Sono almeno 240 gli arresti effettuati stamattina a Hong Kong, dove studenti e sindacati sono tornati in strada per bloccare la seconda lettura in parlamento della legge contro vilipendio dell’inno cinese. A Causeway Bay e Central si sono registrati tafferugli tra manifestanti e forze dell’ordine muniti di proiettili al peperoncino utilizzati per disperdere la folla. Le proteste hanno coinciso con la riapertura delle scuole dopo la protratta chiusura imposta per contenere l’epidemia. La legge in questione prevede multe salate e tre anni di carcere per chi insulta o fa un uso improprio della Marcia dei Volontari. Direttive specifiche verrebbero estese anche al settore dell’istruzione. Dopo mesi di relativa quiete, la popolazione dell’ex colonia britannica era tornata in strada lo scorso weekend all’annuncio dell’imminente approvazione da parte del parlamento cinese di nuove disposizioni a tutela della sicurezza nazionale. Una mossa che bypassa l’organo legislativo locale, minacciando l’autonoma della regione amministrativa speciale. Secondo le autorità centrali e locali, la controversa mossa, giustificata proprio dalla crescente animosità dei cittadini hongkonghesi, dovrebbe ripristinare la stabilità e rincuorare il settore del business dopo le turbolenze dello scorso anno. Proprio questa mattina Li Ka Shing, l’imprenditore più ricco di Hong Kong, ha difeso la decisione invitando l’opinione pubblica a “non mal interpretare” l’iniziativa. Parole che difficilmente basteranno a tranquillizzare la comunità internazionale. Gli Stati Uniti valutano sanzioni. “Qualcosa di veramente potente” verrà annunciato entro la prossima settimana, ha dichiarato Trump. [fonte: SCMP, Bloomberg]
Codici salute: la privacy diventa legge
Il codice salute sviluppato dalla città di Hangzhou per monitorare gli spostamenti dei malati da covid-19 potrebbe presto diventare parte integrante della vita dei cittadini non solo in riferimento alle contingenze epidemiche. Secondo quanto preannunciato dalle autorità sanitarie locali, una versione permanente dell’app permetterà di controllare lo stato di salute e le abitudini di vita della popolazione. La piattaforma funzionerà come il QR Code già in uso per covid: l’utente è tenuto a caricare una serie di informazioni, in questo caso dal risultato degli esami clinici alle abitudini di vita. Fumare, bere alcolici e non fare sport farà perdere punti su una scala da o a 100. In base al punteggio verrà creato un QR code con un colore dal rosso (per la performance peggiore) al verde (per quella migliore). Il progetto potrebbe coinvolgere anche aziende e organizzazioni, che saranno valutate sulla base del risultato dei membri. L’iniziativa ha già suscitato non poche alzate di sopracciglio e su Weibo qualcuno l’ha associato agli scenari distopici di Balck Mirror. Fino a poco tempo fa preoccupazione di pochi, quello della privacy è un tema diventato di grande attualità negli ultimi anni a causa della rapida espansione degli apparati di sorveglianza e dell’utilizzo pervasivo della tecnologia nella vita di tutti i giorni. Covid ci ha messo del suo. Proprio in questi giorni, il Ceo di Baidu ha chiesto al parlamento di ridurre la raccolta di dati personali durante la gestione del contagio. Al vaglio dei legislatori c’è anche la prima legge cinese sulla tutela della privacy. Secondo la bozza – che fa parte del primo codice civile della Rpc – “i responsabili della raccolta dati hanno il dovere di proteggere le informazioni personali di un individuo e non possono ottenere, divulgare o condurre transazioni commerciali di tali dati senza consenso.” [fonte: Abacus, WSJ, Reuters]
L’Ofcom accusa emittente statale cinese di violazioni nella copertura delle proteste di Hong Kong
