La Cina comincia il 2019 con cauto ottimismo. E’ quanto emerge dalle misure annunciate stamattina da Li Keqiang in apertura ai lavori dell’Assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese. Secondo il premier cinese, il futuro riserva rischi e sfide “più gravi e più complessi” di natura “prevedibile e imprevedibile”, e la Cina deve essere “preparata a combattere battaglie durissime”. Ecco perché il governo ha fissato obiettivi di crescita più modesti, compresi in un intervallo tra il 6,0 il 6,5 per cento rispetto al 6,5% dello scorso anno. Come preannunciato – anziché con nuovi stimoli – la crescita verrà puntellata con sgravi fiscali per imprese e consumatori (l’imposta sul valore aggiunto dei produttori scende del 3%) e una riduzione dei costi delle utenze industriali. Servizi sociali migliori – assistenza sanitaria e agli anziani in primis – permetteranno ai cittadini di dirottare la spesa sul mercato dei consumi. Verrà leggermente penalizzata invece la spesa militare, che per il quarto anno di fila crescerà a una sola cifra. Pechino ha stabilito un 7,5% in più, meno dell’8,1% dello scorso anno anche se migliorare modernizzare l’esercito rimane una priorità per difendere la sovranità e gli interessi nazionali. Nessun cenno esplicito invece al controverso Made in China 2025. Nel rapporto, del piano industriale tanto temuto da Washington non c’è traccia, fatta eccezione per l’impegno a rendere la Cina “una potenza manifatturiera”.
Kovrig e Spavor accusati di “furto di segreti di stato”
La Cina ha accusato il cittadino canadese Michael Kovrig di furto di segreti di stato. Lo ha annunciato la Commissione per gli affari politici e legali secondo la quale Kovrig, un e diplomatico passato al Crisis Group, sarebbe spesso entrato in Cina usando un normale passaporto e visto business per “rubare e spiare informazioni sensibili cinesi tramite un contatto in Cina”. Il contatto in questione sarebbe Michael Spavor, imprenditore attivo tra Cina e Corea del Nord, arrestato lo scorso dicembre poco dopo Kovrig. A dimostrare il sospettato nesso con il caso Huawei, le accuse precedono di due giorni la prima udienza del processo di estradizione di Meng Wanzhou, la CFO di Huawei presa in consegna dalle autorità canadesi lo scorso dicembre su richiesta degli Stati Uniti per aver mentito sulle operazioni del colosso cinese in Iran in violazione alle sanzioni statunitensi. Un’ulteriore svolta potrebbe arrivare giovedì, quando stando al NYT Huawei citerà in giudizio il governo americano per aver vietato alle agenzie federali di impiegare tecnologia Huawei e ZTE, l’altra azienda cinese nel mirino.
La Cina verso Marte
E, dopo la Luna, Pechino punta a Marte. Secondo quanto rivelato ieri da Wu Weiren, chief designer del programma di esplorazione lunare, il prossima anno la Cina invierà una sonda sul pianeta rosso per replicare il successo di Chang’e 4, la missione approdata sul lato oscuro dell Luna. Nell’attesa, proprio la scorsa settimana ha aperto le porte un parco dimostrativo per ricercatori e turisti. Con un’estensione di 32 ettari, la struttura sorge sull’altopiano tibetano, nel Qinghai, “la parte della Terra dove meno sembra di essere sulla Terra”. La base è divisa in un’area per la simulazione del “landing” e un “campo” completamente chiuso composto da tende e cabine per un massimo di 160 persone. “Lo stile del campo imita il futuro ambiente di vita che affronteranno gli umani su Marte”, ha spiegato il direttore dell’unità culturale e creativa della China Aerospace Science and Technology Corporation.
Tesla nell’occhio del ciclone
Sono passati meno di due mesi da quando Tesla ha cominciato i lavori della sua gigafactory a Shanghai e la strategia del colosso di Palo Alto comincia già a scricchiolare. Negli ultimi giorni alcuni rivenditori locali sono stati presi di mira con striscioni di condanna contro la politica dei prezzi messa in atto dal produttore di veicoli elettrici in Cina. Come conferma il malumore sui social network, a indispettire i consumatori cinesi è stata la decisione di tagliare i prezzi di otto modelli di automobili di 11.300 yuan. “È una buona cosa ridurre i prezzi, ma hanno considerato i sentimenti di quegli acquirenti che hanno pagato prima del 25 febbraio?” scrive un utente che si identifica come uno dei primi ad aver comprato la Model 3. “Due cambiamenti di politica in un mese, Tesla si sta infilando in un vicolo cieco”, commenta il netizen aw7phf6c8, mentre per un altro “comprare un Tesla è più eccitante che scommettere in borsa”. La compagnia di Elon Musk gioca con il fuoco. Solo pochi mesi fa la svalutazione delle case a Shanghai, Xiamen e Guiyang è stata accolta da proteste violente contro le società immobiliari.
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.