La Cina fa un altro passo avanti verso la sostenibilità ambientale: è quanto dichiarato ieri dal Ministero per l’ecologia e l’ambiente (MEE) in merito alle nuove linee guida per contenere i progetti inquinanti. Attraverso il nuovo vademecum il governo centrale cercherà di informare e incentivare alcune province a rafforzare i controlli su efficienza energetica e progetti ad alto impatto ambientale. Tra queste il ministro ha elencato, in particolare, le raffinerie di petrolio, etilene, acciaio e alluminio, oggi tra le imprese più inquinanti ed energivore del paese. Le entità regolatrici a livello locale avranno il compito di monitorare i progetti e fare rapporto a Pechino ogni sei mesi. Nel frattempo, è stato istituito un gruppo di lavoro di alto livello che si occuperà di ideare le linee guida per perseguire l’obbiettivo della neutralità carbonica: il gruppo sarà presieduto dal vicepremier e membro del Politburo Han Zheng, segnale che per Pechino la questione è in cima all’agenda.
Un’altra notizia importante in tema di sostenibilità ambientale è stata annunciata dal direttore del Dipartimento per i cambiamenti climatici del MEE in un’intervista: la Cina sta progettando un meccanismo di “bilancio del carbonio” che assocerà ad ogni ente, impresa e industria una quota di emissioni specifica. Lo scopo è di raggiungere il picco delle emissioni entro il 2035, ma anche di frenare i governi locali su progetti inquinanti di dubbia rilevanza. “Promettiamo di controllare in modo rigoroso e risoluto l’inquinante industria dell’energia elettrica a carbone” – ha promesso il direttore Li, pur aggiungendo che il mix energetico cinese (oggi ancora dipendente al 60% dal carbone) non cambierà nel breve termine. [Fonti: Reuters, SCMP, Caixin]
Crolla il valore delle big tech cinesi
Il valore di dieci tra le maggiori aziende tech cinesi è diminuito di oltre 800 miliardi di dollari da febbraio: è quanto riportato da Nikkei Asia, che indica nella stretta governativa il fattore di maggiore preoccupazione per gli investitori. I prezzi delle azioni sono crollati e la capitalizzazione di mercato delle aziende high tech cinesi sta raggiungendo record al ribasso senza precedenti. La stabilità finanziaria del Science and Technology Innovation Board (STAR board) è ora in bilico dopo che nelle ultime settimane i regolatori cinesi hanno esteso i controlli e le multe a diverse compagnie oltre ad Alibaba, come nel caso di Tencent. La paura negli investitori è che la tendenza arrivi presto ad intaccare anche le altre big tech, mentre crescono stabilmente le quotazioni delle multinazionali americane. Un risultato controtendenza, dopo che nell’ultimo anno le borse cinesi hanno iniziato a registrare una crescita del 60% degli investimenti stranieri, anche se la maggior parte per ora risiede in titoli di stato e simili emessi dalle banche governative. [Fonte: Nikkei]
Attivista arrestata a Hong Kong: protestava per il massacro di piazza Tian’anmen
La polizia di Hong Kong ha arrestato un’attivista per la democrazia che cercava di raggiungere l’ufficio di collegamento di Pechino portando un cartello con la scritta “32, 4 giugno, lamento di Tian’anmen” e un ombrello giallo (simbolo delle proteste democratiche). Ora è in arresto ed è accusata di aver preso parte ad un’assemblea illegale. Conosciuta da molti come “nonna Wong”, la sessantacinquenne non manca mai di partecipare agli appuntamenti del movimento pro-democrazia sventolando la bandiera del Regno Unito. Non è la prima volta che “Nonna Wong” deve fare i conti con la polizia, infatti era scomparsa nel mezzo delle proteste del 2019 per ricomparire quasi un anno dopo – dichiarando che era stata trattenuta mentre si trovava a Shenzhen, oltre in confine con la Repubblica Popolare. Venerdì ricorre l’anniversario dei fatti di piazza Tian’anmen e la donna intendeva manifestare come ogni anno. È la seconda volta che la tradizionale veglia in memoria delle vittime viene vietata dalle autorità dell’ex colonia britannica: si chiama in causa il Covid-19, ma gli attivisti lamentano le restrizioni alla libertà di manifestare sempre più forti. [Fonte: Straits Times]
La Cina punta alla leadership nel volo ipersonico
Il fisico cinese Han Guilai dell’Accademia delle scienze ha annunciato in una conferenza online la scorsa settimana un nuovo traguardo per le tecnologie spaziali cinesi: la nuova galleria del vento JF-22 in grado di simulare voli 30 volte superiori alla velocità del suono. La struttura verrà inaugurata “a breve” nel distretto di Huairou a Pechino e promette di portare la Cina “circa 20-30 anni avanti rispetto all’Occidente”. Le gallerie del vento sono tunnel progettati per effettuare test aerodinamici utilizzati per la ricerca nei campi dell’aviazione e dei viaggi spaziali. Secondo quanto annunciato dal dott. Han, l’energia prodotta daJF-22 raggiungerà i 15 gigawatt, pari al 70% della capacità prodotta dalla diga delle Tre Gole – oggi la più grande centrale idroelettrica al mondo. Una tecnologia simile potrebbe consentire voli intercontinentali di poche ore, o far risparmiare il 90% dei costi dei lanci spaziali effettuati oggigiorno. Gli investimenti nel settore sono onerosi, al punto che la società americana Aerion operante nello stesso campo di ricerca ha dovuto chiudere le attività in maggio a causa degli ostacoli finanziari del progetto, che non aveva mai ottenuto risultati significativi. Il successo della Cina, scrive il South China Morning Post, non sarebbe dovuto solo agli ambiziosi investimenti di Pechino, ma anche all’utilizzo di esplosioni chimiche per generare il flusso d’aria nelle sue gallerie del vento – mentre gli altri paesi si affidano a compressori meccanici. [Fonte: SCMP]
Crisi energetica nel sud della Cina
Le fabbriche della Cina meridionale stanno affrontando un periodo di cali dell’energia elettrica che mette a rischio la produzione. Il sovraccarico della domanda energetica, la siccità e il caldo di queste settimane stanno mettendo a dura prova i fornitori di elettricità, che ora invitano le imprese a limitare le operazioni per non compromettere ulteriormente la rete. Sono soprattutto i grandi centri manifatturieri come Guangzhou, Zhuhai e Dongguan a soffrire di più il calo dell’energia elettrica: alcune fabbriche sono costrette ad operare solo quattro giorni a settimana, mentre altre hanno deciso di ricorrere ai generatori per continuare a lavorare nonostante le interruzioni. Le grandi centrali idroelettriche sono in forte contrazione, circa il 20-30% in meno rispetto alla media stagionale, quindi anche l’output energetico è oltre 20 milioni di kW inferiore al previsto. A contribuire al calo energetico è anche l’aumento dei prezzi del carbone, che costa il 60% in più rispetto a soli due mesi fa. [Fonte: Nikkei]
Formazione in Lingua e letteratura cinese e specializzazione in scienze internazionali, scrive di temi ambientali per China Files con la rubrica “Sustainalytics”. Collabora con diverse testate ed emittenti radio, occupandosi soprattutto di energia e sostenibilità ambientale.