I titoli di oggi:
- “Ostacoli senza precedenti” per i reporter in Cina
- Pechino: Olimpiadi in arrivo, ma contagi più alti da giugno 2020
- Cina: conclusi i primi esperimenti sul 6G in ambito militare
- Xi: tolleranza zero sulla corruzione, è boom di arresti
- Cina: nuova stretta sul sul deep learning
I giornalisti stranieri in Cina fronteggiano “ostacoli senza precedenti”. A dichiararlo è l’autorevole Club dei corrispondenti stranieri nel suo rapporto annuale, secondo il quale i reporter affiliati a testate ai media internazionali sono diventati bersaglio azioni legali, aggressioni fisiche e campagne di trollaggio online. Sempre più spesso le testate giornalistiche sono intimidite con minacce di sanzioni legali, azioni legali civili e persino indagini sulla sicurezza nazionale“. Chiaro riferimento agli arresti delle giornaliste Haze Fan e Cheng Lei, quest’ultima di origini cinesi ma di nazionalità australiana. Questa tendenza segna una svolta “preoccupante” rispetto al passato, quando Pechino ricorreva a rappresaglie più soft, come l’esclusione dagli eventi o il mancato rinnovo di tessere stampa e visti.
Le restrizioni sulla libertà di stampa sono state accompagnate da una contestuale stretta sulle libertà personali. Nel weekend Grindr, l’app americana più utilizzata dalla comunità LGBTQ+, è stata rimossa dallo store iOS Cina e non è più scaricabile nemmeno dai dispositivi Android. Non sono note le motivazioni ufficiali, ma negli ultimi due anni le autorità cinesi hanno ridotto notevolmente il margine d’azione dell’attivismo in sostegno delle minoranze sessuali. Nel mese di gennaio 2016, Grindr ha annunciato di aver venduto il 60% delle sue quote alla Beijing Kunlun Tech Company, società cinese di videogame, che è poi uscita dalla proprietà nel 2020 cedendo la propria parte all’americana San Vicente Acquisition LLC dopo l’avvio di indagini sulla sicurezza nazionale negli States.
Pechino: Olimpiadi in arrivo, ma contagi più alti da giugno 2020
Domenica scorsa la capitale cinese ha registrato il maggior numero di nuovi casi di Covid-19 da giugno 2020, mentre si prepara ad ospitare le Olimpiadi invernali, che inizieranno il 4 febbraio. La Cina terrà i Giochi Olimpici in una rigorosa bolla “a circuito chiuso” come parte della sua strategia zero-Covid fatta di lockdown mirati, restrizioni alle frontiere e lunghe quarantene. L’approccio ha aiutato Pechino a mantenere il numero di nuove infezioni molto più basso rispetto a molti altri paesi, ma sta combattendo focolai locali in diverse città e nella bolla olimpica: 20 nuovi casi sono stati registrati nella capitale nella sola giornata di domenica, portando a 54 i nuovi casi a livello nazionale. Hangzhou e Suifenhe – città nella provincia nord-orientale di Heilongjiang – sono emerse come potenziali hotspot. La bolla olimpica separa tutti coloro che sono coinvolti nei Giochi dalla più ampia popolazione cinese per frenare il rischio di diffusione di infezioni: sebbene circa 60.000 persone all’interno della bolla siano soggette a test giornalieri, gli organizzatori sabato hanno segnalato 36 casi relativi tra gli atleti, portando il totale a oltre 100 da quando la bolla è stata sigillata il 4 gennaio.
Nel frattempo, la delegazione cinese ai Giochi ha eletto i suoi portabandiera. Per la prima volta saranno in due: Gao Tingyu e Zhao Dan sono stati nominati domenica a portare la bandiera cinese per l’inaugurazione di venerdì. Gao, 24 anni, è una delle stelle più brillanti della Cina nel pattinaggio di velocità, vincitore del bronzo nei 500 metri maschili ai Giochi invernali del 2018 a Pyeongchang e primo uomo cinese a vincere una medaglia olimpica in questa disciplina. Ad affiancarlo la giovanissima promessa dello slittino Zhao Dan, settima ai Giochi Olimpici Giovanili Invernali del 2020 in Svizzera e prima atleta cinesi di slittino a prendere parte all’evento.
