I titoli di oggi:
- Mosca chiede alla Cina più aiuto
- Zero Covid: Shanghai festeggia, tra polemiche e proteste
- Il Canada accusa piloti cinesi di operazioni pericolose
- Hong Kong: vietato ricordare Tian’anmen
- Stati uniti e Nuova Zelanda rafforzano la cooperazione militare
La relazione tra Pechino e Mosca si fa sempre più ambigua: mentre in Europa orientale imperversa l’offensiva russa in Ucraina, la Cina mantiene relazioni diplomatiche e commerciali stabili con la Russia ma cerca di prendere le distanze dal conflitto. L’ambasciatore russo Andrey Densiov ha dichiarato in un incontro online che la guerra in Ucraina ha dimostrato come la relazione con Pechino sia “migliore di un’alleanza” e senza limiti. Il legame diplomatico tra le due nazioni “non è rivolto a Paesi terzi e non è influenzato dai cambiamenti delle situazioni esterne”, ha affermato Densiov. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha poi dichiarato che la “guerra ibrida” scatenata contro Mosca dopo l’attacco all’Ucraina offre nuove opportunità di collaborazione con Pechino, che in effetti dall’inizio del conflitto si è rifiutata di allinearsi alla postura assunta dalle democrazie occidentali prediligendo una posizione ufficialmente “neutrale”.
Mercoledì, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha dichiarato che “la Cina è disposta a collaborare con la Russia e con la comunità globale per promuovere una democrazia reale basata sulle condizioni delle nazioni”, aggiungendo che “monopolizzare” la definizione di democrazia e diritti umani per influenzare altre nazioni è una tattica “destinata a fallire” – con un chiaro riferimento agli Stati Uniti e ai loro alleati. Pechino, tuttavia, vuole agire con cautela, tenendosi lontana dalle implicazioni politiche che deriverebbero dall’avallare le azioni russe in Ucraina. Così ha impedito ad esempio alle compagnie russe di far volare jet di linea di proprietà straniera nel suo spazio aereo, per non violare le sanzioni ONU legate all’impiego di velivoli acquistati all’estero.
L’ambiguità strategica della Cina comincia a irritare non poco Mosca che, secondo il Washington Post, in almeno due occasioni avrebbe fatto pressioni per ottenere da Pechino supporto economico. Descrivendo il clima dello scambio “teso”, la fonte anonimo ha spiegato che l’aiuto richiesto consisterebbe nel mantenimento degli “impegni commerciali” precedenti all’invasione dell’Ucraina e del supporto finanziario e tecnologico, nonostante le sanzioni internazionali.
Zero Covid: Shanghai festeggia, tra polemiche e proteste
La Cina ha rivendicato il successo della politica “zero Covid” implementata su scala nazionale. Il Quotidiano del Popolo ha pubblicato un articolo giovedì intitolato “Sono stati raggiunti grandi risultati nella difesa di Shanghai”, in cui si celebra la vittoria nella lotta contro il virus nella città. Le autorità di Shanghai hanno anche ordinato ai media di astenersi dall’usare il termine “lockdown“ quando si riferiscono alla fine dell’isolamento durato due mesi. Nel frattempo, si alleggeriscono le restrizioni a Pechino, dopo la protesta cui hanno preso parte migliaia di residenti di Yanjiao chiedendo di poter tornare a lavorare nella capitale.
La città si trova alla periferia orientale della capitale, a circa 35 km dal centro, ed è il luogo privilegiato per buona parte delle persone che lavorano a Pechino per via del costo della vita più basso. Anche se i contagi nella regione sono stati esigui, le autorità locali hanno imposto restrizioni molto rigide per l’ingresso nella cittadina, mettendo in difficoltà lavoratori e lavoratrici pendolari. Mercoledì le autorità sanitarie di Pechino hanno dichiarato che la situazione di controllo della pandemia è rimasta stabile, ma bisogna agire cautamente contro il rischio di una ricaduta. Il vicesindaco e capo della polizia ha affermato che ora i pendolari possono andare a Pechino senza che nessuno sia messo in quarantena, purché soddisfino i requisiti previsti dalle autorità. Intanto cominciano ad emergere i primi problemi con i test, obbligatori per accedere ai servizi pubblici: la gente lamenta file di ore e sembra che presto i costi saranno a carico dei cittadini.
