In Cina e Asia – Il parlamento del Myanmar democratico

In by Gabriele Battaglia

Lunedì il parlamento birmano democraticamente eletto si è riunito per la prima volta, segnando una data storica nel percorso di transizione democratica del paese. Pechino attacca Washington denunciando le mire egemonizzatrici della Marina Usa nel Mar cinese meridionale. In Cina condannati a morte i responsabili dell’assassino di Akong Rinpoche, monaco tibetano cittadino britannico noto per i propri allievi vip (David Bowie e Leonard Cohen, tra gli altri). 26 funzionari della Mongolia interna cinese hanno ricevuto «note di demerito» per aver sbagliato nella sentenza di morte comminata a un 18enne: pene troppo soft, secondo la famiglia della vittima, che vuole giustizia. In India si pensa a ribaltare le regole dei test per la determinazione del sesso del feto, ora illegali: la ministra Gandhi propone di renderli obbligatori, così che si possa controllare che le gravidanze vengano portate a termine e combattere la piaga dell’aborto selettivo. La nostra rassegna del mattino.Il parlamento birmano eletto democraticamente si riunisce per la prima volta

Lunedì i deputati del Myanmar eletti nelle prime elezioni democratiche del paese degli ultimi cinquant’anni si sono riuniti in parlamento lunedì, segnando una data storica nella transizione democratica del paese. Nonostante la vittoria con ampio margine della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi, secondo le leggi costituzionali del paese la giunta militare continua a detenere il 25 per cento dei seggi parlamentari, compreso il controllo dei principali ministeri.

Tra i primi compiti della nuova assemblea parlamentare ci sarà la designazione del nuovo presidente del Myanmar, che sostituirà il generale Thein Sein. Sempre secondo l’assetto costituzionale del paese, il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi non potrà essere eletta alla carica di presidente, poiché i propri figli non sono cittadini birmani (ma britannici). Secondo le indiscrezioni, però, per Aung si profila comunque una posizione «superiore al presidente», eleggendo uno dei suoi fedelissimi (probabilmente, il proprio medico).

Pechino fa la voce grossa contro Washington: «Volete egemonizzare il Mar cinese meridionale»

A seguito dell’ultima «provocazione» statunitense nel Mar cinese meridionale, il governo cinese in una conferenza stampa ha denunciato la volontà di Washington di «egemonizzare il Mar cinese meridionale» nel nome della «libertà di navigazione». Alcuni giorni fa una nave della Marina militare statunitense era penetrata per 12 miglia nautiche all’interno delle acque limitrofe alle isole Paracel, che Pechin rivendica come proprie assieme a Taiwan e Vietnam.

Il portavoce del ministero degli esteri cinese, Lu Kang, ha descritto le attività di navigazione statunitense nell’area come «contro la sovranità di diversi stati litorali e i diritti di sicurezza e navigazione, andando a minacciare la pace e la stabilità regionale».

L’estensione teorica della propria influenza nel Mar cinese meridionale da parte di Pechino negli ultimi anni ha lasciato spazio a manovre marittime con l’obiettivo di consolidare la propria presenza fisica nell’area, rivendicando la proprietà esclusiva di una serie di arcipelaghi contesi.

Pena di morte per gli assassini del monaco che portò il buddhismo tibetano nel Regno Unito

Le autorità cinesi hanno condannato a morte due dei tre uomini responsabili, nel 2013, della morte – per accoltellamento – di Akong Rinpoche, di suo nipote e del loro autista. L’omicidio, secondo gli inquirenti, è stato un regolamento di conti per un debito di 2,7 milioni di yuan (376mila euro).

Akong Rinpoche, cittadino britannico naturalizzato, era noto per aver fondato il primo monastero tibetano nel Regno Unito, in Scozia, avendo una serie di allievi Vip tra cui David Bowie e Leonard Cohen.

All’annuncio della sentenza, il Regno Unito ha ribadito la propria opposizione alla pena di morte, comunicandola in via formale alle autorità competenti cinesi.


Il premier Li Keqiang: «Lavoratori migranti integrati nelle città nei prossimi cinque anni»

Il premier cinese Li Keqiang ha presentato un piano di inurbamento ambizioso dedicato ai lavoratori migranti, annunciando che saranno «integrati ordinatamente nelle città entro i prossimi cinque anni». I mingong, cittadini cinesi che si spostano all’interno della Repubblica popolare per svolgere lavori tradizionalmente «di fatica», nel 2014 rappresentavano oltre il 20 per cento della popolazione totale: una marea umana che, cercando di stabilirsi temporaneamente lontano dalle proprie zone d’origine, ha rappresentato e rappresenta un’enorme sfida per il sistema del welfare cinese, a partire dal rilascio dell’hukou – registrazione di residenza – e dalla risoluzione del problema abitativo.

In aggiunta alla riforma dell’hukou, il governo ha intenzione di elargire 100 milioni di «permessi di soggiorno» nelle zone urbane ad altrettante famiglie rurali.

Sentenziato a morte «per sbaglio»: la famiglia lamenta trattamento troppo soft contro i responsabili

Huugjit, nel 1996, aveva 18 anni. Era stato accusato e condannato alla pena di morte per lo stupro e omicidio di una donna in un bagno pubblico lo stesso anno. La sentenza capitale fu eseguita 61 giorni dopo il verdetto dei giudici. Ma nel 2005 un serial killer della Mongolia interna, arrestato e interrogato dagli inquirenti, ammise la responsabilità del crimine per il quale aveva pagato Huugjit.

Domenica scorsa le autorità cinesi hanno «punito» 26 funzionari locali – tra cui 11 poliziotti – con delle «note di demerito» e ammonizioni per l’errore commesso nel 1996.

Pene troppo soft, secondo la madre di Huugjit, che parlando con la stampa nazionale ha dichiarato: «Queste persone non hanno nemmeno il coraggio di ammettere i propri errori. Come pensano di poter gestire imparzialmente casi simili nel futuro?». Il caso, molto dibattuto sui social network cinesi, è stato preso come esempio della parzialità del sistema legale cinese.

L’Alta corte del popolo della Mongolia interna, nel 2014, ammettendo l’innocenza di Huugjit ha accordato alla famiglia del giovane un risarcimento di 2 milioni di yuan (278mila euro).


L’India valuta l’ipotesi di test della determinazione del sesso in gravidanza obbligatori

Maneka Gandhi, Union minister per il Woman and Child Development (Wcd), nella giornata di ieri ha avanzato la proposta di rendere obbligatorio il test di determinazione del sesso del nascituro per le donne incinte indiane, implementando un sistema di «tracking» della nascita per combattere la piaga dell’aborto selettivo.

Al momento la legge indiana agisce in senso opposto, vietando di conoscere il sesso del nascituro prima del parto: una posizione, secondo Gandhi, superata dalla realtà dei fatti, in presenza di metodi illegali diffusissimi per conoscere il sesso del feto (esami del sangue e ultrasuoni). L’idea è quella di ribaltare il tavolo, legalizzando le pratiche per la determinazione del sesso del feto e obbligando le partorienti a entrare in un sistema di monitoraggio gestito dal governo, assicurandosi che le gravidanze tradizionalmente ritenute svantaggiose – quelle femminili – vengano portate a termine.

[Foto credit: reuters.com]