E’ giorno di bilanci per il governo di Pechino. Quest’oggi la Cina presenterà al Human Rights Council il suo rapporto sui diritti umani oltre la Muraglia, il primo dal 2013, mentre la diplomazia internazionale avrà l’opportunità di sollevare una serie di domande sulla regressione delle libertà personali sotto la leadership di Xi Jinping. In cima all’agenda spicca il giro di vite contro gli avvocati e la questione dei “centri di rieducazione” del Xinjiang, a cui di recente le autorità cinesi hanno tentato di dare una giustificazione giuridica in previsione dell’imminente vertice di Ginevra. Secondo uno studio pubblicato ieri dalla Jamestown Foundation, nel 2017 il budget destinato dalla regione autonoma islamica alla sicurezza è aumentato del 213%. Al contrario i dati sull’occupazione non hanno subito alcun miglioramento, nonostante le strutture siano ufficialmente destinate alla formazione professionale. “La Cina si oppone alla politicizzazione dei diritti umani e ai doppi standard, e sostiene l’equità e la giustizia internazionali,” premette il rapporto sottoposto preventivamente al Consiglio.
Hong Kong, chiuso l’ultimo negozio di “libri proibiti”
E anche l’ultimo negozio di “libri proibiti” ha chiuso i battenti. People’s Bookstore, nota libreria di Hong Kong specializzata in testi politicamente sensibili, è stata costretta a sospendere le attività pochi giorni fa. Secondo fonti del Guardian, le pressioni del governo cinese hanno indotto il proprietario Paul Tang alla triste decisione, a tre anni dalla sparizione dei cinque librai di Causeway Bay “rapiti” dai servizi cinesi. Il pluralismo politico e sociale dell’ex colonia inglese vive un periodo di crisi. Lo dimostrano in ordine di tempo, la clamorosa espulsione del corrispondente del FT e l’annullamento della mostra del noto fumettista-dissidente Badiucao. Dalla repressione di Piazza Tian’anmen al maxi-scandalo di Bo Xilai: le storie più dibattute degli ultimi anni hanno reso il noto bookstore hongkonghese, meta dello shopping di studiosi, uomini d’affari ma anche funzionari governativi curiosi. Tanto che ai tempi d’oro si vendevano anche 400 libri al mese.
Pechino controlla il traffico internet globale
Qualcuno a Pechino potrebbe stare ricevendo e leggendo le nostre mail prima di noi. E’ quanto rivela lo studio “China ’s Maxim – Leave No Access Point Unexploited: The Hidden Story of China Telecom’s BGP Hijacking,” redatto da Chris C Demchak del US Naval War College e Yuval Shavitt della Tel Aviv University. Secondo l’indagine, il governo cinese starebbe sistematicamente dirottando il traffico internet avvalendosi di un attore apparentemente più innocuo delle temute Huawei e Zte: il colosso statale delle telecomunicazioni China Telecom, che grazie alle falle del Border Gateway Protocol (BGP) – il protocollo di routing Internet nato con l’intento di snellire le rotte congestionate dirottando il flusso su quelle con maggiore capacità – riesce a incanalare il traffico attraverso punti di controllo noti come Points of Presence (PoP). E China Telecom ne ha moltissimi di PoP negli Usa e in Europa, mentre le compagnie estere non ne possono avere oltre la Muraglia per ragioni di “sicurezza interna”. Già nel 2010 la US-China Economic and Security Commission stimava che il 15% del traffico globale veniva reindirizzato verso la Cina prima di giungere a destinazione. Tra le vittime ci sarebbe anche un istituto di credito anglo-americano con base a Milano.
Al via i lavori per la prima centrale nucleare galleggiante
Secondo Qilu Evening News, Pechino ha avviato i lavori per la sua prima centrale nucleare galleggiante nella città di Yantai, nello Shandong. Il progetto, che si avvale di un budget di 2 miliardi di dollari, prevede la costruzione di un reattore da 400 megawatt in grado di fornire energia pulita a 200.000 famiglie. Una volta completato nel 2021, l‘impianto potrà essere utilizzato per alimentare “città costiere, isole, piattaforme offshore e aree remote”. Lo scorso maggio, il People’s Daily ha rivelato un piano per la costruzione di 20 centrali galleggianti nelle acque contese del Mar cinese meridionale, dove Pechino ha espanso e militarizzato una serie di atolli un tempo disabitati.