La trasmissione del coronavirus è avvenuta probabilmente dai pipistrelli all’uomo attraverso un altro animale. E’ quanto sostiene lo studio realizzato congiuntamento dall’Oms e dagli esperti cinesi che hanno partecipato alle indagini sul campo nel mese di gennaio. La ricerca, non ancora divulgata ma consultata in via ufficiosa da diversi media internazionali, ha tenuto presente quattro possibili scenari, compreso quello di una diffusione attraverso la catena del freddo (definito “possibile ma non probabile”) e l’eventualità che il virus sia uscito dal celeberrimo laboratorio di Wuhan. Ipotesi quest’ultima ritenuta “estremamente improbabile”. Non è chiaro se lo studio, che sarebbe dovuto essere pubblicato giorni fa, sarà sottoposto a ulteriori modifiche. Proprio ieri il segretario di stato americano Antony Blinken ha espresso preoccupazione per le presunti pressioni politiche a cui è stato sottoposto il team di esperti, “compreso il fatto che il governo di Pechino ha apparentemente contribuito a scrivere” il report. [fonte AP, CNN]
Storico accordo tra la Cina e l’Iran
Telecomunicazioni, infrastrutture ferroviarie e portuali ma anche servizi sanitari, investimenti energetici ed esercitazioni militari. Sono alcuni dei settori compresi nel maxi-accordo da 400 miliardi di dollari siglato nel weekend da Cina e Iran. O almeno è quanto si pensa sulla base delle indiscrezioni circolate nell’ultimo anno sulla stampa internazionale, perché in realtà i comunicati ufficiali non menzionano obiettivi numerici, limitandosi a preannunciare l’avvio di una “cooperazione economica e culturale a lungo termine”. Ma, secondo una bozza del trattato – pubblicata dal NYT -, sembra che oltre ai rituali investimenti infrastrutturali in ballo ci siano anche sinergie nello sviluppo di tecnologia militare e tra le rispettive agenzie di intelligence. L’agenzia di stampa semiufficiale Tasnim, stando alla quale il governo iraniano reciprocherà in petrolio, parla persino dell’istituzione di una banca sino-iraniana, verosimilmente utilizzabile per eludere le sanzioni. Annunciato in occasione della visita a Teheran del ministro degli Esteri cinesi Wang Yi, l’accordo sembra tracciare la roadmap per la cooperazione bilaterale nei prossimi 25 anni. Nel 2016 le due parti si sono impegnate ad aumentare gli scambi commerciali di dieci volte nel prossimo decennio così da raggiungere il traguardo dei 600 miliardi di dollari. Da allora i rapporti tra Pechino e Teheran hanno vissuto un periodo complicato a causa della reimposizione delle sanzioni americane dopo la rottura dell’accordo sul nucleare. Infatti, se la Cina si è imposta come l’unico partner di rilievo disposto a sfidare le ritorsioni statunitensi, il regime sanzionatorio ha limitato l’ambito della cooperazione. Il caso Huawei- SkycomTech ne è la prova. Senza contare che in alcuni casi l’annuncio di nuovi progetti è rimasto lettera morta. Ecco perché il nuovo ambizioso piano sta suscitando reazioni contrastanti tra la comunità locale. C’è chi lamenta l’inaffidabilità degli investimenti cinesi, chi invece paventa una svendita del paese. Ma i compromessi economici potrebbero essere compensati dai vantaggi politici. Pensiamoci: l’appoggio cinese non sarà risolutivo, ma permettere a Teheran di negoziare con l’amministrazione Biden avendo le spalle coperte. [fonte WSJ, GT, NYT]
La “Tesla cinese” interrompe la produzione per mancanza di chip
La “Tesla cinese” Nio sarà la prima startup cinese delle auto elettriche a sospendere temporaneamente la produzione a causa della carenza di chip. Secondo quanto annunciato dall’azienda nel weekend, lo stop – che durerà cinque giorni – inciderà verosimilmente sugli obiettivi per il primo semestre, quando è prevista la consegna di circa 19.500 veicoli rispetto ai 20.000-20.500 delle stime iniziali. A marzo il competitor Xpeng aveva affermato di avere forniture per due tre mesi e che nel breve termine la crisi globale dei semiconduttori non avrebbe compromesso le attività produttive. Ma secondo un analista consultato dal Global Times, “i chip utilizzati da ciascuna compagnia sono diversi. Alcune case automobilistiche stanno ancora lottando ed è una questione di tempo prima che le principali aziende cinesi di veicoli elettrici intelligenti affrontino rallentamenti della produzione”. Tenendo conto dei fattori stagionali la situazione potrebbe migliorare nel terzo trimestre. Intanto, per sopperire agli intoppi della supply chain, le società automobilistiche cinesi stanno cercando di realizzare microchip in-house. [fonte GT]
Shenzhen prima città cinese a definire gli abusi sessuali
Shenzhen è diventata la prima città cinese a definire il concetto di abusi sessuali. Secondo le linee guida rilasciate dal governo municipale, per molestie si intende quei comportamenti sessuali inappropriati espressi sotto forma di comunicazione orale o scritta, invio di immagini inappropriate o comportamento fisico indesiderato. Con i nuovi provvedimenti, gli enti governativi, le imprese, le scuole e le altre organizzazioni pubbliche sono tenute a stabilire un sistema “standardizzato e praticabile” per prevenire le molestie sessuali, gestire le denunce e indagare sui casi. Sono previste anche direttive su come aiutare le vittime di molestie a tutelare la loro privacy, come evitare che le vittime vengano colpevolizzate e su come offrire servizi di supporto adeguati. Secondo un sondaggio del Women’s Research Institute presso la All-China Women’s Federation (ACWF), nel 2010 il 7,8% delle donne intervistate aveva subito molestie sessuali sul lavoro o nei luoghi di studio. Una legge contro gli abusi sessuali esiste fin dal 2005, ma come spesso accade Le nuove linee guida serviranno a colmare le lacune che intralciano la giustizia nella fase applicativa. [fonte SCMP]
Per la prima volta in 52 anni Hong Kong non trasmetterà gli Oscar
Per la prima volta in 52 anni, l’emittente di Hong Kong TVB non trasmetterà la serata degli Oscar. Motivo? Secondo un portavoce della società, per “ragioni commerciali” quest’anno non sono stati richiesti i diritti di trasmissione. La programmazione del canale in lingua inglese Pearl – che fino a oggi aveva l’esclusiva – prevede che il 26 aprile nella stessa fascia oraria verrà invece mandato in onda il film del 2001 Black Hawk Down. Ma il ritocco del palinsesto è più verosimilmente attribuibile a calcoli politici. A preoccupare le autorità parrebbe essere la candidatura a miglior documentario di “Do Not Split”, corto dedicato alle proteste di Hong Kong, e la partecipazione della regista sino-americana Chloe Zhao, criticata oltre la Muraglia per un suo commento sulla scarsa trasparenza del sistema politico cinese. Secondo indiscrezioni di Bloomberg, anche nella Cina continentale quest’anno la premiazione non verrà trasmessa in diretta, mentre ai media è stato chiesto di non dare visibilità all’evento. Ma che le misure restrittive abbiano raggiunto la regione amministrativa speciale la dice lunga sullo stato in cui verte la libertà di espressione dall’imposizione della legge sulla sicurezza nazionale. [fonte The Standard]
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.