In Cina e Asia – La prima volta di Duterte a Pechino

In by Simone

I titoli della rassegna di oggi:

– La prima volta di Duterte a Pechino
– Duterte difende la polizia filippina: «Bambini uccisi in scontri a fuoco? Danni collaterali»
– La Cina minaccia ritorsioni contro la Repubblica slovacca per aver ospitato il Dalai Lama
– In Cina sempre più miliardari, aumenta il divario di classe
– In Giappone si inizia a discutere una legge per l’abdicazione dell’imperatore AkihitoLa prima volta di Duterte a Pechino

Inizia oggi la visita di stato del presidente filippino Rodrigo Duterte in Cina, evento di cruciale importanza per gli equilibri geopolitici dell’area. La controversa amministrazione Duterte a Manila, tra una lotta violentissima contro il narcotraffico e dichiarazioni sboccate contro Barack Obama, ha dato al nuovo leader filippino un’aura da scheggia impazzita della politica internazionale. Ma per Pechino, secondo partner commerciale di Manila, normalizzare i rapporti con le Filippine rappresenta un’occasione per togliere un alleato storico agli Stati Uniti e al Giappone e abbassare il livello di scontro nell’area per il controllo del Mar cinese meridionale. Duterte, in questo senso, ha lanciato segnali chiari: in Cina non si discuterà di Mar cinese meridionale.

Sul tavolo ci sono una serie di accordi bilaterali e di cooperazione che interessano gli oltre 400 imprenditori filippini al seguito di Duterte, che secondo il Scmp durante la visita di quattro giorni farà capolino anche in alcuni centri di riabilitazione dalla tossicodipendenza cinesi e si incontrerà con le massime autorità di polizia locali per discutere di strategie anti-narcotraffico.

Duterte difende la polizia filippina: «Bambini uccisi in scontri a fuoco? Danni collaterali»

Intervistato da al-Jazeera, il presidente filippino Rodrigo Duterte non ha esitato a difendere a spada tratta l’operato della polizia nazionale, sotto accusa da gruppi a difesa dei diritti umani per una mattanza fuori controllo condotta in nome della lotta al narcotraffico, la campagna simbolo dell’amministrazione Duterte. Dal mese di giugno a oggi si calcola che oltre 3800 persone siano state uccise dalle forze dell’ordine locali; almeno 1500, per la precisione, da gruppi armati irregolari a più riprese incoraggiati pubblicamente dal presidente Duterte.

Paragonando le vittime di guerra in Afghanistan e Iraq con quelle della lotta al narcotraffico filippina, Duterte ha dichiarato: «Quando si bombarda un villaggio con l’intenzione di uccidere dei miliziani ma si finisce per uccidere dei bambini…perché per l’occidente sono danni collaterali mentre per noi sono omicidi?».

La Cina minaccia ritorsioni contro la Repubblica slovacca per aver ospitato il Dalai Lama

Domenica 16 ottobre il primo ministro slovacco Andrej Kiska ha incontrato per pranzo il Dalai Lama, in queste settimane impegnato in un tour di visite e conferenze in Europa. Per Pechino, un affronto imperdonabile, poiché il leader spirituale tibetano è considerato dal governo cinese alla stregua di un separatista che mina l’unità della Repubblica popolare. L’incontro tra Kiska e il Dalai Lama, ha spiegato il portavoce degli esteri cinese Hua Chunyin, «ha rotto i presupposti politici delle relazioni tra Cina e Repubblica slovacca. […] Chiediamo che la Repubblica slovacca riconosca apertamente la natura separatista e anticinese del Dalai Lama e della sua cricca e rispetti gli interessi fondamentali e le preoccupazioni della Cina».

In Cina sempre più miliardari, aumenta il divario di classe

Secondo l’ultimo rapporto di UBS e PricewaterhouseCoopers nel 2015 ben 80 cinesi (su 130 asiatici) si sono aggiunti al club internazionale dei miliardari, aumentando il peso di Pechino nella classifica dei più ricchi d’Asia: di tutti i miliardari asiatici, al 2015 il 71 per cento è cinese.
Un commento pubblicato dal Global Times, quotidiano del Partito comunista cinese in lingua inglese, mette in guardia però il paese dal rischio di «tensioni sociali» dovute al continuo aumento dei ricchi non controbilanciato da un sensibile aumento della ricchezza media. Secondo il Gt oggi un terzo della ricchezza cinese è nelle mani dell’1 per cento della popolazione, mentre il 25 per cento più povero della popolazione cinese si divide solo l’1 per cento della ricchezza totale.


In Giappone si inizia a discutere una legge per l’abdicazione dell’imperatore Akihito

Nel mese di luglio la stampa giapponese ha rivelato che, secondo indiscrezioni, l’attuale imperatore giapponese Akihito avrebbe espresso il desiderio di abdicare, opzione non prevista dalla Costituzione giapponese. Akihito, 82 anni, è imperatore del Giappone dal 1989 e, in ottemperanza al divieto per l’imperatore di esprimersi in materia politica, non ha mai dichiarato esplicitamente di voler abdicare, limitandosi a constatare che la sua età avanzata iniziava a rendergli difficile lo svolgimento dei propri «doveri», in maggioranza inerenti all’etichetta delle visite ufficiali e all’accoglienza dei capi di stato in Giappone. In caso di abdicazione, sarebbe la prima volta per un imperatore giapponese dal 1817.
Dall’inizio della settimana una commissione ad hoc presieduta dal primo ministro Shinzo Abe ha iniziato a discutere le opzioni legislative del caso: si va dall’inserimento dell’abdicazione come opzione costituzionale all’alleggerimento dei doveri ufficiali previsti per l’imperatore. L’esito delle discussioni, che si terranno a scadenza regolare nei prossimi mesi, è previsto per maggio 2017.