L’inquinamento colpisce le province costiere cinesi
Ritorna l’inverno in Cina e con esso anche l’inquinamento che colpisce le principali aree metropolitane del paese. Al di là dei proclami governativi e di ricerche che dimostrano un lieve miglioramento della qualità dell’aria, la verità è sotto gli occhi di chi qui ci vive. Alcuni cittadini di Nanchino, intervistati dal South China Morning Post, hanno detto di essersi risvegliati in una città soffocata da una coltre di smog che riduceva la visibilità a pochi metri. “In strada ero accecata dalla nebbia e non riuscivo a distinguere se fosse notte o giorno”, ha raccontato una signora di Nanchino. Nei giorni scorsi smog e nebbia hanno inghiottito numerose province costiere del paese, causando la chiusura di autostrade, aeroporti e terminal dei traghetti. A Nanchino e Yangzhou, le città più colpite nella provincia del Jiangsu, è stato lanciato l’allarme rosso, il più alto nella scala di inquinamento dell’aria. Il Jiangsu Meteorological Bureau ha ricordato ai cittadini, in particolare anziani e bambini, di ridurre l’attività all’aperto e di prendere misure preventive per proteggersi dagli effetti dell’inquinamento, come l’uso della mascherina e l’acquisto di purificatori dell’aria.
Male preoccupata per l’indebitamento con Pechino
Il nuovo Ministro della Finanze maldiviano Ibrahim Ameer ha accusato la Cina di portare avanti progetti infrastrutturali con un costo finale notevolmente superiore quello inizialmente pattuito. L’amministrazione del nuovo presidente maldiviano Mohamed Solih, insediatosi il mese scorso, è al lavoro per revisionare i contratti firmati dal precedente presidente, nel timore che l’arcipelago stia affossando per colpa dei debiti contratti con Pechino. Negli ultimi cinque anni, gli investimenti cinesi hanno permesso la costruzione di un ponte che collega la capitale Male con l’aeroporto principale, così come l’ampliamento di quest’ultimo. “Dato lo stato avanzato dei progetti, il governo maldiviano non può tirarsi indietro e l’unica cosa da fare è andare avanti e ridurre i costi futuri”, ha detto Ameer. Un esempio è l’appalto per la costruzione di un ospedale a Male, vinto dai cinesi con un progetto del costo di 140 milioni di dollari, molto più alto rispetto ai 54 milioni richiesti da un gruppo concorrente. Continuano dunque le critiche internazionali rivolte alla Cina, accusata dell’indebitamento mediante progetti infrastrutturali dei paesi più piccoli lungo la Nuova Via della Seta.
Tesla vende sempre meno in Cina
Secondo uno studio del China Passenger Car Association, in ottobre, Tesla ha venduto solamente 211 macchine in Cina, un calo del 70% rispetto ad un anno fa. Motivo principale dietro il crollo delle vendite nel più grande mercato automobilistico al mondo sarebbe appunto la guerra commerciale in atto tra Washington e Pechino che avrebbe causato ingenti perdite al produttore di auto elettriche statunitense. Tesla, che importa tutte le macchine vendute in Cina, ha sofferto il contraccolpo dell’aumento delle tariffe di importazione sulle auto del 40%. L’azienda americana avrebbe preso la decisione di rendere “più accessibili” i modelli X e S nel mercato cinese, così da attrarre un pubblico più ampio e ridurre il danno causato dall’aumento dei dazi.