I titoli della rassegna stampa di oggi:
– L’anti-Thaad cinese
– Tutti i discorsi di Zhao Ziyang
– Plotone d’esecuzione in azione in Indonesia
– Parla l’imperatore
– Donne di conforto, c’è il fondo ma non i soldi
L’anti-Thaad cinese
La Cina sta testando un proprio sistema anti-missilistico. Il minstero delle Difesa ha di recente reso pubblico un video per mostrare i progressi ottenuti. Si tratta delle terza volta dal 2010, ma ora la decisione sembra una risposta al dispiegamento del sistema anti-missile statunitense Thaad in Corea del Sud.
Seul e Washington hanno motivato il posizionamento del sistema di difesa facendo leva sulla minaccia nordcoreana. Cinesi e russi considerato però il Thaad una minaccia alla propria sicurezza nazionale. Ma d’altra parte il sistema è contestato anche da parte dei sudcoreani che abitano nel territorio in cui Thaad sarà dislocato.
Tutti i discorsi di Zhao Ziyang
Esce a Hong Kong l’opera completa dei lavori di Zhao Ziyang. La collezione in quattro volumi raccoglie discorsi e scritti del deposto segretario del Partito comunista, epurato nel 1989 per aver cercato il dialogo con i manifestanti in piazza Tian’anmen e morto nel 2005 da recluso all’interno di Zhongnanhai, il Cremlino cinese.
L’opera, che difficilmente i lettori della Cina continentale potranno procurarsi, è stata curata da alcuni collaboratori del leader cinese. Come già in Prigioniero dello Stato, il resoconto della sua detenzione e delle discussioni interne al Pcc nei giorni concitati di Tian’anmen anche le Opere complete danno uno sguardo dall’interno sul funzionamento del Partito comunista, in particolare sui conflitti tra l’ala riformatrice e l’ala dei conservatori che si confrontarono negli anni Ottanta del Secolo scorso.
Plotone d’esecuzione in azione in Indonesia
A nulla sono servite le pressioni internazionali. In Indonesia sono state eseguite le sentenze di condanna a morte di quattro trafficanti e spacciatori di droga, un indonesiano e tre nigeriani. Contro la decisione del governo di Joko Widodo di respingere l’istanza di clemenza e di andare avanti con le esecuzioni si sono espressi l’Alto commissariato Onu per i diritti umani e Amnesty International. Ma Jakarta difende la propria politica di lotta contro il narcotraffico.
I giustiziati erano nel gruppo di 14 condannanti, in maggioranza stranieri pronti a finire davanti al plotone d’esecuzione tra loro un pakistano, un indiano, un senegalese, due cittadini dello Zimbawe e sei nigeriani (tra i quali i quattro già uccisi). Nel 2015 la strategia anti-droga indonesiana e l’esecuzione di due cittadini australiana scatenò una crisi diplomatica con Canberra.
Parla l’imperatore
L’imperatore Akihito parlerà ai giapponesi ai primi di agosto. Il discorso, una delle rare apparizioni del sovrano, sarà anche l’occasione di dare indicazioni sulla sua volontà di abdicare. Ma il sovrano del trono di Crisantemo non potrà essere diretto nel parlare delle proprie intenzioni.
La Costituzione gli vieta infatti di discutere di temi politici. L’imperatore potrebbe comunque fare intendere l’intenzione di un passo indietro nei prossimi anni a favore del principe ereditario Naruhito. Per farlo ci sarà tuttavia bisogno di una modifica alla legge sulla successione imperiale che al momento non prevede la possibilità di abdicare. Dopo il discorso il governo potrebbe comunque iniziare a discutere le azioni necessarie per gestire l’eventuale transizione.
Donne di conforto, c’è il fondo ma non i soldi
È stato istituito il fondo di sostegno alle donne sudcoreane costrette a prostituirsi per le truppe imperiali nipponiche durante la Seconda guerra mondiale. Sarà alimentato con un miliardo di yen versati dal governo giapponese, ma al momento i finanziamenti non sono stati ancora versati. Il fondo fa parte dello storico accordo raggiunto a dicembre da Seul e Tokyo. L’intesa ha alimentato la speranza di altri Paesi vittima del militarismo nipponico durante la prima metà del Novecento. Hanno chiesto iniziative simili sia le Filippine sia Taiwan.