In Cina e Asia – Nuova epurazione a Pyongyang?

In Notizie Brevi by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:
-Epurato il ministro della Pubblica sicurezza nordcoreana?
–Proteste sulla Via della Seta
Birmania, la generazione dell’88 si fa partito
-Anche il prossimo ambasciatore Usa in Cina parla di «win-win»
-Sarà Invanka a riannodare i rapporti tra Cina e Usa? Epurato il capo dell’intelligence nordcoreana?
Corruzione e abuso di potere sarebbero alla base della presunta epurazione del ministro per la pubblica sicurezza nordcoreano, Kim Wong Hong. Lo riporta il ministero sudcoreano per Riunificazione. La notizia è ancora tutta da verificare, secondo alcuni punti di vista sarebbe comunque un segno di insicurezza nella leadership del regime di Kim Jong Un, anche perché sembrerebbe accompagnata dall’esecuzione di diversi ufficiali e funzionari. In un recente giro di interviste, l’ex viceambasciatore nordcoreano a Londra, riparato a Seul, aveva parlato di una crescente insofferenza delle élite nordcoreane verso Kim Jong Un. Almeno stando ai resoconti delle apparizioni pubbliche del capo della sicurezza, in costante diminuzione, la sua forza all’interno del regime appariva in declino.

Proteste sulla Via della Seta
Il progetto della One Belt One Road che dovrà far rivivere la Via della Seta si propone di rilanciare il commercio e le relazioni lungo l’asse oriente occidente. Alle aspettative per il successo dell’iniziativa si accompagnano tuttavia le proteste contro i progetti infrastrutturali e logistici, che saranno lo scheletro della nuove di collegamento che si svilupperanno su impulso cinese. Come segnale SupChina, centinaia di manifestanti hanno protestato nello Sri Lanka contro la prospettiva di dover abbandonare le proprie case e denunciando la perdita di sovranità per l’apertura della nuova zona industriale nata grazie a investimenti cinesi e collegata alla nascita di un porto container e di un aeroporto. Scene simili si sono ripetute a Dacca, capitale del Bangladesh, questa volta contro le requisizioni di terreni per far spazio a una centrale a carbone, sostenuta da Pechino.

Birmania, la generazione dell’88 si fa partito
In Birmania potrebbe presto nascere un nuovo partito che si rifà agli ideali delle democrazia. Alcuni componenti della cosiddetta generazione del 1988, anno delle proteste studentesche contro il regime militare, ha infatti svelato l’intenzione di costituire una propria forza politica, che quindi sarebbe d’opposizione rispetto alla Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi, che da quel movimento trae la sua legittimità. La Lega, al governo,è sempre più criticata per i silenzi nella difesa della minoranza musulmana dei rohingya e perché il Paese sta arretrando sul piano della libertà d’espressione, rispetto alle aperture degli ultimi anni.

Anche il prossimo ambasciatore Usa in Cina parla di «win-win»
Terry Branstad, scelto da Trump come prossimo ambasciatore in Cina, sembra allontanare lo spettro di una guerra commerciale tra le prime due economie al mondo. In un’intervista all’agenzia Xinhua, l’attuale governatore dell’Iowa, ancora sotto audizione prima di essere confermato, ha parlato del commercio come di un possibile fattore «win-win» per entrambi i Paesi. Trump accusa la Cina di manipolare lo yuan e mettere in campo pratiche commerciali scorrette che affossano il lavoro negli Usa e all’interno della sua amministrazione ha messo diversi personaggi che non fanno mistero del loro astio verso Pechino. Tuttavia Branstand si è impegnato a lavorare per appianare le divergenze. La stampa cinese ha comunque ricordato a Washington che in caso i guerra commerciale, la Repubblica popolare potrebbe essere più attrezzata degli Usa a parare il colpo.

Sarà Invanka a riannodare i rapporti tra Cina e Usa?
Gli analisti non hanno mancato di sottolineare come tra a pioggia di telefonate tenute in questi giorni Donald Trump non abbia trovato il tempo per parlare con Xi Jinping. In un momento di crescenti tensioni tra Cina e Stati Uniti, anche il mancato arrivo degli auguri per il Capodanno cinese (a cui avevano provveduto sia Bush che Obama) viene letto come un segno nefasto. A calmare le acque tra le due sponde del Pacifico ci ha pensato la figlia di Trump, Invanka, avvistata mercoledì sera ai festeggiamenti organizzati dall’ambasciata cinese a Washington, in compagnia della figlia Arabella. La notizia, circolata massicciamente su Weibo con l’hashtag #Trump’sDaughterVisitsChina’sEmbassy, è risultata trending topic nella giornata di giovedì. "La figlia di Trump ha visitato l’ambasciata cinese e ha augurato alla Cina un Buon Anno. La figlia ne capisce più del padre!", scrive un utente. Non è la prima volta che il web d’oltre Muraglia adocchia indizi amichevoli a casa Trump. Lo scorso anno un video di Arabella intenta a recitare una poesia in cinese era diventato virale sui social.