Cina: conclusi i primi esperimenti sul 6G in ambito militare
Un team di scienziati cinesi ha affermato di aver dimostrato l’utilizzo della tecnologia 6G per la comunicazione e il rilevamento del bersaglio di un’arma ipersonica, risolvendo alcuni dei problemi di blackout che si verificano a una velocità cinque volte superiore a quella del suono o più veloce. La scoperta è stata pubblicata sul Journal of National University of Defence Technology dal team di Yao Jianquan, dell’università di Tianjin, che ha sviluppato uno strumento laser che può generali fasci continui di onde elettromagnetiche nella frequenza terahertz, una fascia situata tra infrarossi e microonde ed usata anche per altre tecnologie 6G in ambito medico e delle telecomunicazioni. L’esperimento ha suggerito che le onde terahertz potrebbero avere un potenziale significativo nelle applicazioni militari, secondo uno scienziato dell’Accademia cinese delle scienze di Pechino, che ha richiesto l’anonimato a causa della delicatezza della questione. Tuttavia, se le onde ad alta frequenza dovessero essere utilizzate per la difesa missilistica, il radar dovrà essere estremamente potente e la sua antenna molto grande per raggiungere una portata maggiore e le tecnologie cinesi non lo permetterebbero – almeno per il momento. Per risolvere questi problemi, la Cina sta sviluppando antenne terahertz compatte con tecnologia radar ad apertura sintetizzata – processori ad alta velocità in grado di gestire un enorme flusso di dati senza surriscaldarsi – e stazioni base ad alta quota sull’altopiano tibetano per integrare le future reti 6G nello spazio e su terra, secondo alcuni scienziati. Intanto, l’esperimento cinese ha già attirato l’attenzione degli Stati Uniti che finanzieranno la rete satellitare di comunicazione Starlink di SpaceX per installare la tecnologia terahertz, ha dichiarato il fondatore di SpaceX Elon Musk.
Xi: tolleranza zero sulla corruzione, è boom di arresti
Dong Hong – ex alto ispettore della principale agenzia anticorruzione cinese – è stato condannato a morte con sospensione della pena per aver ricevuto tangenti per 463 milioni di yuan (72,9 milioni di dollari). Hong, che è stato fino al 2018 vicecapo della squadra di ispezione della Commissione centrale per l’ispezione disciplinare (CCDI), si è dichiarato colpevole in tribunale, secondo quanto riferito dall’emittente statale CCTV. Dong, che è molto vicino al vicepresidente Wang Qishan, è il secondo alto funzionario ad essere condannato a morte con sospensione della pena questo mese: Wang Fuyu, ex vice capo del partito della provincia di Guizhou, ha ricevuto la stessa condanna circa quindici giorni fa per aver preso tangenti per 450 milioni di yuan. Altri importanti casi di corruzione annunciati nelle ultime settimane includono quello di Zhou Jianyong, l’ex capo del partito di Hangzhou nello Zhejiang e quello di He Xingxiang, ex vicepresidente della China Development Bank, espulso dal partito per “gravi” violazioni della legge, incluso l’uso improprio dei diritti di approvazione finanziaria, con conseguenti enormi perdite finanziarie per lo stato. Martedì scorso, il presidente Xi Jinping ha dichiarato ai quadri del CDDI che adotterà un approccio di “tolleranza zero” e che la lotta alla corruzione sarà una delle priorità dei prossimi mesi.
Cina: nuova stretta sul sul deep learning
La Cyberspace Administration of China (CAC) non si ferma più: dopo aver pubblicato nel 2019 regole che vietano ai fornitori di video e audio online di utilizzare il deep learning per produrre deepfakes, venerdì scorso il regolatore cinese ha rilasciato una bozza di legge che obbligherà qualsiasi piattaforma o azienda che utilizzi il deep learning a “rispettare la moralità e l’etica sociale e aderire alla corretta direzione politica”. Nello specifico, le aziende tecnologiche che utilizzano software di simulazione biometrica come il volto e la voce umana avranno l’obbligazione di notificare e ottenere il consenso individuale del soggetto le cui informazioni personali vengono modificate, pena multe comprese tra 10.000 e 100.000 yuan ($ 1.600 e $ 16.000) e conseguenze penali. La bozza prevede anche un sistema di reclami e l‘obbligo per gli app store di sospendere o rimuovere i fornitori di tecnologia deep fake ove necessario. La nuova bozza è l’ ultima di una lunga serie di regolamenti che Pechino ha elaborato per far fronte ai rischi delle tecnologie di consumo emergenti: all’inizio di questo mese, la Cina ha emesso un regolamento per controllare gli algoritmi progettati per consigliare articoli agli utenti e lo scorso marzo, le autorità di regolamentazione cinesi hanno convocato 11 aziende Big Tech, tra cui ByteDance, Alibaba Group Holding e Tencent Holdings per riportare i risultati degli audit di sicurezza sull’uso delle tecnologie deepfake sulle loro piattaforme.
A cura di Sharon De Cet; ha collaborato Alessandra Colarizi
Classe ’94, valdostana, nel 2016 si laurea con lode in lingua cinese e relazioni internazionali presso l’Università cattolica del sacro cuore di Milano. Nonostante la sua giovane età, la sua passione per la cultura cinese e le lingue la portano a maturare 3 anni di esperienza professionale in Italia, Svezia, Francia e Cina come policy analyst esperta in Asia-Pacifico e relazioni UE-Cina. Dopo aver ottenuto il master in affari europei presso la prestigiosa Sciences Po Parigi, Sharon ora collabora con diverse testate italiane ed estere, dove scrive di Asia e di UE.