I titoli della rassegna di oggi:
– Le Filippine rifiutano offerta di Pechino di «ignorare» l’Aja
– Chiude magazine liberale in Cina, continua la purga dei riformisti
– La Corea del Nord spara, ancora
– La repressione indiana in Kashmir uccide e rende ciechi
– Modella e «web star» pakistana uccisa dal fratello poiché «disonorevole»Le Filippine rifiutano offerta di Pechino di «ignorare» l’Aja
Il ministro degli esteri filippino, Perfecto Yasay, ha rivelato alla stampa che inviati di Pechino avrebbero chiesto ufficiosamente a Manila di aprire un dialogo parallelo alla sentenza sul Mar cinese meridionale formulata la scorsa settimana dalla Corte permanente arbitrale dell’Aja, di fatto avanzando la proposta di ignorarla. Eventualità che le Filippine, ha chiarito Yasay, hanno rifiutato.
La proposta sarebbe arrivata da funzionari del ministero degli esteri cinese durante il meeting tra leader europei e asiatici tenutosi la scorsa settimana in Mongolia. «Questo sarebbe stato qualcosa di inconsistente con la nostra costituzione e i nostri interessi nazionali» avrebbe risposto Yasay all’offerta di Pechino, specificando che le priorità per Manila ora sono negoziare tutti i punti della sentenza, uno alla volta. L’Aja, la scorsa settimana, ha indicato che ai sensi del diritto marittimo internazionale, il 90 per cento del Mar cinese meridionale è da considerarsi «acque internazionali» e non, come sosteneva Pechino, acque cinesi.
Chiude magazine liberale in Cina, continua la purga dei riformisti
Il direttore del magazine liberale Yanhuang Chunqiu, Du Daozheng, domenica scorsa in un comunicato ha annunciato la sospensione fino a data da destinarsi delle pubblicazioni della testata, nota per ospitare alcune tra le posizioni più riformiste all’interno del Partito e in prima fila per una svolta «democratica» del Pcc.
La decisione è arrivata in seguito a un rimpasto della dirigenza della testata, voluto da Pechino, che ha minato l’autonomia accademica della pubblicazione.
Du ha raccontato di un assalto alla redazione da parte di funzionari del ministero della cultura che, tra le altre, avrebbero anche cambiato le password del sistema, oltre a licenziare una serie di collaboratori storici.
La Corea del Nord spara, ancora
Gli Stati Uniti e la Corea del Sud hanno denunciato un nuovo lancio di missili da parte di Pyongyang. Si tratta di due missili a corto raggio Scud e di un missilie a medio raggio Rodong, tutti finiti al largo della costa orientale nordcoreana. Il lancio, secondo gli analisti, sarebbe stato effettuato in risposta alle ultime dichiarazioni congiunte di Washington e Seul, che si sarebbero detti pronti a installare il sistema antimissilistico Thaad proprio per contrastare le minacce di Pyongyang.
Il primo ministro sudcoreano Hwang Kyo-ahn, riporta Bbc, ha dichiarato che se in passato i lanci di Pyongyang erano episodi «saltuari», ora sono una «minaccia continua».
La repressione indiana in Kashmir uccide e rende ciechi
La settimana di proteste nella valle del Kashmir ha riportato in superficie il tema dei metodi di repressione del dissenso adottati dalle forze speciali indiane nello stato, in particolare l’utilizzo delle «pellet gun»: armi da fuoco che sparano centinaia di micro-proiettili secondo il governo «non letali», ma che, denunciano i medici, riducono spesso le vittime alla cecità.
I medici locali che hanno avuto in cura centinaia di manifestanti bersagliati dalle forze speciali mentre protestavano per l’uccisione del Burhan Wani, comandante 22enne di un gruppo separatista locale, hanno spiegato che almeno cento pazienti sono destinati a perdere l’uso della vista a causa delle ferite riportate sotto i colpi delle pellet gun. Le armi, in uso dal 2010, per le autorità di New Delhi continuano a essere considerate «non letali».
Modella e «web star» pakistana uccisa dal fratello poiché «disonorevole»
Nella serata di sabato la modella e «web star» Qandeel Baloch, 26 anni, è stata strangolata dal fratello Waseem nella propria abitazione di Multan, nel Punjab pakistano. L’assassino, arrestato dalle forze dell’ordine, ha dichiarato di aver ucciso la sorella perché teneva una condotta «disonorevole». Qandeel, nome d’arte di Fouzia Azeem, era nota in Pakistan per le sue foto provocanti e una presenza continua sui social network, tanto da farle guadagnare il nomignolo della «Kim Kardashian pakistana».
L’episodio ha polarizzato l’opinione pubblica pakistana, divisa tra chi sostiene la legittimità dell’«omicidio d’onore» e chi denuncia il progressivo aumento delle istanze misogine nel paese.