymaker cinesi. Sappiamo infatti che la crescita si atterrà all’interno di un “intervallo ragionevole” grazie al mantenimento di politiche fiscali e monetarie “proattive” e “prudenti”. Per la prima volta dall’inizio della presidenza Xi, la “stabilità” viene citata esplicitamente tra gli obiettivi da raggiungere insieme alla promozione delle riforme, all’ottimizzazione della struttura economica e al miglioramento degli standard di vita. “I fattori globali di rischio e disordine sono aumentati ed è necessario un piano di emergenza”, spiega il comunicato ripreso dalla Xinhua. Detto altrimenti, “le macro-politiche saranno stabili, le micro-politiche saranno flessibili e sostenute da politiche sociali”. Spoiler: chi sa “leggere le foglie del tè” scommette su un tasso di crescita “attorno al 6%”, in linea con l’andamento discendente previsto dal “nuovo normale”. [fonte: SCMP]
Macao come una nuova Hong Kong
Pechino ha intenzione di rendere Macao un centro finanziario e turistico di livello internazionale. Il piano verrà annunciato in occasione dell’imminente visita di Xi Jinping nell’ex colonia portoghese per i 20 anni dal ritorno alla mainland. Secondo fonti Reuters, le nuove politiche includono l’istituzione di una borsa denominata in yuan, la creazione di una clearing house (organismo di gestione e compensazione dello scambio tra valute), nonché l’assegnazione di nuovi terreni per lo sviluppo di progetti nella Cina continentale, dove sono in corso i lavori per la realizzazione di una megaregione tra il Guangdong, Macao e Hong Kong. L’obiettivo è quello di diversificare l’economia locale, al momento strettamente dipendente dal gioco d’azzardo. Ma, stando agli esperti, è probabile che il terremoto politico in corso a Hong Kong abbia spinto la leadership a preparare un piano di salvataggio nel caso le cose vadano per il peggio. Negli ultimi giorni, Macao è comparsa più volte nei discorsi ufficiali come massima espressione del modello “un paese due sistemi”. Pechino ha apprezzato soprattutto la solerzia con cui il governo locale ha adottato una legge sulla sicurezza nazionale laddove nel 2003 Hong Kong ha deciso di rinunciarvi per placare il malcontento popolare. [fonte: Reuters]
Gli enormi investimenti cinesi spaventano la diplomazia asiatica
Ben 126 miliardi in 17 anni. Nonostante gli enormi sforzi e investimenti nel centro e nel sud est asiatico, la Cina si ritrova oggi a non godere della reputazione diplomatica auspicata nella regione. Diseguaglianza finanziaria, contese commerciali, paura del debito, opacità dei meccanismi e manodopera cinese: sono questi alcuni degli elementi di sconcerto principali delineati da una nuova ricerca americana. La diplomazia pubblica di Pechino è fondata sull’aspetto finanziario, ha puntato il 95% degli investimenti su piani infrastrutturali e solamente il 5% in supporto economico, riduzione del debito e aiuto umanitario. Inoltre, i capitali non sono stati distribuiti equamente nella regione, la gran parte è andata per esempio a finanziare il Kazakistan e il Pakistan, creando malumori tra i paesi che vivono tensioni politiche e socio-economiche con i propri vicini. La Nuova via della Seta, definita più volte come un piano Marshall con caratteristiche cinesi, investe dieci volte tanto gli americani ma si ritrova ad affrontare una complessità geopolitica e storica differente, e di certo, le profonde lacune sul piano umanitario non agevolano il processo. [fonte: SCMP]
Donald Trump Jr abbatte una specie in via di estinzione in Mongolia
Nel corso di un viaggio in Mongolia, Donald Trump Jr, il primogenito del presidente americano, avrebbe ucciso, in una battuta di caccia, un esemplare di argali, una pecora selvatica asiatica dalle corna imponenti, considerata una specie in via di estinzione e inclusa nel U.S. Endangered Species Act. Durante il viaggio, svoltosi l’agosto scorso, secondo il sito di news ProPublica, Donand Jr avrebbe goduto di un permesso di caccia speciale concesso dal governo mongolo (pratica legale che viene però centellinata allo scopo di sostenere le popolazioni locali e l’ecosistema), dopo un incontro con il presidente Khaltmaagiin Battulga ad Ulaanbaatar. Il portavoce del figlio del presidente ha reso noto che il viaggio è il risultato di un’asta alla quale Donand Jr aveva partecipato ben prima che il padre divenisse presidente. A organizzare il viaggio, si è scoperto, è stato un ente del turismo mongolo diretto da Janos Kontorbai Ahat, personaggio di spicco del gabinetto del presidente e attivo sostenitore di associazioni ambientaliste che si battono per la preservazione dell’argali e del suo ecosistema. Sempre in Agosto, un post di Instagram (di una guida turca che ha accompagnato DonandJ r nella sua battuta di caccia) ritraeva il magnate del petrolio Kevin Small proprio con un esemplare di argali appena abbattuto. Il commento di Donal Jr al post “fantastico animale, fantastico ragazzo“ ed é sparito dal web. [Fonte: ProPublica]
I borghi italiani diventano meta del turismo cinese
Non solo Roma, Milano e Venezia. Sono sempre di più i viaggiatori cinesi a preferire la tranquillità dei borghi medievali italiani al caos di città più rinomate. Dall’inizio dell’anno, circa 3,5 milioni di turisti cinesi hanno visitato il Belpaese. Regioni dell’Italia centrale, come Abruzzo e Molise, risultano particolarmente gettonate per l’alta concentrazione di cittadine storiche, scelte dai visitatori asiatici per la loro atmosfera suggestiva. Come spiega Gianfranco Bonacci, esperto culturale della regione Abruzzo, ad attrarre i cinesi è proprio la caratteristica tranquillità dei “ghost village” italiani, così diversi dalla realtà urbana del loro paese. La possibilità di alloggiare presso strutture rustiche riadibite a resort accresce l’esclusività dell’esperienza. Civita di Bagnoregio, Roccascalegna, la Laguna dello Stagnone e Filicudi sono alcune delle località più insolite ad aver sperimentato un aumento del turismo in arrivo dalla Repubblica popolare. [fonte: SCMP]
L’Asia verso l’autoritarismo
“L’autoritarismo cinese” sta diventando un modello per molti governi asiatici. E’ quanto affermano il gruppo per i diritti umani Civicus e il Forum-Asia nel loro rapporto annuale, pubblicato lo scorso 4 dicembre. “In tutta la regione – spiega Joseph Benedict, uno degli estensori del rapporto – lo spazio civico per l’attivismo regredisce” minacciando la “società civile e le libertà fondamentali”. Il documento sostiene che “su 25 nazioni, quattro sono definite chiuse, otto repressive, 10 bloccate”. Lo spazio civico nella Corea del Sud e in Giappone è definito ristretto, mentre Taiwan è la sola nazione ad essere considerata “aperta”. Benedict fa notare che “la percentuale di persone che vive in Asia in spazi civili chiusi, repressi o bloccati è ora al 95%”. [fonte: Asia News]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.