I titoli di oggi:
- L’Olanda ordina la chiusura delle stazioni di polizia cinesi
- Hong Kong accoglie i leader della finanza mondiale
- Cina: nuova stretta sull’advertising, colpite le star
- Pechino lancia piano quinquennale per la realtà virtuale
- Cina: crollano del 30% i reati gravi
- Taiwan: indignazione per il danneggiamento di pezzi Ming
- La Corea del Sud risponde al dieci proiettili balistici nordcoreani
- Gli Usa schiereranno i B-52 in Australia
I Paesi Bassi hanno ordinato la chiusura delle stazioni di polizia cinese aperte nel paese senza il consenso delle autorità locali. Gli uffici – presenti ad Amsterdam e Rotterdam – sono nati ufficialmente per prestare assistenza agli immigrati cinesi ma, secondo un’inchiesta di Safeguard Defenders, sarebbero altresì coinvolti nelle operazioni di intimidazione e rimpatrio dei dissidenti cinesi all’estero. L’Ong con base in Spagna ha idividuato 56 strutture simili in varie parti del mondo, compresa l’Italia. Mentre sono diversi i paesi ad aver avviato indagini per appurare la natura delle postazioni, i Paesi Bassi sono il primo stato a chiederne lo smantellamento.
Hong Kong accoglie i leader della finanza mondiale
Oltre 200 leader di istituzioni finanziarie internazionali – da JP Morgan a Stanley – sono confluiti stamani a Hong Kong per il Global Financial Leaders’ Investment Summit. Per la regione amministrativa speciale – ufficialmente in recessione – il vertice rappresenta un importante banco di prova per valutare l’impatto dei danni provocati dalle turbolenze politiche e dal Covid. Il nuovo leader locale John Lee – che recentemente ha annunciato un pacchetto di misure pro-business – ha definito l’ex colonia britannica “l’unico posto al mondo dove coincidono i vantaggi globali e quelli cinesi”. Ma se sia davvero ancora così è tutto da vedere. A poche ore dall’apertura dell’evento è già polemica per le affermazioni di Fang Xinghai, vice-presidente della China Securities Regulatory Commission (CSRC), che ha invitato i presenti a non leggere quanto riportano i media internazionali in quanto inattendibili.
Cina: nuova stretta sull’advertising, colpite le star
Altri guai per le celebrità cinesi. Secondo nuove regole emesse da sei ministeri, agli influencer non sarà più permesso di pubblicizzare prodotti in alcuni specifici settori, tra cui tutoraggio privato, alimentazione salutare, tabacchi, assistenza sanitaria e attrezzature mediche. I provvedimenti vietano espressamente l’advertising attraverso social media, spot televisivi, live streaming e interviste. Praticamente tutti i canali impiegati dalle star per le inziative promozionali. “Le celebrità dovrebbero praticare consapevolmente i valori fondamentali del socialismo nelle loro attività di promozione pubblicitaria”, recita il comunicato riportato dai media statali, “le attività dovrebbero essere conformi alla morale sociale e alle virtù tradizionali”.
La stretta sulla pubblicità ingannevole e diseducativa coincide con il ritorno in auge della “prosperità comune”, la “lotta di classe” del nuovo millennio. Proprio un paio di giorni fa Xi Jinping, in visita nello Henan, si era rivolto alle nuove generazioni: “Il socialismo cinese si vince con il duro lavoro, le lotte e persino il sacrificio di vite. Questo non era vero solo in passato, ma lo è anche nella nuova era”, ha sentenziato il presidente.
Pechino lancia piano quinquennale per la realtà virtuale
Cinque uffici amministrativi cinesi, tra cui il Ministero dell’industria e della tecnologia dell’informazione, hanno emesso congiuntamente un piano d’azione quinquennale (2022-2026) con l’obiettivo di potenziare ulteriormente le applicazioni industriali della realtà virtuale (VR). In particolare la nuova tecnologia – che comprende la realtà aumentata e la realtà mista – verrà sfruttata per migliorare la capacità di innovazione e portare benefici nella vita reale. Secondo la road map, nel 2026 il settore dovrebbe superare per valore i 350 miliardi di yuan (48,1 miliardi di dollari). Entro quello stesso anno la Cina punta a dotarsi di 100 aziende specializzate nonché a esportare all’estero 25 milioni di dispositivi VR.
