Sale la temperatura tra Cina e Usa. Dopo le accuse incrociate sulla paternità dell’epidemia, la tensione si sposta nuovamente sugli organi d’informazione. Nella giornata di ieri Pechino ha annunciato l’espulsione dei giornalisti americani di NYT, WSJ e WaPo. Le direttive interessano tutti quei reporter con un visto giornalistico in attesa di rinnovo entro l’anno. Secondo il Foreign Correspondents’ Club of China, sono almeno 13 i professionisti a dover fare le valige entro 10 giorni. Agli espulsi non sarà concesso nemmeno di lavorare da Hong Kong e Macao, segno di un ulteriore erosione dell’autonomia delle due regioni amministrative speciali. Tutto è cominciato quando a febbraio, citando le restrizioni imposte sui giornalisti stranieri in Cina, il dipartimento di Stato americano ha annunciato che avrebbe cominciato a trattare cinque media cinesi come “missioni straniere”. A stretto giro, ventilando ulteriori ritorsioni, Pechino ha espulso tre corrispondenti del Wall Street Journal, testata accusata di aver pubblicato un articolo razzista nei confronti della Cina. Il botta e risposto è proseguito con l’annuncio di nuovi limiti sul numero dei reporter cinesi negli Usa, da 160 a un massimo di 100. La stretta sulla stampa straniera giunge mentre la crisi coronavirus rende ancora più necessario l’accesso a fonti giornalistiche sul territorio. Soprattutto alla luce della scarsa trasparenza dimostrata dal governo cinese nelle fasi iniziali dell’epidemia. [fonte: WAPO, WSJ]
La Serbia dichiara lo stato di emergenza e invoca l’aiuto di Pechino, non dell’Ue
Lunedì, durante la dichiarazione dello stato di emergenza, il Presidente serbo Aleksandar Vucic è stato molto chiaro nel richiedere il sostegno “dell’unica nazione in grado di aiutarci”. “Io credo” ha aggiunto il Presidente “nel mio fratello e amico, Xi Jinping e confido nell’aiuto della Cina”. Con meno di 50 casi e zero decessi, la Serbia non è propriamente nel radar dell’epidemiologia internazionale, tuttavia, dovrebbe far riflettere il fatto che i serbi confidino nell’aiuto cinese più che in quello dei propri vicini europei, i quali faticano ad accordarsi intorno a misure comuni. Per i cinesi invece, la Serbia rappresenta un’ottima occasione di accrescimento del proprio soft-power, allo scopo di rafforzare la propria influenza nel centro Europa e nei Balcani, punti nevralgici della Nuova Via della Seta. Le dichiarazioni del Presidente serbo non sono dunque una semplice richiesta di aiuto, ma denotano una profondità geopolitica non indifferente nel tentativo di rendere il blocco euroasiatico più solido e coeso, in cui i Balcani possano svoglere un ruolo strategico fondamentale. [fonte: SCMP]
Dragonomics: La pandemia accrescerà le diseguaglianze nel 2020
Per anni la Cina ha provato ad accrescere la classe medie e ridurre la povertà, portando fuori dalla miseria centinaia di milioni di persone in poche decenni. Purtroppo, anche per questa crisi, a pagare le maggiori spese saranno i bassi redditi. Una nuova ricerca mostra come in Cina le classi povere saranno colpite in maniera decisamente sproporzionata rispetto alle altre, sia in termini di perdita di guadagni e sia in termini di capacità di ripartire e gestire il rischio. Secondo Gan Li, professore di Economia alla Texas A&M University, parliamo di circa un terzo della popolazione, la quale percepisce un reddito annuale tra i 10,000 yuan (€1,300) e i 30,000. Solo l’11% dei cinesi supera i 200,000 yuan l’anno (€26,000), mentre il 13% delle famiglie guadagna oltre 1,3 milioni (€168,000). Tra Febbraio e Marzo, i lavoratori migranti hanno perso circa 800 miliardi di yuan (€104 milioni) e se a questo dato si sommano i lavoratori autonomi la cifra supera il 1,5 trilioni di yuan (€195 miliardi). [fonte: SCMP]
Covid-19: per ripartire banche e assicurazioni cinesi regalano mascherine
Per riprendersi dalla crisi da coronavirus le banche cinesi attirano clienti con i prodotti più appetibili in città: le mascherine.
Nonostante il governo abbia dichiarato che il picco sia stato superato e il numero di contagi sia in continuo calo, molte aree sono acnora fortemente esposte all’epidemia e diverse strutture pubbliche rimangono sfornite di equipaggiamenti sanitari. Da ora, i clienti della China Everbright Bank Co Ltd potranno aprire un conto per 0,01 cent di Yuan dal loro borsellino su Wechat e avranno in omaggio 5 mascherine. Nella Banca di Wuhai in Mongolia interna si richiede invece l’apertura di un conto da 10,000 yuan (circa 1300 euro) o l’acquisto di materiale sanitario per un valore di 50,000 yuan. Per la Postal Savings Bank of China Co Ltd si punta sulla lotteria e si regalano 100 maschere al giorno in ogni filiale locale. Il marketing riesce dunque a sfruttare anche la crisi sanitaria. A Shanghai, i manager della Ping An Insurance Group Co of China Ltd stanno regalando maschere e detergenti sanitari da fine Febbraio. Il loro motto? “Le maschere ti danno un giorno di protezione, ma un’assicurazione è per la vita”. [Reuters]
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Classe 1989, Sinologo e giornalista freelance. Collabora con diverse testate nazionali. Ha lavorato per lo sviluppo digitale e internazionale di diverse aziende tra Italia e Cina. Laureato in Lingue e Culture Orientali a La Sapienza, ha perseguito gli studi a Pechino tra la BFSU, la UIBE e la Tsinghua University (Master of Law – LLM). Membro del direttivo di China Files, per cui è responsabile tecnico-amministrativo e autore.