I titoli della nostra rassegna di oggi:
– Il voto per la prossima leadership sarà segreto
– Hong Kong, continua lo stallo
– Meng Hongwei nuovo capo dell’Interpol: accuse da Amnesty
– Pechino punta sul regionalismo eurasiatico approfittando della presidenza Trump
– Modi in Giappone per rafforzare la cooperazione bilaterale Il voto per la prossima leadership sarà segreto
Il prossimo congresso del Partito Comunista, il 19esimo, che si terrà nel 2017, vedrà i membri del partito comunista agire come delegati e votare per i componenti degli organi centrali del partito. Saranno però elezioni segrete in tutto e per tutto: le operazioni di voto si concluderanno a giugno e non sarà resa pubblica la lista dei candidati, contrariamente a quanto accaduto invece nel 2012, anno dell’elezione della leadership a guida di Xi Jinping. Il partito allora aveva disposto un accesso limitato alle informazioni e permesso ai media di seguire parti del processo di elezione. Nel 2017, però, questo non accadrà: secondo quanto stabilito dall’ultimo plenum del Pcc, i quadri saranno scelti in base a merito, capacità e “fede politica”, e non come paventato dall’ex presidente Hu Jintao, per “nomina pubblica e elezione diretta”. Xi Jinping serra ancora i ranghi.
Hong Kong, continua lo stallo
A Hong Kong continua lo stallo tra autorità cinesi e politici localisti. Nelle scorse settimane Pechino ha di fatto bloccato la nomina di due deputati indipendentisti di Hong Kong per irregolarità nella procedura di giuramento. La polemica non si è placata e nuove tensioni sono esplose a ottobre in occasione dell’elezione del nuovo presidente del Legislative Council, Andrew Leung politico pro-Pechino. Ora nel mirino ci sono 15 parlamentari, accusati di aver usato la cerimonia di giuramento sulla Legge fondamentale come occasione di insulto alla Cina. A chiarire che potrebbero esserci conseguenze su questi parlamentari è stato il rappresentante di Pechino a Hong Kong, Wang Zhenmin. Nella mattinata di mercoledì, la seduta del Legislative Council è stata nuovamente sospesa dopo che un altro deputato democratico è stato allontanato dall’assemblea per aver usato il tempo a sua disposizione per interrogare Leung sul suo rapporto con Pechino. E ora c’è chi da Hong Kong chiede a Pechino di mettere in atto l’articolo 23 della legge fondamentale, che riguarda la legislazione per sopprimere ogni atto di sovversione contro la madrepatria. Il caso ha sollevato una crisi costituzionale nell’ex colonia cinese. E Pechino potrebbe cogliere l’occasione per proseguire con la sua agenda per limitare ulteriormente l’indipendenza di Hong Kong.
Meng Hongwei nuovo capo dell’Interpol: accuse da Amnesty
Meng Hongwei, ex vice ministro per la pubblica sicurezza cinese dal 2004 è stato nominato direttore dell’Interpol. È il primo cittadino cinese a occupare la posizione. Nel curriculum di Meng c’è anche la direzione della polizia militare cinese, impiegata nelle aree più turbolente del paese, dal Tibet al Xinjiang e al confine nordcoreano. La notizia è stata subito criticata da Amnesty International: è preoccupante, ha dichiarato Nicholas Bequelin responsabile per l’Asia orientale della ong, data la storia di abusi dei diritti umani della polizia cinese. Tra le accuse, le confessioni forzate e il ricorso documentato alla tortura.
Pechino punta sul regionalismo eurasiatico approfittando della presidenza Trump
Dopo un viaggio di una settimana in visita in Russia e Asia Centrale, il primo ministro ministro Li Keqiang torna a Pechino forte di una serie di proposte per rafforzare i rapporti tra Cina e i paesi dell’Eurasia. In particolare il rapporto tra l’ex impero di mezzo e le ex repubbliche sovietiche passerà dalla Shanghai Cooperation Organization (Sco), organismo di cooperazione economica e di sicurezza a guida russo-cinese. Al 15esimo meeting della Sco i paesi membri hanno deciso di sviluppare un apparato di sicurezza comprensivo comune migliorando lo scambio di informazioni per il rispetto della legge e la sicurezza dei cittadini. La Cina mostra interesse nei processi di integrazione regionale, anche con il piano di rotte commerciali della nuova via della Seta. E la presidenza Trump, e un’America che si ritira dall’Asia, potrebbe segnare un’opportunità geopolitica per Pechino.
Modi in Giappone: più cooperazione
Il primo ministro Narendra Modi è in visita ufficiale in Giappone. I due paesi sigleranno un accordo di cooperazione sul nucleare civile e discuteranno di come migliorare la cooperazione commerciale, di sicurezza e le politiche di investimento. Modi incontrerà il suo omologo Shinzo Abe e sarà ricevuto dall’Imperatore. Modi salirà poi su uno shinkansen, un treno ad alta velocità, per testare di persona la tecnologia che sarà impiegata sulla ferrovia Mumbai-Ahmedabad — i cui materiali saranno forniti da Kawasaki Heavy. «India e Giappone condividono una tradizione buddhista, valori democratici e impegno per un ordine mondiale aperto, inclusivo e fondato sulle regole», ha spiegato Modi. I due paesi cercano di rafforzare la cooperazione bilaterale anche in funzione di contenimento della Cina e per Abe, sarà un’occasione di esportare la tecnologia nucleare a cinque anni da Fukushima.