Mentre le proteste di Minneapolis scaturite dalla morte di George Floyd per mano di un ufficiale di polizia si sono diffuse nel mondo intero, molti cittadini cinesi hanno colto l’occasione per criticare il “doppio standard” americano, creando una vera e propria tempesta mediatica. Infatti, secondo i netizens cinesi la dura risposta dell’amministrazione Trump al rinnovato tentativo di Pechino di approvare una legge sulla sicurezza nazionale per l’ex colonia britannica sarebbe vera e propria “ipocrisia”, poiché Washington avrebbe represso le proteste a Minneapolis esattamente come Pechino ha fatto ad Hong Kong. Le critiche degli utenti si riferiscono in particolare alla decisione di Trump di dispiegare ingenti forze di polizia, tra cui anche il gruppo paramilitare della Guardia Nazionale, sul suolo statunitense per riportare l’ ordine- spesso ricorrendo alla violenza – in seguito al sollevamento popolare generato dalla morte di Floyd. Riguardo all’accaduto, l’ambasciatore cinese negli Stati Uniti Cui Tiankai ha scritto una lettera accusando gli Stati Uniti di interferire in questioni inerenti esclusivamente alla sicurezza nazionale cinese, senza però far riferimento ai disordini che stanno imperversando negli Stati Uniti. Il “People’s Daily”, quotidiano vicino al partito cinese, ha infine ribadito che la Cina continuerà nell’applicazione del disegno di legge ad Hong Kong e risponderà fermamente a qualsiasi interferenza occidentale. [fonte Bloomberg;GT]
Gli USA approvano due voli Air China per riportare a casa i cittadini cinesi
Sabato scorso, l’ambasciata cinese a Washington ha confermato il via libera del dipartimento dei trasporti americano per la creazione di due nuove tratte aeree, operate da Air China, per riportare a casa i cittadini cinesi bloccati negli Stati Uniti a causa di Covid-19. Il primo volo partirà giovedì pomeriggio dalla capitale americana per raggiungere Shenzhen, mentre il secondo effettuerà la tratta Houston-Tianjin domenica pomeriggio.L’approvazione statunitense è arrivata dopo controverse dichiarazioni da parte del dipartimento dei trasporti degli Stati Uniti, che aveva in precedenza affermato che le compagnie aeree cinesi avrebbero dovuto presentare gli orari dei voli in partenza dagli USA con almeno 30 giorni di anticipo, in risposta al blocco dei vettori statunitensi da parte di Pechino. Le strette restrizioni sul traffico aereo imposte dal governo cinese durante la pandemia di Covid-19 avevano infatti vietato ai vettori statunitensi di riprendere i loro servizi in Cina, lasciando ben 370.000 cittadini cinesi bloccati negli Stati Uniti. Nell’annunciare l’operatività delle due tratte aeree, Washington ha precisato che i cittadini cinesi in funzione nella missione cinese a Washington potranno essere sottoposti ad interrogatori da parte dei funzionari di frontiera e che ciascun agente potrà inoltre esaminare telefoni, computer ed altri dispositivi elettronici prima della partenza. [fonte: SCMP]
Cina: il cane non è più considerato bestiame
Nel quadro di una serie di riforme che mirano a vietare il commercio di animali selvatici in seguito della pandemia di Covid-19, nuove linee guida rilasciate dal ministero dell’agricoltura cinese hanno ufficialmente rimosso il cane dalla categoria del bestiame, vietandone così l’allevamento ai fini alimentari. La nuova direttiva stila inoltre un elenco di 33 specie animali che rientrano nella giurisdizione della legge sulla zootecnia, che indica le specie atte ad essere allevate per cibo, lana o pelliccia. Tra le varietà menzionate vi sono bovini, maiali, pollame, conigli e cammelli, ma non vi è più alcun riferimento al cane. Sebbene le nuove regole rappresentino indubbiamente un passo in avanti verso l’abolizione del commercio di carne canina, tuttavia esse non ne proibiscono esplicitamente la consumazione: questa ambiguità potrebbe perciò favorire lo sviluppo di un commercio illegale specialmente poiché in Cina non esistono ancora leggi contro la crudeltà animale. In quest’ottica, le nuove direttive potrebbero dunque essere una perfetta occasione per molte città cinesi di adeguarsi alle normative centrali e proteggere i cani ed altri animali domestici dal commercio di carne, dando voce anche ad una consistente parte della società che, secondo uno studio pubblicato dal Humane Society International, avrebbe già affermato di essere a maggioranza per l’abolizione delle celebrazioni che prevedono il consumo di carne di cane, tra cui il tristemente noto Festival di Yulin. [fonte SCMP]
Cina e Russia collaborano nello spazio
Mentre sabato scorso è partita da Cape Canaveral la capsula di Space X che – dopo ben 9 anni – ha portato in orbita due astronauti statunitensi, in Asia, la Cina e la Russia starebbero progettando di aumentare la cooperazione bilaterale nei settori dell’energia e dell’aeronautica spaziale. Secondo quanto riportato da Nikkei, un gruppo di esperti russi e cinesi sta lavorando su alcuni progetti per la creazione di una base lunare condivisa. Tali progetti, se confermati, lancerebbero un guanto di sfida agli Stati Uniti – il cui programma Artemis mira a riportare gli umani sulla luna entro il 2024 – ma al momento Roscosmos, l’hub di coordinamento russo per le attività spaziali, ha rifiutato di confermare le indiscrezioni riportate da Nikkei. Sebbene la collaborazione sino-russa sul fronte spaziale sia ancora avvolta da un alone di mistero, le due potenze avanzano a grandi passi nel campo energetico. Gazprom ha infatti recentemente annunciato l’avvio di uno studio di fattibilità per costruire un secondo gasdotto progettato per il trasporto di gas naturale russo in Cina. La Russia, che già fornisce alla Cina circa il 20% del suo fabbisogno annuo di gas naturale, ha sottolineato che il gasdotto “Siberia 2” aumenterà la quantità di gas esportabile dai 38 miliardi di metri cubi annui attuali a ben 50 miliardi. Secondo alcuni esperti, garantire che l’economia cinese si recuperi dal danno inflitto dalla pandemia sarà una priorità dell’agenda del presidente Putin e ciò, unito alla già florida cooperazione militare sino-russa, potrebbe ben presto rendere l’alleanza tra Mosca e Pechino una minaccia ancora più grande per gli Stati Uniti, da tempo impegnati nel solidificare la loro posizione strategica in Asia-Pacifico. [fonte: Nikkei]
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Classe ’94, valdostana, nel 2016 si laurea con lode in lingua cinese e relazioni internazionali presso l’Università cattolica del sacro cuore di Milano. Nonostante la sua giovane età, la sua passione per la cultura cinese e le lingue la portano a maturare 3 anni di esperienza professionale in Italia, Svezia, Francia e Cina come policy analyst esperta in Asia-Pacifico e relazioni UE-Cina. Dopo aver ottenuto il master in affari europei presso la prestigiosa Sciences Po Parigi, Sharon ora collabora con diverse testate italiane ed estere, dove scrive di Asia e di UE.