I titoli di oggi:
- Mega conferenza per riportare l’economia cinese alla ‘normalità’
- Covid: Le proteste nelle università di Pechino spaventano il Partito
- Haikou la migliore città cinese in termini economici
- Cooperazione satellitare tra la Cina e gli altri paesi Brics
Il Consiglio di Stato cinese nella giornata di ieri ha tenuto una video conferenza nazionale sul tema della stabilizzazione economica. All’incontro hanno preso parte oltre 100mila partecipanti, tra funzionari di vari livelli, per porre enfasi sulla necessità di attuare in modo efficace le misure per salvaguardare le entità del mercato, l’occupazione, il sostentamento delle persone nonché mantenere l’economia entro livelli ragionevoli. Al vertice, presieduto dal premier Li Keqiang e dal vicepremier Han Zheng, erano presenti anche Sun Chunlan, Hu Chunhua e Liu He, gli altri tre vicepremier.
L’appuntamento (inusuale per il numero dei partecipanti) è stato l’ultimo di una serie di incontri che mirano a riavviare l’economia nazionale, in stallo a causa delle conseguenze delle misure restrittive previste dalla strategia Zero Covid e della guerra in Ucraina. Pur senza citare i lockdown draconiani che hanno interessato ampie parti della Cina, tra cui Shanghai, per il contenimento della variante Omicron, Li ha detto che “da aprile, gli indicatori come l’occupazione, la produzione industriale i consumi di elettricità e di merci sono diminuiti in modo significativo e, per alcuni aspetti, le difficoltà sono maggiori rispetto alla situazione del 2020”.
Il premier cinese ha sollecitato quindi un ritorno dell’economia alla normalità, raggiungendo i livelli economici pre-pandemici. Li ha elencato gli obiettivi dell’azione di governo, come quelli di assicurare una crescita economica nel secondo trimestre dell’anno e un abbassamento del tasso di disoccupazione. Ma ha ammesso che a causa delle difficoltà fronteggiate la crescita potrebbe disattendere l’obiettivo del 5,5% stabilito precedentemente per l’anno in corso.
Dalla giornata di oggi, il Consiglio di Stato invierà una task force in 12 province cinese per supervisionare l’attuazione delle politiche dei governi locali e l’adozione di misure supplementari. I governi locali dovranno infatti introdurre disposizioni per sostenere la ripresa del lavoro e della produzione, nonché politiche per proteggere l’occupazione e provvedimenti più puntuali per garantire il controllo dell’epidemia, senza sacrificare lo sviluppo economico e sociale. Gli indicatori economici dei 12 governi relativi al secondo trimestre saranno pubblicati in una statistica nazionale, per valutare la conformità delle misure adottate a livello locale alle direttive nazionali.
Covid: Le proteste nelle università di Pechino spaventano il Partito
Centinaia di studenti della Beijing Normal University e della Tsinghua University di Pechino si sono riuniti nei loro campus universitari per protestare contro le misure draconiane della politica Zero Covid. Agli studenti delle due migliori università della Cina è stato impedito per settimane di lasciare i loro campus poiché gli atenei hanno imposto una “bolla” Covid: nessuno può entrare o uscire e i pacchi contenenti cibo confezionato, alcol o vestiti acquistati online devono essere sanificati prima di essere prelevati dagli studenti. Ci sono forme di proteste anche sul web e social media, dove si leggono post di giovani utenti che chiedono quando e come si svolgeranno gli esami finali e quando potranno lasciare il campus per tornare a casa.
I due campus universitari sono gli osservati speciali del governo centrale. Come ricordato al Financial Times da Victor Shih, professore di politica cinese presso l’UC di San Diego, “l’Università di Pechino è stata il luogo di proteste politiche molto influenti in passato, anche negli anni ’80 culminate nelle proteste studentesche del 1989 che hanno reso necessaria una sanguinosa repressione da parte del governo cinese”.
I campus universitari sono stati chiusi per settimane a Pechino, mentre la città combatte per controllare un focolaio di Omicron che ha fatto registrare circa 1.600 infezioni dal 22 aprile. La manifestazione degli studenti è avvenuta il giorno dopo che la vicepremier Sun Chunlan, l’alto funzionario per il controllo della pandemia – la cui presenza nelle città in cui è scoppiato un cluster riflette in genere le priorità del governo centrale -, ha visitato Pechino questa settimana e ha esortato le autorità ad aderire rigorosamente alla politica di Covid Zero. Per questo non sono tollerati negligenze ed errori. Pechino ha punito una dozzina di funzionari, tra cui il capo dell’amministrazione postale di Pechino e otto funzionari della China Railway per non adottato tutte le misure per impedire la diffusione del virus. Ma la testa più importante che è saltata è quella di Yu Luming, capo della Commissione sanitaria municipale di Pechino. Yu è stato rimosso dal suo incarico ufficialmente per l’accusa di corruzione. La tempistica, però, è quantomeno sospetta.
Haikou la migliore città cinese in termini economici
Negli ultimi anni la provincia insulare cinese di Hainan ha assistito al verificarsi di grandi cambiamenti, di cui ha beneficiato in particolar modo il capoluogo Haikou. La città che ospita circa due milioni di persone lo scorso anno ha registrato la migliore prestazione economica tra i centri urbani cinesi, grazie all’afflusso di investimenti esteri. Secondo il rapporto Best-Performing Cities China 2021 del Milken Institute statunitense, Haikou è in cima alla lista, dopo aver saltato 19 posizioni dalla sua posizione nel 2020. La città ha beneficiato degli sforzi del governo centrale per rendere la regione il più grande porto di libero scambio del mondo, con un hub per i finanziamenti offshore e lo shopping duty-free che attira turisti e imprese per il suo regime fiscale competitivo a livello internazionale. Inoltre, Hainan sfrutta favorevolmente la sua posizione geografica: la provincia può infatti rafforzare i rapporti economici con l’Asean, il principale partner commerciale della Cina.
Cooperazione satellitare tra la Cina e gli altri paesi Brics
I Paesi che fanno parte del formato BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) hanno istituito una commissione sulla cooperazione spaziale, con l’obiettivo di avviare un sistema di condivisione di dati dei satelliti di telerilevamento tra i cinque Stati membri. La commissione guiderà il meccanismo di condivisione del telerilevamento per garantire lo sviluppo socioeconomico dei BRICS e affrontare sfide comuni, come il cambiamento climatico, il soccorso in caso di calamità e la protezione ambientale.
Il progetto rientra nelle necessità della Cina di proteggersi dai satelliti di Elon Musk, che potrebbero rappresentare una minaccia nazionale. Lo scorso dicembre, la Cina si era fortemente lamentata per il fatto che per due volte nel 2021 la Stazione spaziale cinese aveva dovuto spostarsi per una possibile collisione con uno dei satelliti Starlink. Secondo un documento pubblicato il mese scorso da Ren Yuanzhen, un ricercatore dell’Istituto di localizzazione e telecomunicazioni di Pechino sotto la forza di supporto strategico dell’Esercito popolare di liberazione, la Cina deve sviluppare una capacità anti-satellitare, che prevede un sistema di sorveglianza per tracciare e monitorare ogni satellite Starlink. Il ricercatore militare cinese sostiene che il Paese debba essere in grado di disabilitare o distruggere i satelliti Starlink di SpaceX se minacciano la sicurezza nazionale, attraverso una combinazione di metodi soft e hard kill.
A cura di Serena Console
Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.