In Cina e Asia – Oggi attesa sentenza dell’Aja sul Mar cinese meridionale

In by Simone

I titoli della rassegna di oggi:

– Oggi attesa sentenza dell’Aja sul Mar cinese meridionale
– Chiude museo di Tian’anmen a Hong Kong
– Continuano le piogge nel bacino dello Yangtze: migliaia di sfollati
– Dissidente thailandese sparito da tre settimane
– Proteste in Kashmir: 30 mortiOggi attesa sentenza dell’Aja sul Mar cinese meridionale

Nella giornata di oggi la Corte arbitrale del Tribunale internazionale dell’Aja pronuncerà una sentenza a lungo attesa nel merito delle attività cinesi nel Mar cinese meridionale. Il caso, portato all’Aja dalle Filippine, contesta alla Repubblica popolare cinese una serie di attività marittime illegali in territori che considera di propria giurisdizione, al contrario delle Filippine, che ne rivendica la paternità.

La sentenza sarà pronunciata ai sensi della United Nations Convention on the Law of the Sea (Unclos), che entrambi gli stati hanno firmato. La Cina ha sempre sostenuto di non riconoscere l’autorità del tribunale nel caso e non ha partecipato al dibattimento.

Chiude museo di Tian’anmen a Hong Kong

L’unico museo in tutta la Cina – continentale e isole – dedicato al massacro di piazza Tian’anmen del 1989 è destinato a una chiusura per ora «temporanea». Il museo è gestito dalla Hong Kong Alliance in Support of Patriotic Democratic Movements in China e, aperto nel 2014 in un palazzo di Hong Kong, ha subito dovuto affrontare le lamentele e le cause legali avanzate dalla proprietà delle mura, che ha lamentato una «perdita di privacy» per gli altri inquilini e la violazione della destinazione d’uso dei locali, non adibiti all’«intrattenimento».

Negli ultimi tempi, le guardie del palazzo chiedevano a chiunque entrasse al museo di lasciare i propri documenti per il riconoscimento.
Dopo anni di battaglie legali, secondo un ex membro dell’Alliance, la gestione del museo ha deciso di chiudere i battenti e cercare un’altra location.

Continuano le piogge nel bacino dello Yangtze: migliaia di sfollati

Il bacino dello Yangtze sta ricevendo da settimane una quantità di acqua piovana sopra la media che ha portato a esondazioni del corso d’acqua in vari punti. Dal 30 giugno scorso il bilancio delle vittime si aggira intorno alle 160 persone, in aggiunta a una ventina di dispersi. L’esercito è intervenuto per le operazioni di soccorso, in particolare nella provincia del Zhejiang, sfollando 2,3 milioni di persone e soccorrendone almeno 800mila, secondo i dati diffusi dal governo di Pechino.

Dissidente thailandese sparito da tre settimane

Ittipon Sukpaen, meglio noto come Dj Sunho, è tra i dissidenti thai delle «camicie rosse» fuggiti dal paese nel 2014 in seguito al colpo di stato militare. Residente in Laos, da alcune settimane è sparito nel nulla, alimentando voci sui social network che lo darebbero in carcere proprio in Thailandia.
Voci che gli ufficiali dell’esercito thai hanno smentito, assicurando che l’uomo non è in loro custodia «e che se lo fosse stato, anche in polizia, ce l’avrebbero detto».

Ittipon diventò molto noto grazie ai suoi video su Youtube in cui si scagliava contro la monarchia thai. La junta militare da anni sta cercando di ottenere l’estradizione dai paesi limitrofi dei dissidenti thai che intende processare in patria. Il sospetto che Ittipon sia stato prelevato dalla propria residenza in Laos e riportato forzatamente in Thailandia ha messo in preallarme gran parte della comunità dissidente thai sparpagliata per il sudest asiatico.

Proteste in Kashmir: 30 morti

In seguito alla morte del comandante Bhuran Wani, 22enne membro del gruppo separatista Hizbul Mujahideen, la tensione in Kashmir è tornata alle stelle. L’assassinio del leader separatista, compiuto venerdì notte, ha innescato una serie di manifestazioni spontanee in tutta la Valle, a commemorare uno tra i simboli della nuova generazione di separatisti armati decisi a lottare contro «l’invasore» indiano.

L’esercito, che da decine di anni presidia un territorio attraversato da spinte separatiste, ha imposto il coprifuoco e tagliato le vie di comunicazione telefoniche, confrontando i manifestanti per strada. Al momento il bilancio, in tre giorni, è di 31 morti: 30 civili, 1 poliziotto.