Una coalizione che veda partecipe il popolo cinese insieme ai paesi membri delle principali piattaforme multilaterali, dal G20 alla NATO. E’ la proposta di Mike Pompeo per “cambiare il partito comunista cinese” in previsione del 50esimo anniversario del viaggio che nel luglio 1971 portò Kissinger in Cina, spianando la strada all’istituzione di relazioni diplomatiche tra Washington e Pechino. La location prescelta per la lectio magistralis è oltremodo simbolica: la Richard Nixon Presidential Library di Yorba Linda, California. “Al tempo di Nixon il mondo era molto diverso. Pensavamo ancora che l’impegno con la Cina avrebbe prodotto un futuro luminoso con la promessa di rispetto e cooperazione”, ha spiegato il segretario di Stato,” oggi invece indossiamo ancora delle mascherine e guardiamo il bilancio della pandemia aumentare perché il Pcc ha fallito nelle sue promesse al mondo”. Il discorso di Pompeo – un velato invito a sovvertire il regime cinese – è il quarto intervento di un alto funzionario americano contro Pechino. Negli scorsi giorni era toccato al direttore dell’FBI Christopher Wray e al procuratore generale William Barr scagliarsi contro il furto di tecnologia e la sudditanza delle aziende occidentali davanti al lucroso mercato cinese. Prima ancora era stata la volta del consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brein ripercorrere tutte le malefatte del governo comunista. Ma il peggio sembra ancora da venire. Poche ore fa Pechino ha confermato la chiusura del consolato americano di Chengdu in risposta all’espulsione della missione diplomatica cinese di Houston. [fonte SCMP]
JDI accusata di ottenere dati personali
Il più grande produttore mondiale di droni commerciali DJI è di nuovo nei guai. Secondo due società di ricerca, l’app Android utilizzata per operare i velivoli del colosso di Shenzhen presenterebbe delle vulnerabilità potenzialmente sfruttabili dal governo cinese per ottenere le informazioni personali degli utenti. Il problema è il solito: la cybersecurity law impone alle aziende cinesi di collaborare con le autorità qualora richiesto. Come conseguenza, a gennaio il Pentagono ha vietato l’uso dei prodotti DJI mentre lo scorso ottobre il dipartimento degli Interni ha ritirato la propria flotta in attesa di valutazioni sui rischi per la sicurezza nazionale. Nello specifico le nuove accuse riguardano una funzione che permette all’app non solo di raccogliere dati dai telefoni, ma anche di apportare aggiornamenti all’insaputa di Google, violando i termini di servizio per gli sviluppatori Android. Non è chiaro con quali finalità però. L’azienda si è giustificata spiegando che gli update automatici servono a impedire “ritocchi” dei dispositivi apportati dagli utenti per aggirare le limitazioni governative sui voli. Ma le spiegazioni non soddisfano gli autori dello studio. Si stima che DJI controlli il 70% del mercato mondiale dei velivoli senza pilota. [fonte NYT]
Il premier cinese rilancia l’urbanizzazione
Quest’anno ricorre la deadline per il piano di urbanizzazione sostenibile lanciato nel 2014 dal premier Li Keqiang per migliorare la qualità della vita nelle città, rilanciare i consumi e dirottare la popolazione migrante dalle megalopoli verso i centri di fascia bassa. Dopo prolungato silenzio, mercoledì Li ha ripreso l’argomento ricordando come il processo di urbanizzazione – basato sul principio “prima il popolo” – ha un ruolo cruciale nel mantenere stabile l’economia. Occorre quindi continuare a colmare le lacune migliorando il sistema sanitario pubblico e rafforzando le infrastrutture; accelerando il rinnovamento delle vecchie comunità residenziali urbane; introducendo investimenti diversificati per supportare la costruzione del nuovo modello di urbanizzazione; e sviluppando industrie ad alta intensità di lavoro in prossimità dei centri rurali onde evitare ulteriori migrazioni di massa verso le città più affollate. Rimangono però diverse questioni insolute. Prendiamo Shenzhen, dove il governo sta pianificando nuove regole che permetteranno agli sviluppatori di acquisire più agevolmente le terre per progetti di sviluppo ma che gli esperti temono metteranno a rischio gli interessi dei proprietari degli immobili da espropriare. [fonte: Xinhua Sixth Tone]
Miles Yu, un falco cinese alla Casa Bianca
Peter Navarro, Mike Pompeo e il viceconsigliere per la sicurezza nazionale Matt Pottinger. Quando si parla di falchi della Casa Bianca vengono in mente subito i loro nomi. Pochi sanno però che l’entourage di Trump vanta anche due accademici di origini cinesi piuttosto influenti e agguerriti: Miles Yu and Mung Chiang. Soprattutto Yu pare abbia ricoperto un ruolo decisivo per spingere verso un revival del maccartismo anni ’50. Nato in Cina, Yu è un professore di storia militare della US Naval Academy di Annapolis. In un’intervista a Foreign Policy, sottolinea come “la priorità geopolitica e geostrategica della Cina sia quella di rivedere o modificare l’ordine internazionale esistente, basato su un complesso sistema di regole, leggi e costumi che governano vari asset comuni, tra cui il Mar Cinese Meridionale”. Considerate queste premesse, Yu esclude la possibilità di una coesistenza pacifica: “il revisionismo porta inevitabile a un confronto.” Secondo il SCMP, il pensiero di Yu ha esercitato un forte ascendente sulla svolta bellicista di Mike Pompeo. [fonte Bloomberg, SCMP]
Con Covid vola l’export di sex toy verso l’Italia
Grazie a Covid l’industria cinese dei sex toy ha registrato una crescita del 50% dall’inizio dell’anno. La produzione risulta perlopiù destinata all’export con Francia, Stati uniti e Italia a dominare la classifica dei principali mercati di sbocco. Secondo il The Paper da marzo le esportazioni di bambole gonfiabili verso l’Italia sono cresciute addirittura di cinque volte. Le fabbriche, molte situate a Dongguan, sono in grado di produrre tra le 300 e le 2000 bambole al mese, un numero insufficiente per soddisfare la domanda. Tanto che Libo Technology ha dovuto ampliare lo staff del 25%. [fonte SCMP]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.