I titoli di oggi:
- Meloni parla con Biden di Bri, ma niente annunci. E la premier andrà in Cina
- Corea del Nord: parata militare a Pyongyang per il 70° anniversario dell’armistizio
- Accordo Vaticano-Vietnam per l’apertura di un ufficio della Santa Sede ad Hanoi
- Giappone, svolta della Banca centrale sulla politica monetaria
- Huawei vuole tornare a produrre i propri chip già dal 2023
- Giappone: nel 2022 popolazione diminuita di 800 mila unità
- Cina: vietato l’accesso ai diplomatici canadesi al processo di Kris Wu
- Myanmar: Aung San Suu Kyi trasferita agli arresti domiciliari
Le rassegne quotidiane di China Files si prendono qualche settimana di sosta. Torneremo come sempre a fine agosto. Nelle prossime settimane continueremo comunque a pubblicare articoli di approfondimento
Meloni parla con Biden di Bri, ma niente annunci. E la premier andrà in Cina
«Abbiamo parlato anche di Via della Seta e più in generale di Cina. Se pensate che l’approccio degli Stati Uniti sia chiedere o pretendere qualcosa dall’Italia non è così. Si fidano del ruolo dell’Italia, della nostra posizione e postura». Così la premier Giorgia Meloni ha parlato nella conferenza stampa all’ambasciata italiana a Washington dopo il suo incontro con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Prima della sua visita c’era chi pensava che la presidente del consiglio avrebbe potuto annunciare l’uscita dell’Italia dalla Belt and Road Iniziative (Bri) alla Casa Bianca, una mossa che la Cina avrebbe vissuto come «un affronto», ha scritto Lorenzo Lamperti sul Manifesto. Non è andata così. Come si legge anche nella dichiarazione congiunta rilasciata da Washington, Meloni e Biden hanno parlato della sicurezza nell’Indo-Pacifico («Gli Stati Uniti accolgono con favore la maggior presenza dell’Italia nella regione») e sullo Stretto di Taiwan, oltre che di «rafforzare le consultazioni bilaterali e multilaterali sulle opportunità e sfide poste dalla Repubblica popolare cinese». Più nello specifico Meloni ha poi affermato di aver discusso con Biden di come «garantire la nostra sicurezza economica e nello stesso tempo assicurare un dialogo con Pechino perché agisca in modo responsabile». La premier ha anche annunciato che una delle sue prossime visite all’estero sarà proprio nella Repubblica popolare. Non c’è ancora una data precisa, ma intanto a settembre dovrebbe recarsi in Cina il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Corea del Nord: parata militare a Pyongyang per il 70° anniversario dell’armistizio
In occasione del 70° anniversario dell’armistizio della guerra di Corea, firmato il 27 luglio 1953, si è tenuta a Pyongyang la parata militare celebrativa di quello che a nord del 38° parallelo viene chiamato il “Giorno della vittoria”. Solitamente il regime nordcoreano utilizza questo tipo di parate per mostrare le armi più moderne sviluppate dalla propria industria bellica. Secondo alcuni osservatori citati dall’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, insieme ai missili balistici intercontinentali e da sottomarino, e ai missili da crociera (Hwasal-1 e Hwasal-2), hanno sfilato anche i droni da attacco nucleare sottomarino “Haeil” e le testate nucleari tattiche “Hwasan-31”. L’agenzia di stampa nordcoreana KCNA ha parlato anche del volo di prova di nuovi «velivoli strategici di sorveglianza senza pilota». Come riportato da Reuters, il leader nordcoreano Kim Jong-un ha partecipato alla parata insieme ai due capi delle delegazioni russa e cinese arrivate in Corea del Nord proprio in occasione delle celebrazioni, rispettivamente il ministro della Difesa di Mosca Sergei Shoigu e il membro del Politburo del Pcc, Li Hongzhong.
Prima della parata Kim ha accompagnato Shoigu a visitare un’esposizione di missili balistici vietati da una serie di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adottate in passato con il sostegno della stessa Russia (e della Cina). Le fotografie dell’incontro mostrerebbero inoltre la presenza all’esposizione di un nuovo tipo di drone da guerra sviluppato da Pyongyang. La visita di Shoigu nel paese è la prima di un ministro della Difesa russo in carica dalla caduta dell’Unione Sovietica. Per l’esperto Leif-Eric Easley, la presenza di Cina e Russia agli eventi con missili balistici sanzionati getta «dubbi» sulla volontà dei due paesi di limitare lo sviluppo del programma nucleare nordcoreano.
