I titoli della rassegna di oggi:
– Li Keqiang debutta alle Nazioni Unite
– La Cina si interroga sulla tragica uccisione di quattro bambini da parte della madre
– Taiwan rivuole il suo seggio alle Nazioni Unite
– Attacco nel Kashmir indiano: Per Delhi «il Pakistan è uno Stato terrorista e come tale va considerato»
– Hong Kong appoggia la battaglia democratica di Wukan
Li Keqiang debutta alle Nazioni Unite
È cominciata domenica la trasferta americana del premier cinese Li Keqiang. La visita assume rilevanza considerato il debutto del primo ministro alla 71esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite; in agenda ci sono i cambiamenti climatici, la lotta contro il terrorismo e altre questioni di rilevanza globale. Il viaggio di Li proseguirà in Canada, il primo da parte di un capo di governo cinese in 13 anni, nonché il primo da quando alla fine di agosto Pechino e Ottawa hanno istituito un meccanismo di dialogo in occasione della trasferta dell’omologo canadese Justin Trudeau in Cina. Le relazioni bilaterali hanno visto un salto di qualità dall’insediamento di Trudeau con il rilascio di un cittadino canadese agli arresti da due anni per spionaggio e l’ingresso formale del Canada nell’istituto di credito a guida cinese Asian Infrastructure Investment Bank. Infine, la missione di Li prevede anche una deviazione per Cuba, la prima da parte di un premier cinese sull’isola da quando i due paesi comunisti hanno stretto relazioni diplomatiche 56 anni fa. La visita dovrebbe essere coronata dalla firma di 30 accordi commerciali nei settori, tra gli altri, della tecnologia, della finanza, della protezione ambientale e della produzione industriale.
La Cina si interroga sulla tragica uccisione di quattro bambini da parte della madre
Sei funzionari nella provincia del Gansu sono stati sanzionati in seguito al terribile caso di una madre costretta ad uccidere i suoi quattro figli a causa delle difficili condizioni economiche in cui verteva la famiglia. La donna si è poi tolta a sua volta la vita ingerendo pesticidi, mentre il marito, distrutto dal dolore, ha scelto una sorte simile otto giorni più tardi. Il caso, i cui dettagli sono ancora poco chiari, «ha messo in risalto l’incapacità del governo locale di evitare la tragica fine», ha commentato la stampa statale. Nel 2013 la signora Yang e famiglia avevano ricevuto un bonus per le famiglie a basso reddito, che è stato poi loro rimosso sotto le pressioni esercitate dal comitato di villaggio che riteneva il reddito famigliare più alto rispetto alla soglia di povertà. Tre funzionari locali sono stati richiamati mentre altri tre sono a rischio licenziamento.
La triste storia ha avuto un’ampia risonanza sul web e sulla stampa cinese. «La situazione riflette esattamente la preoccupante estensione della povertà in Cina. Da una parte ci sono i funzionari, che tentano di intascarsi centinaia di migliaia di yuan appena riescono e fanno a gara con i ricchi a chi spende di più; dall’altra ci sono persone così povere da non avere nemmeno la speranza di sopravvivere»., ha commentato sul Twitter cinese Weibo Xiang Songzuo, capo economista dell’ Agricultural Bank of China. Nonostante il boom economico dell’ultimo trentennio, la seconda economia mondiale conta ancora 70 milioni di poveri. Una direttiva diramata dalle autorità a tutti i media ha ordinato la rimozione di qualsiasi contenuto politicamente dannoso e vietato la pubblicazione di report e inchieste indipendenti sul caso.
Taiwan rivuole il suo seggio alle Nazioni Unite
A 45 anni dal riconoscimento internazionale di Pechino come legittimo rappresentante della Cina, da Taiwan arrivano nuove e più pressanti richieste per un ritorno di Taipei nelle Nazioni Unite. Durante la precedente amministrazione di Ma Ying-jeou l’ex Formosa ha mantenuto un profilo internazionale piuttosto basso riuscendo a tenere vicino a sé soltanto 22 alleati diplomatici, contro gli oltre 170 della Repubblica popolare. La controffensiva – che prevede incontri con senatori americani – è guidata da Michael Tsai Ming-hsien, ex ministro e leader della Taiwan United Nations Alliance, un’organizzazione non governativa. Tuttavia, pare che la campagna abbia l’approvazione del nuovo governo della presidente indipendentista Tsai Ing-wen, sinora accusata di mantenere un profilo troppo basso in politica estera, nonostante le promesse fatte durante la campagna elettorale. Secondo un sondaggio della Taiwanese Public Opinion Foundation, l’84,8 per cento dei taiwanesi approva una candidatura al Palazzo di vetro.
Attacco nel Kashmir indiano: Per Delhi «il Pakistan è uno Stato terrorista e come tale va considerato»
«Il Pakistan è uno Stato terrorista e come tale va considerato e isolato». Lo ha dichiarato su Twitter il ministro degli Interni indiano, Rajnath Singh, a stretto giro dall’attacco alla base militare di Uri, nel Kashmir indiano. Lo scontro, avvenuto domenica, si è concluso con la morte di 17 soldati indiani e i quattro assalitori, il bilancio peggiore degli ultimi anni. Le prime indicazioni parrebbero attribuire la paternità dell’atto ai miliziani di Jaish-e-Mohammad, gruppo islamista con base in Pakistan.
È circa un ventennio che la regione è scossa da episodi violenti, ma la situazione è degenerata da quando lo scorso 8 luglio Burhan Wani, il comandante del gruppo separatista Hizbul Mujahideen – considerato da Delhi un terrorista, ma molto amato dalla popolazione locale a maggioranza musulmana – è stato ucciso dalle forze speciali dell’esercito indiano.
Hong Kong appoggia la battaglia democratica di Wukan
Nella notte tra sabato e domenica un centinaio di persone ha partecipato ad una fiaccolata per esprimere il proprio sostegno a Wukan, il villaggio di pescatori noto per le sue battaglie democratiche e tornato recentemente sotto la lente dei media dopo che l’arresto del capo locale è sfociato in proteste, represse violentemente dalle autorità. «Oggi è toccato a Wukan, domani potrebbe toccare a Hong Kong» ha spiegato Kwok Ka-ki, uno degli organizzatori della veglia, andata in scena proprio davanti all’ufficio di rappresentanza di Pechino nella regione amministrativa speciale. «L’incidente di Wukan ci ricorda la vera natura del Partito comunista cinese», ha affermato il manifestante Lee Cheuk-yan, che ha paragonato l’intervento della polizia nel villaggio del Guangdong alla repressione di piazza Tian’anmen.
La fiaccolata arriva a pochi giorni dalle elezioni che hanno sancito l’ingresso nel parlamento hongkonghese di nuove forze politiche anticinesi nate dal movimento degli Ombrelli. Eventi per commemorare il massacro dell’89 vengono tenuti annualmente nell’ex colonia britannica, sebbene negli ultimi due anni parte della popolazione più giovane ha evidenziato un crescente disimpegno dalle faccende della mainland per focalizzarsi sull’autodeterminazione di Hong Kong.