La televisione di stato cinese ha fornito una copertura parziale delle proteste pro-democrazia di Hong Kong, mettendo volutamente in cattiva luce i manifestanti. E’ quanto emerso dall’indagine dell’Ofcom, l’autorità competente e regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito, secondo il quale CGTN, il notiziario in lingua inglese controllato dal governo cinese, non ha riportato oggettivamente i fatti violando le norme locali. L’emittente – che si è giustificata citando le difficoltà riscontrate nella copertura delle proteste come media statale – potrebbe far fronte a sanzioni amministrative o persino alla sospensione del servizio oltremanica. Un inciampo non da poco nella lunga marcia dei media cinesi all’estero. Quella relativa ad Hong Kong è solo una delle quattro procedure aperte in seguito alla segnalazione di privati. Denunce analoghe sono state presentate dal cittadino britannico arrestato in Cina per corruzione, Peter Humphrey, la figlia del libraio Gui Minhai e l’ex dipendente del consolato britannico di Hong Kong Simon Cheng che dopo aver simpatizzato per i manifestanti antiestradizione è stato arrestato ufficialmente per prostituzione. [fonte: FT]
L’Europa primo mercato per gli investimenti cinesi nell’hi-tech
Nei primi tre mesi dell’anno, l’Europa è stata l’unica destinataria degli investimenti cinesi a registrare un aumento dei capitali iniettati nel settore tecnologico. Lo rivela un rapporto della società britannica Asia Insights, che associa l’incremento su base annua (da 7 a 11 accordi) al calo riportato invece dagli Stati Uniti, dove il valore degli investimenti cinesi è sceso a 400 milioni di dollari, rispetto agli 1,8 miliardi di dollari del primo trimestre del 2019. L’operazione più consistente va rintracciata nell’intesa da 250 milioni di dollari tra Tencent Holdings e la piattaforma britannica del lusso Farfetch. Degli altri cinque accordi conclusi nello stesso periodo dal colosso cinese, quattro hanno coinvolto l’Europa e solo una gli Stati Uniti. Secondo gli esperti, “la preferenza per le aziende tecnologiche europee e il declino degli [investimenti tecnologici cinesi negli] Stati Uniti non significa che gli investitori cinesi stiano perdendo interesse nel mercato americano. Piuttosto sembra una scelta passeggera dettata “dall’incertezza delle attuali relazioni USA-Cina”. [fonte: SCMP]
Youtube accusato di censurare i contenuti anticinesi
Youtube censura i contenuti sgraditi al partito comunista cinese? L’azienda ha aperto un’indagine dopo la segnalazione dell’imprenditore Palmer Luckey.e di alcuni utenti Twitter, che hanno visto sparire alcuni commenti politicamente sensibili. L’azienda ha risposto di non aver modificato le norme interne e che i filtri sono stati progettati per rimuovere solo “commenti spam, incitanti all’odio o molesti”: l’incidente potrebbe essere attribuito “a un errore dei nostri sistemi di controllo e stiamo indagando”. Non è la prima volta che Youtube viene accusato di parteggiare per il governo cinese. L’estate scorsa, durante le proteste di Hong Kong, la piattaforma aveva dovuto prendere provvedimenti per arginare la propaganda filocinese rilanciata dai media statali. [fonte: Guardian]
Zambia: tre omicidi sconvolgono con la comunità cinese, crescono le tensioni tra i paesi
Tre cittadini di nazionalità cinese sono stati uccisi dai propri operai e la loro attività data alle fiamme. E’ successo a Lusaka, la notte del 24 maggio, in seguito ad una serie di “incidenti” legati a fenomeni di discriminazione razziale. L’omicidio ha portato l’Ambasciata cinese condannare fortemente l’accaduto, pretendendo giustizia da parte delle autorità zambiane, le quali affermano di aver arrestato un presunto colpevole. Il caso potrebbe essere ricollegato alla crescenti tensioni tra le comunità etniche, in particolare in seguito alla pandemia. I negozianti mandarini hanno infatti perseguito la loro attività commerciali a porte chiuse, finché Miles Sampa, sindaco di Lusaka, ha ispezionato un’impresa edile di questo tipo descrivendola come un “ritorno alla schiavitù” e accusando i cinesi non solo di sfruttare il popolo dello Zambia, ma anche di essere responsabili per la nascita e diffusione del Covid-19. [fonte: GT]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.