I titoli della rassegna di oggi:
– Pechino verso una nuova legge per le ong
– Fuga di capitali dal mercato cinese, ma meglio del 2015
– Attivista lgbt e giornalista ucciso da gruppo islamista in Bangladesh
– India concede e poi cancella visto a leader uighuro, con lo zampino di Pechino
– Le politiche abitative indiane non aiuteranno i senzatetto, dice l’OnuPechino verso una nuova legge per le ong
L’ultima bozza di legge sulle ong in Cina, che secondo Xinhua sarà presto messa ai voti di una commissione legislativa ad hoc, indica un maggior controllo da parte delle autorità di polizia nazionali, in aggiunta a regole più stringenti per quanto riguarda gli aspetti finanziari.
Tra le novità, la polizia potrà decidere di inserire in una «black list» le ong che reputasse coinvolte in operazioni di «sovversione dello stato» e «separatismo». D’altro canto, alleggerirebbe alcune restrizioni circa il numero di uffici sul suolo nazionale e i permessi di operatività, superando il periodo di cinque anni previsto fino ad ora.
Secondo gli esperti consultati dal South China Morning Post, la nuova legge rifletterebbe l’approccio del governo Xi alle organizzazioni non governative: repressione per quelle «fastidiose», libertà di manovra per quelle utili. La legge arriva dopo mesi di operazioni repressive nei confronti di impiegati cinesi e stranieri in ong operative all’interno della Repubblica popolare, specie impegnate nel campo dei diritti umani.
Fuga di capitali dal mercato cinese, ma meglio del 2015
Secondo le stime divulgate dall’Institute for International Finance (Iif) nella giornata di ieri, la Cina nel 2016 vedrà una fuga di capitali pari a 538 miliardi di dollari: una reazione degli investitori al rallentamento della crescita del Pil cinese, che nel 2015 ha segnato il record peggiore degli ultimi 25 anni.
Le cifre sono comunque incoraggianti, se paragonate alla tendenza dell’anno precedente. Sempre secondo Iif, nel 2015 la fuga di capitali si era assestata a 674 miliardi di dollari.
Attivista lgbt e giornalista ucciso da gruppo islamista in Bangladesh
Xulhaz Mannan, giornalista e attivista lgbt bangladeshi, nella giornata di ieri è stato ucciso da due persone non ancora identificate. Mannan, che era anche impiegato presso l’ambasciata statunitense a Dhaka, era nel team di giornalisti che animano Roopban, l’unico magazine lgbt del Bangladesh.
Isis, a poche ore dall’omicidio, ne ha rivendicato la paternità, come del resto ha fatto anche al-Qaeda. Il governo di Dhaka, per contro, ha chiarito che nello stato non esiste una presenza Isis significativa.
L’omicidio di Mannan si è verificato solo due giorni dopo l’assassinio a colpi di machete di Rezaul Karim Siddique, professore universitario presso la English Rajshah University. Anche nel caso di Siddiqui, i killer non sono ancora stati identificati.
Le due morti si inseriscono in un clima di violenza e instabilità che il Bangladesh sta vivendo da diversi anni, mentre diversi blogger, cooperanti e attivisti per i diritti umani hanno perso la vita sotto i colpi dell’estremismo islamico nazionale.
India concede e poi cancella visto a leader uighuro, con lo zampino di Pechino
Dolkun Isa, dissidente uighuro musulmano residente in Germania e presidente del World Uighur Congress, avrebbe dovuto partecipare a un meeting interreligioso organizzato a Dharamsala dal 30 aprile al primo maggio, alla presenza – tra gli altri – del Dalai Lama. Il visto per l’India, in un primo momento accordato dalle autorità di New Delhi a Isa, a seguito di proteste ufficiali da parte di Pechino – che considera gli uighuri una minoranza ribelle e Isa un terrorista – è stato cancellato dalle medesime autorità.
Isa, in un comunicato, si è detto «deluso» dall’atteggiamento di New Delhi.
Le politiche abitative indiane non aiuteranno i senzatetto, dice l’Onu
Leilani Fahra, special rapporteur dell’Onu sul diritto alla casa, dopo due settimane di lavoro sul campo in India ha messo in guardia il governo federale di New Delhi circa le politiche abitative nazionali che dovrebbero garantire, entro il 2020, una casa ad ogni cittadino indiano. Al momento l’India è il paese con più senzatetto al mondo, categoria nella quale statisticamente rientrano anche gli abitanti degli slum, che da soli contano oltre 65 milioni di persone nel paese.
Fahra, spiega Reuters, sostiene che il progetto di realizzare 20 milioni di unità abitative entro il 2020 messo in campo da New Delhi si concentra più sulla costruzione ex novo di abitazioni, mentre sarebbe necessario migliorare le condizioni di vita di insediamenti urbani già esistenti, cioè gli slum. Per costruire nuove case gli slum vengono rasi al suolo, condannandone così gli abitanti a una nuova condizione transitoria di senzatetto.
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