La Commissione nazionale per la supervisione ha terminato le indagini sulla morte di Li Wenlinag, il medico whistleblower stroncato dal virus il 7 febbraio dopo essere stato trattenuto dalla polizia per aver diffuso su Wechat la notizia del contagio prima che venisse resa pubblica dalle autorità. Il decesso del 34enne ha scatenato la reazione indignata dell’opinione pubblica, già ferita dalla scarsa trasparenza dimostrata dal governo nella gestione dell’epidemia. Dalle ricerche, durate un mese, si apprende che la polizia di Wuhan avrebbe “impartito istruzioni improprie” e seguito procedure di applicazione della legge “irregolari”. Ma l’entità dei provvedimenti presi difficilmente basterà a vendicare la memoria di Li. Oltre a ritirare la lettera di rimprovero che l’oculista è stato costretto a sottoscrivere, il dipartimento di Pubblica Sicurezza della città ha annunciato che il vice capo della stazione di polizia coinvolta ha ricevuto una nota di demerito mentre un altro ufficiale è stato redarguito. Beffa finale, mentre la squadra investigativa ha concluso che Li “non aveva l’intenzione di disturbare l’ordine pubblico”, le informazioni condivise [riguardo a nuovi casi di SARS] non sarebbero state verificate e “non erano coerenti con la situazione attuale in quel momento”. Come riconosce anche il tabloid nazionalista Global Times, “alcune persone potrebbero non essere soddisfatte dalla decisione di revocare soltanto l’ordine di rimprovero”. Ma, una volta conclusa la crisi, le autorità promettono indagini più approfondite… [fonte: SCMP, Bloomberg]
Covid-19: la ripresa economica passa per l’urbanizzazione
Come nel 2008, in Cina, la ripresa economica potrebbe essere ancora una volta trainata dagli investimenti. Lo suggeriscono nuove disposizioni del Consiglio di Stato mirate a snellire le procedure amministrative in materia di gestione della terra. A tutte le province sarà consentito di utilizzare terreni agricoli non già classificati come “terra arabile permanente” per fini di sviluppo senza il bisogno di ottenere l’approvazione del governo centrale. Secondo un progetto pilota della durata di un anno, maggiori concessioni saranno estesa alle province del Guangdong, Zhejiang, Jiangsu, Anhui e alle municipalità di Pechino, Tianjin, Shanghai, e Chongqing, che potranno destinare ai nuovi progetti anche la “terra arabile permanente”. Le nuove misure, che puntano ad accelerare il processo di urbanizzazione, non intaccano il sistema di quote annuali sull’uso del suolo alle quali i governi locali dovranno continuare ad attenersi per tutelare i terreni agricoli. Stando agli esperti, si tratta di un piccolo ritocco che, pur lasciando a Pechino l’ultima parola sull’approvazione delle grandi opere, innescherà cambiamenti di vasta portata tanto nello sviluppo urbano del paese quanto nella situazione fiscale dei governi locali, economicamente dipendenti dalla vendita della terra. [fonte: SCMP]
Covid-19 mette a dura prova le aziende straniere
A causa di covid-19, quasi un terzo delle aziende straniere localizzate nel sud della Cina si trova a corto di forniture. Lo rivela un’indagine condotta dalla Camera di Commercio americana tra il 9 e il 14 marzo, secondo la quale il 15% delle 237 aziende estere intervistate avrebbe già esaurito i rifornimenti. Poco più della metà ha visto la propria capacità produttiva venire “leggermente” compromessa a causa dell’interruzione della catena di approvvigionamento, mentre il 42% ha definito l’impatto delle misure anticrisi “moderato”. Il 6% ha affermato di essere stato “gravemente” danneggiato. Le cause sono molteplici. Per il 60% dei rispondenti, il problema principale sta nell’interruzione dei trasporti e della logistica, seguito dalla carenza di forniture (16%) e dall’insufficienza di manodopera. Tutti gli intervistati hanno riferito che il coronavirus ha in qualche modo influenzato i loro rifornimenti, con l’89% fiducioso in una ripresa nell’arco di uno tre mesi, mentre l’11% prevede difficoltà per almeno sei mesi. [fonte: SCMP]
Alibaba offre a Italia e Francia un software per la scansione del torace
Dopo aver spedito 2 milioni di mascherine al Belgio, il colosso dell’e-commerce Alibaba ha offerto a Italia e Francia il proprio software di apprendimento automatico per le scansioni del torace. Secondo l’azienda – già presente in Europa con i suoi servizi retail e di pagamento digitale -il software, sviluppato in-house e già testato in Cina su 5.000 pazienti, è in grado di diagnosticare il coronavirus in 20 secondi e con un’accuratezza del 96%. Stando al Global Times, l’offerta sarebbe “gratuita”. La creatura di Jack Ma non è l’unica società cinese ad aver puntato il Vecchio Continente, colpito duramente dall’epidemia. Di pochi giorni fa, la proposta con cui il gigante delle telecomunicazioni Huawei si è detto pronto a fornire funzionalità di videoconferenza e connettività wireless per gli ospedali italiani e le unità di crisi, mentre il motore di ricerca Baidu ha in cantiere un algoritmo per analizzare la struttura biologica del virus. Non è escluso che la postura ostile mantenuta da Trump nei confronti dell’Europa faciliterà la penetrazione cinese nel continente a svantaggio dei competitor americani già attivi nella diagnostica, come Google. [fonte: Bloomberg]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.