In Cina e Asia – Mascherine “made in Xinjiang”

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Lo Xinjiang non è questione di diritti umani. E’ una questione di terrorismo. Con queste parole l’ambasciatore cinese a Londra, Liu Xiaoming, ha replicato ai microfoni della BBC dopo essere stato chiamato a spiegare alcune immagini video sul trattamento riservato ai detenuti uiguri. Solo di recente Pechino ha ammesso l’esistenza dei campi per la rieducazione, sorta di “scuole di formazione” pensate per correggere gli elementi radicalizzati e permetterne il reinserimento nella società, ma accusate di utilizzare metodi coercitivi. Stando al governo cinese, lo scopo dei centri è terminato lo scorso anno con la promozione di tutti gli “studenti”. Secondo varie testimonianze, tuttavia, il training starebbe continuando in fabbrica sotto forma di “lavoro carcerario”. Come rivela un servizio del NYT, con la diffusione del coronavirus, parte della manodopera uigura è stata sfruttata per la produzione di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI). Dai dati della National Medical Products Administration cinese si apprende che, mentre prima di Covid solo quattro società dello Xinjiang fabbricavano DPI, al 30 giugno, gli impianti coinvolti erano diventati 51. Di questi almeno 17 hanno aderito al programma di riabilitazione attraverso il lavoro. Mentre la produzione è pensata soprattutto per il mercato interno, il quotidiano ha rintracciato una spedizione di mascherine da una fabbrica dello Hubei – dove sono impiegati oltre 100 uiguri – allo stato americano della Georgia. Intanto, Washington ha aggiunto alla blacklist 11 aziende cinesi coinvolte nelle violazioni dei diritti umani delle minoranze islamiche, molte nel settore tessile e dell’elaborazione dei dati genetici [fonte NYT, NYT, BBC]

Nasce centro di ricerca dedicato al “Pensiero di Xi Jinping sulla diplomazia”

Si è tenuta ieri la cerimonia d’inaugurazione del primo centro di ricerca dedicato allo studio del “Pensiero di Xi Jinping sulla diplomazia”, il lascito ideologico del presidente declinato alla politica estera. L’evento, presieduto dal ministro degli Esteri Wang Yi, è servito a riaffermare i principi cardine della strategia diplomatica cinese: “sviluppo pacifico” e “comunità dal destino condiviso”. Wang ha quindi assicurato che la Cina promuoverà la cooperazione e la comunicazione internazionale per aiutare il mondo a comprendere meglio il “Xi pensiero.” Come spiegano i media statali, il pensiero sulla diplomazia di Xi Jinping è stato introdotto nel 2018 in occasione della Conferenza centrale sul lavoro in materia di affari esteri, durante la quale il leader ha affermato che “la politica estera cinese dovrebbe tendere alla rinascita nazionale nonché a riformare e migliorare il sistema di governance globale così da stabilire una migliore rete tra i partner internazionali”. Tutto ciò non implica evidentemente una rinuncia a potenziare i propri apparati militari in chiave “difensiva”. A settembre e aprile Pechino ha lanciato le prime due navi d’assalto anfibie di tipo 075, che costituiranno la punta di diamante di una forza di spedizione con funzioni analoghe a quelle dei Marines americani. Si tratta di piccole portaerei da 40mila tonnellate con alloggio per un massimo di 900 truppe e spazio per attrezzature pesanti e mezzi da sbarco. Un giorno si prevede che la Cina ne avrà almeno sette. Quindi “sviluppo pacifico”, si, ma senza tollerare compromessi quando si tratta di difendere la propria sovranità. Secondo gli esperti, le nuove navi hanno tutte le caratteristiche necessarie per permettere uno sbarco sull’isola di Taiwan. La riannessione dell’ex Formosa è stata definita da Xi un passo necessario verso la rinascita nazionale. [fonte CGTN, Reuters]

In Cina riaprono i cinema: 142.876 dollari di incassi

Un milione di yuan, ovvero 142.876 dollari. E’ quanto incassato lunedì al botteghino dopo la riapertura delle sale in tutte le zone a basso rischio del paese. Dopo oltre 170 giorni di chiusura forzata, circa 50mila persone sono confluite nei cinema a livello nazionale per un totale di oltre 6000 proiezioni. Stando alle prevendite, i tre film più gettonati sono stati Coco, Sheep Without A Shepherd e A First Farewell, l’attesa pellicola di primo film come regista di Lina Wang sulle difficoltà culturali incontrate dagli uiguri dello Xinjiang, dove il governo da anni spinge le minoranze locali ad assimilare lingua e costumi “cinesi doc”. Per motivi di sicurezza, ai cinema è stato chiesto di riempire le sale al 30% della loro capienza. Vietato inoltre bere e mangiare. Nel giro di poche ore l’hashtag “incassi al botteghino di 1 milione nel primo giorno di ripresa a livello nazionale” ha ottenuto 110 milioni di visualizzazioni su Sina Weibo. [fonte Gobal Times]

E-commerce: Primo tribunale cinese per le dispute internazionali

Hangzhou è diventata la prima città cinese a istituire un tribunale per gestire le controversie internazionali in materia di e-commerce. Il debutto è avvenuto mercoledì scorso e ha visto una piattaforma cinese di vendite online rispondere all’accusa di aver venduto un prodotto non conforme a quanto indicato nei messaggi pubblicitari dell’azienda. Il caso è stato aperto su richiesta di un cittadino singaporiano ed è il primo in Cina a coinvolgere una controversia transnazionale. Secondo Feng Xiaopeng, avvocato dello studio legale King & Wood Mallesons, il nuovo tribunale per il commercio internazionale aiuterà a gestire le dispute in maniera più professionale così da tutelare meglio i diritti dei consumatori. La scelta di Hangzhou non è casuale. Già sede di Alibaba, il capoluogo del Zhejiang è un importante hub tecnologico. [fonte Sixth Tone]

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