“Gli Stati uniti non sono pronti per un accordo con la Cina”. Chissà se nel formulare il suo giudizio Donald Trump si riferiva alla riluttanza dimostrata da Pechino nel cedere alle richieste americane per una riforma strutturale del proprio sistema economico. Secondo dati del database finanziario Wind, nel 2018 il governo cinese ha rilasciato alle aziende nazionali quotate in borsa sussidi per la cifra record di 22,3 miliardi di dollari, un 14% in più su base annua. A beneficiare degli incentivi è stata soprattutto la compagnia petrolifera Sinopec, che si è intascata 7,5 miliardi di yuan, seguita dalle case automobilistiche. La magnanimità di Pechino e delle amministrazioni locali va letta alla luce di un generico rallentamento economico e del primo calo delle vendite di automobili in quasi tre decenni. Come spiega al FT il capo di un istituto finanziario di Shanghai, “i governi locali hanno aumentato l’importo delle sovvenzioni per le società quotate al fine di controllare il tasso di occupazione e le entrate fiscali”. Un bel dilemma per Pechino considerato che l’intervento statale nell’economia rappresenta il vero pomo della discordia nella guerra commerciale con Washington. Nel weekend la Xinhua ha definito le richieste americane “un’invasione” nella sovranità economica cinese [fonte: FT]
Gay di altri tempi davanti all’obiettivo
Nei piovosi pomeriggi, il signor Hu, 68enne di Chenzhou, indossa il suo vestito blu scuro preferito e accende la telecamera. Con due divorzi alle spalle, Hu sente di poter essere sé stesso solo nello spazio virtuale offerto da Blued, l’app più diffusa tra la comunità per gay cinese. Da quando Blued ha lanciato il suo servizio di livestreaming nel 2016, “centinaia di migliaia” di utenti hanno raccontato le loro vite in diretta. Sebbene la maggior parte degli utenti sia piuttosto giovane, nella seconda metà del 2018 l’azienda ha notato un netto incremento degli over 50 anni. Hu – che su Blued si esprime con performance canore maoiste – attribuisce il fenomeno al senso di rivalsa condiviso dagli omosessuali della sua generazione, costretti a condurre vite nascoste. Negli ultimi anni, la popolazione LGBT è riuscita a conquistarsi una discreta rispettabilità nelle metropoli cinesi, ma nelle piccole realtà come Chenzhou l’omosessualità è ancora causa di discriminazioni [fonte: Sixth Tone]
Rappresentanti religiosi porgono omaggio a Confucio
Circa 100 rappresentanti delle maggiori comunità religiose della Cina si sono riuniti lunedì a Qufu, luogo di nascita di Confucio, per mostrare il loro rispetto nei confronti del filosofo simbolo della cultura tradizionale cinese. Il soggiorno di cinque giorni è stato organizzato dal Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito per “meglio integrare le religioni con la cultura cinese”. Mentre la costituzione cinese riconosce formalmente la libertà di religione, Pechino esige l’ateismo per tutti i membri del partito e impone che i culti stranieri subiscano un processo di sinizzazione necessario a eliminare gli aspetti dogmatici in conflitto con i principi politici e sociali del paese. Ma per il governo la sinizzazione è anche la cura migliore contro l’estremismo islamico. Il 1 ° aprile, 94 membri del personale religioso della regione autonoma dello Xinjiang hanno visitato l’Istituto Confucio di Qufu. Secondo la stampa cinese, la visita “ha ulteriormente rafforzato la loro fiducia culturale e il senso di orgoglio nazionale” [fonte: Global Times]
Segni di dissenso in Corea del Nord
Anche nella controllatissima Corea del Nord è possibile protestare. Secondo NKnews, alcuni eventi avvenuti negli ultimi mesi dimostrano il crescente malumore tra la popolazione locale nei confronti dell’amministrazione Kim Jong-un. Per stessa ammissione della vice ministra degli Esteri Choe Son Hui, il leader nordcoreano avrebbe ricevuto centinaia di petizioni – alcune provenienti da membri dell’esercito – contrarie a una rinuncia dell’arsenale nucleare, oggetto di negoziazioni con gli Usa. La dichiarazione ufficiale – avvenuta a stretto giro dal fallimentare meeting di Hanoi – costituisce una prova importante dello stato d’animo in cui verte l’establishment nordcoreano ma non l’unica. Altri incidenti mettono in risalto insolite manifestazioni di disagio a nord del 38esimo parallelo. Solo poche ore dopo la partenza di Kim per il Vietnam è stato registrato un incendio doloso presso la base aerea di Toksan, mentre scioperi hanno interessato l’aera di Samjiyon, dove Kim ha avviato una serie di progetti edilizi. Il segno più allarmante arriva tuttavia dall’aumento del numero delle defezioni all’interno del Ministero della Sicurezza dello Stato, almeno tre confermati [fonte: NKnews]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.