In Cina e Asia – Minatori contro i licenziamenti in Cina

In by Simone

I titoli della rassegna di oggi:

– Migliaia di minatori a rischio licenziamento protestano nel nordest della Cina
– Stop alla costruzione di micro-centrali idroelettriche nel «Grand Canyon» dello Yunnan
– L’anticorruzione cinese contro chi si intasca fondi per i poveri
– Il Myanmar verso le elezioni presidenziali: «non c’è» Aung San Suu Kyi
– Dalit ucciso in pieno giorno in Tamil Nadu: aveva sposato una donna di casta altaMigliaia di minatori a rischio licenziamento protestano nel nordest della Cina

Dallo scorso weekend migliaia di minatori della provincia dell’Heilongjiang, nel nordest della Cina, sono scesi in strada per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi da parte dell’amministrazione della miniera di Shuangyashan. Il gruppo Longmay, proprietario del giacimento minerario, da mesi sta trattenendo la busta paga di diversi lavoratori o, nel migliore dei casi, sta erogando pagamenti parziali.

La miniera al momento impiega 280mila persone che, secondo i piani aziendali divulgati l’anno scorso dal gruppo Longmay, presto potrebbero scendere sotto quota centomila, in linea col progetto di ristrutturazione economica che interesserà le cosiddette «imprese zombie»: attività produttive inefficienti che sopravvivono grazie ai prestiti delle banche.

Nella giornata di lunedì il governo locale dell’Heilongjiang ha schierato la polizia per contenere le proteste dei minatori, mentre il governatore della provincia ha spiegato che i licenziamenti saranno seguiti da un piano di ricollocazioni nel settore agricolo.
Ipotesi che non sembra allettare i minatori.

Stop alla costruzione di micro-centrali idroelettriche nel «Grand Canyon» dello Yunnan

Questo l’annuncio del capo del Partito responsabile dello Yunnan, Li Jiheng, fatto a margine dell’appuntamento politico delle «due sessioni». Secondo Li, tutti i progetti di realizzazione di micro-dighe e micro-centrali idroelettriche nelle zone adiacenti al fiume Nu, attorno al quale si punterà invece a potenziare il settore del turismo. «Il fiume Nu diventerà una meta del turismo mondiale entro 5-10 anni – ha spiegato Li – e supererà il Grand Canyon».

L’ecosistema del fiume Nu rimane però minacciato da un vecchio progetto riguardante una diga da realizzarsi per fare dell’area fluviale una «riserva d’acqua»: progetto inizialmente sospeso dal premier Wen Jiabao nel 2005 ma formalmente riattivato nel 2013.

L’anticorruzione cinese contro chi si intasca fondi per i poveri

Continua la durissima campagna anticorruzione cinese, ormai uno dei simboli dell’amministrazione Xi. Il prossimo obiettivo dell’autorità, secondo il pubblico ministero Cao Jianming, sarà cacciare «aggressivamente» i funzionari colpevoli di appropriazione indebita di fondi del governo centrale destinati invece alla lotta alla povertà.

Nel 2014, spiega Reuters, il governo cinese ha stanziato 6,6 miliardi di dollari per programmi di sostegno ai più poveri, raddoppiano il volume dei fondi rispetto al 2010. Il governo cinese conta, entro il 2020, di affrancare dalla povertà l’intera popolazione rurale cinese.

Il Myanmar verso le elezioni presidenziali: «non c’è» Aung San Suu Kyi

Dopo settimane di speculazioni e indiscrezioni, in settimana sono stati divulgati i nomi dei tre candidati alla presidenza del Myanmar, ultimo passaggio di consegne nella transizione democratica del paese.

I tre uomini in corsa per la presidenza sono: Htin Lyaw (Lega nazionale per la democrazia), 70 anni, scrittore e amico di Aung San Suu Kyi; Henry Van Thio (Lega nazionale per la democrazia), deputato di etnica chin eletto alla camera alta del paese, molto vicino ad Aung San Suu Kyi; Mynt Swe (candidato della junta militare), ex generale in pensione.

Htin Lyaw, già prigioniero politico per quattro mesi agli inizi degli anni Duemila, è indicato come il candidato favorito, considerando che il partito di Suu Kyi controlla quasi il 75 per cento dei seggi parlamentari e che, prima delle candidature, la Signora ha condotto delle trattative serrate con i rappresentanti della junta militare per arrivare a una candidatura condivisa. Il premio Nobel per la pace, secondo una clausola costituzionale, non ha potuto candidarsi alla presidenza ma è opinione comune che, chiunque sia alla guida del paese, la Lady sarà la vera presidente del Myanmar, utilizzando il presidente formale come una sorta di prestanome.

Il nuovo presidente – con ogni probabilità, il primo civile alla guida del paese degli ultimi cinquant’anni – dovrà sostituire l’uscente Thein Sein, il cui mandato scade alla fine di marzo.

Dalit ucciso in pieno giorno in Tamil Nadu: aveva sposato una donna di casta alta

Nel distretto di Tirupur, in Tamil Nadu, si è consumato l’ennesimo episodio di violenza ai danni della comunità dalit, impropriamente conosciuti come «intoccabili», posti al gradino più basso del sistema castale indiano. Sankar, 22 anni, e sua moglie Kausalya stavano camminando in pieno giorno per la strada della cittadina di Udumalpet, quando degli uomini armati di coltelli li hanno attaccati. La scena è stata ripresa dalle telecamere a circuito chiuso della città.
Sankar è morto mentre venia trasportato in ospedale; Kausalya è fuori pericolo di vita.

La famiglia di Kausalya, secondo quanto dichiarato dal fratello di Sankar ai media locali, aveva osteggiato il matrimonio della propria figlia con Sankar, poiché appartenente a una casta più alta.
Il padre di Kausalya, il giorno dopo il delitto, si è consegnato alle forze di polizia, assumendosi la responsabilità dell’omicidio. La polizia sta cercando i complici.
Ogni anno in India i morti ammazzati per «matrimonio intercastale» si contano a migliaia.