Il Canada accusa piloti cinesi di operazioni pericolose
I piloti cinesi della People’s Liberation Army’s Air Force (PLAAF) sono stati accusati di non aver rispettato le norme di sicurezza internazionali durante una serie di incontri nello spazio aereo internazionale. È quando hanno denunciato le forze armate canadesi, tacciando i piloti del PLAAF di scarsa professionalità e di non aver “aderito alle norme internazionali di sicurezza aerea” in diverse occasioni. I piloti cinesi avrebbero cercato di deviare i velivoli del Canada volando troppo vicino all’equipaggio e mettendo “a rischio la sicurezza del personale”. Gli aerei canadesi erano impegnati nell’Operazione NEON, in Giappone, nell’ambito di uno sforzo multinazionale per far rispettare le sanzioni delle Nazioni Unite contro la Corea del Nord. L’atteggiamento del PLAAF è risultato particolarmente controverso anche perché Cina e Russia hanno chiesto un alleggerimento delle sanzioni contro Pyongyang per motivi umanitari, ponendo il veto a una proposta di nuove limitazioni contro la Corea del Nord guidata dagli Stati Uniti la scorsa settimana.
Hong Kong: vietato ricordare Tian’anmen
Anche il ricordo è ormai proibito. Secondo quanto annunciato ieri dalla polizia di Hong Kong, chiunque si cercherà di celebrare l’anniversario del massacro di piazza Tian’anmen rischia di violare le leggi contro le assemblee illegali. A prescindere dal numero, “quando ci sono altre persone” e c’è l’intento comune di “esprimere alcuni appelli”, “questo è già sufficiente per renderti membro di un’assemblea illegale”, ha affermato giovedì il sovrintendente senior Liauw Ka-kei, precisando che anche indossare abiti neri, portare fiori o candele e apparire vicino all’iconico Victoria Park può far scatenare la risposta delle forze dell’ordine. Non serve nemmeno la presenza fisica. Promuovere un’assemblea non autorizzata, anche da remoto, è una violazione della legge. Da due anni – ovvero dall’introduzione della legge sulla sicurezza nazionale – la veglia in ricordo dei fatti dell”89 è severamente vietata. Anche grazie al Covid, che ha fornito il prestesto per bandire gli assembramenti. Quest’anno sarà tuttavia il primo in cui non verrà tenuta nemmeno la tradizionale messa commemorativa. Il recente arresto del cardinale Zen ha messo in evidenza come ormai anche la comunità cattolica venga percepita dalle autorità come un elemento destabilizzante.
Stati uniti e Nuova Zelanda rafforzano la cooperazione militare
Stati Uniti e Nuova Zelanda si impegnano ad approfondire la cooperazione in materia di sicurezza nel Pacifico in ottica anticinese. La scelta di Jacinda Arden e Joe Biden di rafforzare i legami militari è stata definita “notevole” per la Nuova Zelanda, che è sempre stata tradizionalmente ostile all’idea di una militarizzazione della regione. L’incontro è avvenuto una settimana dopo che la Nuova Zelanda è diventata membro fondatore dell’Indo-Pacific Economic Framework, una nuova piattaforma economica guidata dagli Stati Uniti che intende contrastare l’influenza della Cina attraverso la promozione di una cooperazione globale su diversi temi. La Cina ha reagito all’incontro mettendo in guardia il governo neozelandese dallo “sprecare relazioni commerciali”. Wang Xialong, ambasciatore cinese in Nuova Zelanda, ha dichiarato al China Council neozelandese che le relazioni economiche tra i due paesi non dovrebbero essere date per scontate.
A cura di Agnese Ranaldi; ha collaborato Alessandra Colarizi
Laureata in Relazioni internazionali e poi in China&Global studies, si interessa di ambiente, giustizia sociale e femminismi con un focus su Cina e Sud-est asiatico. Su China Files cura la rubrica “Banbiantian” sulla giustizia di genere in Asia orientale. A volte è anche su La Stampa, il manifesto, Associazione Italia-Asean.