I titoli della rassegna di oggi:
Nuovo test missilistico nordcoreano turba l’incontro tra Abe e Trump
-Dopo le star del K-pop Pechino se la prende con i missionari sudcoreani
-Gli sprechi delle rinnovabili cinesi
-Circa il 30% del pollame di Guangzhou ha il virus H7N9
-Giappone: Marxisti contro il capitalismo dell’amore
Nuovo test missilistico nordcoreano turba l’incontro tra Abe e Trump
«Voglio soltanto che tutti sappiano e capiscano bene che gli Stati uniti sostengono al 100% il Giappone, un grande alleato». Con poche e dirette parole Donald Trump ha tranquillizzato il premier nipponico Shinzo Abe sulla tenuta delle relazioni bilaterali. Una rassicurazione che ha il sapore di un dietrofront dopo le minacce indirizzate in campagna elettorale agli alleati asiatici colpevoli di contribuire troppo poco alla propria difesa, gravando eccessivamente sulle casse di Washington. Abe, già alla sua seconda trasferta americana dalla vittoria elettorale del biondo, ha dichiarato di aver ricevuto assicurazioni sul fatto che in futuro le due nazioni «rafforzeranno la loro alleanza», nonostante l’uscita degli Usa dalla Trans-Pacific Partnership e le recenti accuse sulla manipolazione dello yen.
La visita, alleggerita da un’informale deviazione sui campi da golf, è stata turbata domenica mattina da un nuovo test missilistico nordcoreano. Si tratterebbe – secondo Pyongyang – di un missile balistico di media gittata e di nuova progettazione – il Pukguksong-2 – capace di trasportare una testata atomica. Secondo l’intelligence sudcoreana, sarebbe invece un vecchio Musudan che ha percorso 500 km prima di inabissarsi. Nel messaggio augurale per il nuovo anno, Kim Jong-un aveva reso nota la possibilità di un imminente test di un missile balistico intercontinentale, in grado di raggiungere le coste statunitensi. Allora Trump aveva replicato stringatamente che «questo non accadrà». Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud hanno richiesto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di convocare un meeting nella giornata di lunedì.
Dopo le star del K-pop Pechino se la prende con i missionari sudcoreani
Lo scorso mese, 32 missionari sudcoreani sono stati espulsi dalla Cina in quella che ha tutta l’aria di essere l’ennesima ripicca di Pechino contro l’accordo tra Seul e Washington per il dispiegamento, nella contea sudcoreana di Seongju, del sistema antimissile Thaad, da cui la Repubblica popolare si sente minacciata. Molti dei missionari operavano da oltre dieci anni nella contea di Yanji al confine tra Cina e Corea del Nord. Sono circa un migliaio i sudcoreani impegnati in attività di evangelizzazione e assistenza ai disertori nordcoreani. Sebbene non vi siano prove certe di un collegamento tra l’allontanamento dei 32 cristiani e il sistema missilistico, Pechino ha già chiaramente manifestato una crescente intolleranza verso le attività sudcoreane in Cina, sia che si tratti performance di k-pop sia che si tratti di imprese commerciali, come dimostra la recente sospensione di un progetto immobiliare curato da Lotte Group.
Gli sprechi delle rinnovabili cinesi
Negli ultimi anni investimenti e sussidi hanno permesso all’energia eolica in Cina di arrivare a contare per un terzo della capacità energetica mondiale. Eppure, molti impianti eolici non solo non hanno mai erogato energia pulita, ma si sono anche rivelati un cattivo investimento. Secondo un rapporto pubblicato a fine gennaio dalla National Energy Administration (NEA), nel 2016 i parchi eolici cinesi hanno generato 241 miliardi di chilowattora (kWh) di energia elettrica, il 4 per cento di tutto il potere generato in Cina. Tuttavia, ben 49,7 miliardi di kWh di energia eolica sono rimasti inutilizzati, sopratutto a causa del mancato collegamento alla rete di trasmissione nazionale. Il problema è evidente sopratutto nelle province occidentali di Gansu e Xinjiang dove ad essere sprecato è stato rispettivamente il 43 % e il 38 % di quanto prodotto. Un bel dilemma per Pechino, votato a combattere l’inquinamento portando le rinnovabili a contare per il 15 % dell’energia impiegata entro il 2020.
Circa il 30% del pollame di Guangzhou ha il virus H7N9
Oltre il 30% del pollame in vendita nei mercati di Guangzhou, risulta contaminato dall’influenza aviaria A(H7N9). Il 9 febbraio, le autorità della terza città più grande della Cina hanno consigliato ai residenti di evitate il contatto con gli animali. Con 17 milioni di abitanti, Guangzhou è il centro nevralgico per gli spostamenti dei lavoratori migranti di ritorno nella provincia del Guangdong dopo aver trascorso le vacanze nei villaggi natii. Secondo le autorità locali, negli scorsi tre anni 35 persone hanno contratto la malattia, di cui oltre la metà è morta. Secondo quanto riferito venerdì dal Centre for Health Protection del dipartimento della Salute di Hong Kong, tra il 30 gennaio e il 5 febbraio sono stati rilevati 45 nuovi casi, di cui 4 nella provincia del Guangdong.
Giappone: Marxisti contro il capitalismo dell’amore
Come ogni anno in occasione di San Valentino una manciata di manifestanti è scesa ma in piazza per chiedendo la distruzione della festa degli innamorati. Sono gli uomini della kakuhido, una formazione di ispirazione marxista formata da uomini che si definiscono "non piacenti» e "non attraenti per le signore». Attaccano le smancerie in pubblico definendole «terrorismo» e si dichiarano oppressi da una società in cui chi è brutto è considerato un perdente. La tradizione di San Valentino in Giappone vuole infatti che sia la donna a regalare cioccolatini all’uomo, per essere ricambiata un mese più tardi. Ma dopo 10 anni di proteste guardate con sospetto e ironia il gruppo ammette di essere arrivato ai primi risultati: sempre più giapponesi passano il Natale — altra festa per coppiette nel paese del Sol Levante — da soli è sempre più donne iniziano a ignorare il 14 febbraio.