Cina: crollano del 30% i reati gravi
Il crimine in Cina non ha più l’aspetto che aveva dieci anni fa. Secondo Caixin, nell’ultimo decennio il numero di reati violenti è diminuito, mentre sono emerse diverse fattispecie di reati minori che hanno messo sotto pressione il sistema giuridico. Il diritto penale del Paese è stato ampliato, con l’aggiunta di 27 nuovi reati perlopiù minori, come la guida in stato di ebbrezza. Tra il 2013 e il 2021 omicidi, rapine e rapimenti sono diminuiti del 30% circa, secondo la Corte Suprema del Popolo cinese, mentre l’85% delle condanne penali del 2021 si è concluso con una pena inferiore ai tre anni di reclusione. Secondo il professore di diritto all’Università Normale di Pechino, Lu Jianping, questi cambiamenti rifletterebbero il rafforzamento della governance del Paese e il miglioramento della capacità di enforcement delle leggi attraverso l’impiego di tecnologie come i big data e il cloud computing. Il docente spiega che la scarsa applicazione del criterio di specificità nella gestione dei reati minori fa sì che la polizia segua le stesse procedure per i reati minori e per i crimini, portando spesso a fermi eccessivi. Sembra però che il sistema stia andando verso una migliore razionalizzazione giuridica e una maggiore indulgenza verso questa tipologia di violazioni, come dimostra l’emanazione di nuove norme sulla cauzione a settembre da parte della Corte Suprema.
Taiwan: indignazione per il danneggiamento di pezzi Ming
Il museo nazionale di Taiwan ha ammesso il danneggiamento di tre manufatti delle dinastie Ming e Qing, per un valore di 77 milioni di dollari. Gli oggetti in questione– una ciotola, una tazza da tè e un piatto – sono stati coinvolti in tre distinti incidenti negli ultimi 18 mesi, ma la notizia è cominciata a circolare pubblicamente solo la scorsa settimana. Il Palace Museum di Taipei ospita la più grande collezione di pezzi d’arte cinese al mondo: cimeli portati sull’isola dai nazionalisti e sottratti alla barbarie della Rivoluzione culturale. Ma che la Cina considera sui. Il museo ha ammesso che i danni sono attribuibili in parte alla negligenza del personale. La notizia, visualizzata oltre 600mila volte su Weibo, ha suscitato la reazione indignata dei netizen cinesi. C’è chi sostiene che ora sia anche più urgente portare a termine la riunificazione di Taiwan.
La Corea del Sud risponde al dieci proiettili balistici nordcoreani
Aerei da guerra sudcoreani hanno lanciato tre missili aria-terra oltre il confine marittimo con il Nord, in risposta al lancio da parte di Pyongyang di almeno un missile balistico a corto raggio oltre la medesima linea di demarcazione, per la prima volta dal 1945. Lo hanno riferito le forze armate sudcoreane, secondo cui il missile nordcoreano – parte di una salva di circa dieci proiettili balistici lanciati dal Nord nelle scorse ore – si sarebbe inabissato a soli 60 chilometri dalla costa della Corea del Sud. Il presidente sudcoreano, Yoon Suk-yeol, ha promesso oggi una risposta “rapida e ferma” alle “provocazioni” di Pyongyang.
Gli Usa schiereranno i B-52 in Australia
L’aeronautica statunitense si prepara a schierare fino a sei bombardieri B-52 a capacità nucleare nel nord dell’Australia. Secondo un’inchiesta prodotta da Four Corners, gli USA stanno costruendo infrastrutture aeree nella base di Tindal, vicino Darwin. Al crescere delle tensioni con la Cina, infatti, l’Australia settentrionale è stato identificata come un’area strategica per il progetto statunitense da 100 milioni di dollari, che sarà completato entro la fine del 2026. Si tratterebbe dell’ennesimo tentativo di Washington di rafforzare la sua presenza nella regione dell’Indo-Pacifico con funzione di contenimento anti-cinese. “La possibilità di schierare bombardieri dell’US Air Force in Australia invia un forte messaggio agli avversari sulla nostra capacità di proiettare una potenza aerea letale”, ha dichiarato l’Air Force statunitense a Four Corners. Secondo il ricercatore del Nautilus Institute Richard Tanter siamo di fronte a “una grande espansione dell’impegno australiano nel piano di guerra degli Stati Uniti contro la Cina”.
A cura di Alessandra Colarizi; ha collaborato Agnese Ranaldi
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.