Molto diverso il clima in Corea del Sud. Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha visitato un cimitero di guerra a Busan, rendendo omaggio ai soldati del contingente delle Nazioni Unite che ha combattuto al fianco di Corea del Sud e Stati Uniti. Come riportato da Yonhap, Yoon ha poi tenuto un discorso davanti a sessantadue veterani, ai familiari delle vittime e alle delegazioni dei ventidue paesi che hanno partecipato al conflitto (militarmente o tramite assistenza umanitaria). Intanto, mentre il ministro della Difesa nordcoreano Kang Sun-nam ha dichiarato che il Nord sostiene pienamente la «battaglia per la giustizia della Russia», alludendo alla guerra in Ucraina, il governo sudcoreano ha affermato che supporterà attivamente i progetti per la ricostruzione del paese invaso da Mosca il 24 febbraio 2022.
Accordo Vaticano-Vietnam per l’apertura di un ufficio della Santa Sede ad Hanoi
Un rappresentate della Santa Sede residente ad Hanoi: l’accordo è stato siglato nella giornata di ieri, in occasione della visita del presidente vietnamita Vo Van Thuong nella Città del Vaticano e dell’incontro con Papa Francesco e il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin. Si tratta di un passo di portata storica, risultato dell’operato di un gruppo di lavoro congiunto iniziato nel 2009. Le relazioni tra le due parti sono attive sin dagli anni Novanta e sono considerate da molti osservatori un modello per i rapporti tra Vaticano e Repubblica popolare cinese: il cardinale Matteo Zuppi dovrebbe tra l’altro presto recarsi nella Repubblica popolare per una missione di pace voluta da Bergoglio, ma gli screzi di lungo corso tra Pechino e il Vaticano si legano alla repressione dei cattolici in Cina al mancato rispetto dell’accordo sulla nomina dei vescovi.
Nella dichiarazione congiunta si legge che Vietnam e Vaticano desiderano “continuare a far progredire le relazioni bilaterali”. Non è chiaro per ora chi sarà il rappresentate scelto. Secondo i funzionari della Santa Sede l’accordo potrebbe contribuire a convincere Pechino a fare lo stesso: un “ufficio di collegamento permanente” nella Repubblica popolare, come sostenuto dallo stesso Parolin, si configurerebbe come un passo cruciale per la normalizzazione dei rapporti e per evitare l’emergere di problemi futuri. I funzionari vaticani hanno sottolineato che l’apertura di un “ufficio stabile” non avrebbe nulla a che fare con lo stato delle relazioni diplomatiche, che la Santa Sede intrattiene con Taiwan.
Giappone, svolta della Banca centrale sulla politica monetaria
Si è conclusa la riunione di due giorni della Bank of Japan (BoJ) per discutere dell’andamento dell’inflazione, che a giugno ha raggiunto il 3.3% superando gli Stati Uniti per la prima volta in circa otto anni. Malgrado il lieve calo a luglio, da oltre un anno la curva inflazionistica si mantiene sopra l’obiettivo del 2% fissato dalla BoJ. Venerdì mattina il governatore della Banca centrale giapponese Kazuo Ueda ha annunciato ai media l’adesione a una “maggiore flessibilità” nel controllo della curva dei rendimenti (YCC), una mossa che permetterebbe una risposta “agile” ai rischi, come l’aumento dell’inflazione. Come previsto da Nikkei ieri, la BoJ ha mantenuto tassi di interesse a breve termine estremamente bassi (-0,1%) e quelli per il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni attorno allo 0%. La questione più rilevante riguarda l’intervallo della curva dei rendimenti (da -0,5% a +0,5%): Ueda ha affermato che nell’ottica di una politica più accomodante i limiti superiore e inferiore sono da considerare come “riferimenti”, non come “limiti rigidi”.
La mossa cambia parzialmente la politica ultra accomodante mantenuta sinora da Tokyo, aprendo per la prima volta a un aumento dei tassi dopo come antidoto al continuo deprezzamento dello yen. Da quando a dicembre 2022 il tetto è stato innalzato dallo 0,25%, i rendimenti decennali sono saliti a circa lo 0,44%, ancora al di sotto del tetto attuale. Ma l’inflazione interna e i continui rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve (l’ultimo annuncio risale allo scorso mercoledì), della Banca centrale europea e altri istituti internazionali stanno alimentano la preoccupazione che i rendimenti possano superare la soglia, con conseguenti distorsioni del mercato. Una modulazione della politica monetaria era attesa dallo scorso aprile: in occasione della sua prima riunione dalla nomina a governatore, Ueda ha annunciato che avrebbe continuato con le politiche di allentamento su larga scala del suo predecessore Kuroda Haruhiko (che prevede che la Banca Centrale diventi “investitore” nella propria economia acquistando azioni o titoli di Stato per stimolare la crescita); ma la menzione di un piano di revisione “ad ampio raggio” della politica monetaria degli ultimi 25 anni ha indicato un possibile cambiamento di politica.
