Le cinque attiviste femministe cinesi sono state rilasciate su cauzione. Jiang Jiemin, uomo vicino a Zhou Yongkang, ammette le proprie colpe. Il governo di Pechino cerca censori online tra i giovani appassionati di social network. Narendra Modi, da Berlino, si propone come protagonista della prossima conferenza sui cambiamenti climatici. Rientra in patria il giornalista giapponese accusato di diffamazione contro Park Geun-hye. CINA – Libere! Ma da che cosa?
Rilasciate su cauzione le cinque femministe arrestate nei giorni immediatamente all’8 marzo scorso perché volevano distribuire nei mezzi pubblici adesivi e volantini contro la violenza sessuale. In questo mese richieste per il loro rilascio si sono alzate da tutte le parti. Persino la Clinton lo aveva chiesto in un tweet.
Uno degli avvocati ha dichiarato che le cinque rimarranno sotto osservazione per un anno. La polizia si riserva il diritto a ulteriori interrogatori, quindi non potranno viaggiare senza prima avvertire le autorità. Le ragazze hanno tra i 25 e i 33 anni.
CINA – Ammissione di colpevolezza per Jiang Jiemin
“Le mie proprietà di famiglia sono molto aldilà di quello che mi sarei potuto permettere con le mie entrate legali”, Con queste parole Jiang Jiemin ha ammesso la sua colpevolezza di fronte alla corte e ha espresso il suo pentimento. Jiang è l’ex direttore della Commissione di Supervisione e Amministrazione delle Imprese di Stato (Sasac) e l’ex presidente della più grande compagnia petrolifera del Paese, la Cnpc.
Nonché un sodale dell’ex numero 9 del partito Zhou Yongkang, anch’esso in attesa di processo. Jiang è accusato per corruzione (oltre 2 milioni di euro) e abuso di potere. Il cerchio si fa ancora più stretto attorno a Zhou Yongkang, ma la sua è un’affermaione che potrebbero fare in molti. Lo stesso presidente Xi Jinping ha un salario di circa 1700 euro, un po’ pochino anche solo per mantenere la figlia ad Harvard.
CINA – AAA Censori cercasi
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Il Partito cerca dieci milioni di giovani per “diffondere energia positiva” sui social media. Sul web girerebbe un documento della Lega dei giovani comunisti datato 13 febbraio che chiede che almeno il 20 per cento dei membri sia reclutato come “volontario per la ciber-civilizzazione”, ovvero per lodare e difendere il governo online.
La Cina ha ormai 650 milioni di utenti internet, milioni dei quali sono già conosciuti come l’esercito dei 5 mao proprio a causa del loro lavoro. Riceverebbero cinque mao (meno di un dieci centesimi di euro) per ogni commento a difesa del governo. Apparentemente non sono abbastanza. E il governo non è più intenzionato a pagarli.
INDIA – Sarà l’India a dettare l’agenda della prossima conferenza sui cambiamenti climatici, dice Modi
Narendra Modi, in questi giorni in visita in Germania per promuovere la campagna di sviluppo indiana Make in India che dovrebbe attrarre investitori stranieri in territorio indiano, ha dichiarato alle agenzie di essere "sorpreso" dal fatto che i paesi sviluppati rimproverino l’India per l’inquinamento globale, quando il paese "ha il minore livello di emissioni pro capite al mondo".
Rifacendosi alla tradizione indiana, che individua alcun fiumi e montagne come vere e proprie divinità del pantheon induista, Modi ha dichiarato che se c’è un paese al mondo che ha sempre "servito" la natura, questa è l’India, e per questo dovrà essere l’India a guidare il mondo attraverso i colloqui sul cambiamento climatico, a partire dalla prossima conferenza ad hoc che si terrà in Francia nel mese di settembre.
COREA DEL SUD – Via libera al rimpatrio del giornalista giapponese accusato di diffamazione contro Park
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La Corea del Sud ha permesso il rimpatrio di Tatsuya Kato, ex responsabile dell’ufficio di corrispondenza di Seul del Sankei Shimbun, giornale della destra conservatrice,.
L’uomo era sotto processo per diffamazione nei confronti della presidente sudcoreana Park Geun-hye. La decisione è arrivata, hanno spiegato oggi le autorità giudiziarie sudcoreane, per ragioni umanitarie. La madre del giornalista sarebbe infatti malata.
La notizia è stata accolta dal giornale per cui Kato lavora con soddisfazione e rabbia al contempo. Quanto successo è "una grave violazione della libertà di espressione", ha spiegato il direttore del Sankei Takeshi Kobayashi. Tokyo, per voce del capo segretario di gabinetto Yoshihide Suga, ha chiesto a Seul di fornire risposte soddisfacenti sulla questione. La Corea del Sud ha però minimizzato e fatto sapere di non intendere trasformare il caso in una questione diplomatica.
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