Huawei vuole tornare a produrre i propri chip già dal 2023
Secondo Nikkei Asia, Huawei sarebbe intenzionata a ricominciare a produrre i propri chip già a partire da quest’anno. L’azienda con sede a Shenzhen, un tempo colosso mondiale degli smartphone, sta infatti lavorando con il principale produttore di chip cinese Semiconductor Manufacturing International Co. (SMIC) per realizzare una nuova linea di microchip 5G a 7 nanometri. Si tratta della tecnologia più avanzata a disposizione delle aziende di Pechino, che restano però indietro di quasi due generazioni rispetto alla Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (TSMC) e alla sudcoreana Samsung, in grado di fabbricare e assemblare chip a 3 nanometri. Dopo le misure imposte da Washington, dal 2020 sia Huawei che SMIC non possono più avere accesso alla tecnologia americana e ai maggiori fornitori globali del settore. Le recenti restrizioni ordinate da Paesi Bassi e Giappone hanno complicato un quadro già difficile per le aziende cinesi. “Si ritiene che la resa produttiva di un chip a 7 nanometri sia piuttosto bassa”, ha dichiarato l’analista Donnie Teng al Nikkei. Nonostante questo, come sottolineato dalla rivista giapponese, se Huawei riuscisse a produrre i propri chip si tratterebbe comunque di una grande vittoria per Pechino, che negli anni ha speso centinaia di milioni di dollari per sviluppare la propria industria dei semiconduttori. Ma soprattutto sarebbe un segnale di rilancio per l’azienda finita in gravi difficoltà a causa della fatwa americana.
Giappone: nel 2022 popolazione diminuita di 800 mila unità
La crisi demografica in Giappone sta accelerando. Secondo i dati pubblicati nei giorni scorsi dal ministero degli Affari Interni, nel 2022 la popolazione è diminuita di oltre 800 mila unità. Dal picco registrato nel 2009, il paese è stato interessato da un costante calo del numero di abitanti. A oggi il tasso di fertilità si attesta all’1,3, molto al di sotto del 2,1 necessario per mantenere una popolazione stabile (ne abbiamo parlato nell’ebook di marzo 2023, “Demografia”). I dati riportano che nel 2022 si sono registrati due primati: per la prima volta la contrazione ha interessato tutte le prefetture giapponesi; e, inoltre, il numero dei decessi ha raggiunto il record di 1,56 milioni (le nascite sono state meno della metà, 771.801).
Ma in alcune città il totale degli abitanti è lievemente cresciuto vista la presenza di residenti stranieri: nel 2022 sono saliti a 289.500 unità, registrando un +10% rispetto al 2021. Uno studio dello scorso anno ha dimostrato come il Giappone abbia bisogno, entro il 2040, di un numero di lavoratori stranieri quattro volte superiore ai livelli del 2020, al fine di raggiungere gli obiettivi economici del governo e rispondere alla penuria di forza lavoro e alle carenze nel finanziamento di pensioni e assistenza sanitaria. Se, al pari dei suoi compagni di viaggio nel calo demografico Corea del Sud e Taiwan, il paese si è storicamente opposto all’arrivo degli stranieri, negli ultimi anni le autorità hanno aperto a nuove categorie di visti per motivi di lavoro.
Cina: vietato l’accesso ai diplomatici canadesi al processo di Kris Wu
Secondo quanto riferito dalla stampa cinese, l’ambasciata canadese a Pechino era stata informata in anticipo del processo d’appello della pop star Kris Wu, iniziato martedì scorso nella capitale della Repubblica popolare. Ma il governo canadese ha dichiarato che ai suoi diplomatici è stato negato l’accesso. Jeremie Berube, portavoce dell’agenzia governativa Global Affairs Canada, ha detto a Reuters che i funzionari consolari “hanno chiesto di partecipare, ma la richiesta è stata negata dalle autorità cinesi”. Lo scorso anno la star, ex membro di un gruppo K-pop e con una nascente carriera d’attore, è stata condannata a più di dieci anni di carcere per reati che includono lo stupro.
Myanmar: Aung San Suu Kyi trasferita agli arresti domiciliari
L’ex leader birmana Aung San Suu Kyi è stata trasferita dal carcere agli arresti domiciliari. La notizia di un suo possibile trasferimento circolava già da qualche giorno, ma è stata confermata venerdì all’Agence France-Presse da un funzionario della Lega nazionale per la democrazia (NLD), il partito di Suu Kyi. “È stata trasferita in un edificio di alto livello lunedì sera”, ha dichiarato il membro della NLD in condizione di anonimato. Altre fonti hanno detto che si trova in un complesso vip nella capitale Naypyidaw. Secondo il funzionario della NLD, inoltre, Suu Kyi ha incontrato il presidente della camera bassa Ti Khun Myat e dovrebbe tenere dei colloqui anche con Deng Xijuan, l’inviato speciale della Cina per gli affari asiatici che al momento si trova in Myanmar. Per il Nikkei Asia, la giunta militare al potere in Myanmar dal colpo di stato del febbraio 2021 potrebbe usare gli incontri con Suu Kyi come merce di scambio diplomatica.
A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno