I titoli di oggi:
- La manodopera migrante in Cina è più vecchia e guadagna meno
- Cina, apparato di propaganda raccoglie dati da aziende cinesi all’estero
- La Corea del Sud ritiene probabile un attacco terroristico da parte di Pyongyang
- Microsoft investirà 2,2 miliardi di dollari nella trasformazione digitale in Malesia
- Concorso di ricerca nelle università Usa finanziato in segreto da Huawei
La manodopera migrante in Cina è più vecchia e guadagna meno
Più vecchi e più poveri: sono i lavoratori migranti in Cina, secondo un rapporto ufficiale dell’ufficio nazionale di statistica. Gli ultracinquantenni sono ormai quasi un terzo della manodopera totale. Il numero è aumentato dal 24,6% al 30,6% dal 2019 al 2023, mentre la percentuale di persone di età compresa tra i 16 e i 30 anni è scesa dal 25,1% al 17,6%. Gli aumenti salariali, allo stesso tempo, restano indietro rispetto alla popolazione in generale. Anche se il salario medio mensile dei lavoratori migranti è aumentato del 3,6%, raggiungendo i 4.780 yuan (660 dollari) su base annua nel 2023; dato inferiore all’aumento medio nazionale del 6,1% registrato all’inizio dell’anno nonché inferiore all’aumento medio del 6% registrato negli anni pre-pandemia 2018 e 2019. Secondo South China Morning Post, il rallentamento del mercato immobiliare potrebbe essere uno dei fattori alla base di questi cambiamenti.
Microsoft investirà 2,2 miliardi di dollari nella trasformazione digitale in Malesia
Microsoft è pronta a investire 2,2 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni nella costruzione di infrastrutture AI e cloud in Malesia. Il ceo dell’azienda Satya Nadella ha detto che l’azienda intende sostenere la trasformazione digitale del Paese. “I nostri investimenti aiuteranno le imprese, le comunità e gli sviluppatori malesi (…) a guidare la crescita economica inclusiva e l’innovazione”, ha chiarito Nadella. Secondo il comunicato, si tratterebbe del più grande investimento fatto in Malesia in 32 anni di storia di relazioni bilaterali. Per il primo ministro malese Anwar Ibrahim si tratta di una prova di fiducia nella “facilità di investimento e nella stabilità politica” della Malesia.
Cina, apparato di propaganda raccoglie dati da aziende cinesi all’estero
Secondo un rapporto del think tank Australian Strategic Policy Institute (ASPI), l’apparato di propaganda di Pechino sta stringendo legami con le grandi Big Tech cinesi, incluse quelle con un bacino di utenti molto grande all’estero. Come dichiarato al Washington Post da un’analista dell’istituto, i gruppi di propaganda si servirebbero di queste aziende “per ottenere l’accesso a dati di valore strategico, sia dentro la Cina che a livello globale”, come preferenze, comportamenti e processi decisionali da utilizzare in campagne di disinformazioni mirate. Il rapporto dell’ASPI menziona il coinvolgimento di oltre mille tra organizzazioni governative e aziende cinesi, sia pubbliche che private. Tra gli accordi di cooperazione di cui sono stati resi noti i dettagli figura anche quello tra un’unità del gruppo mediatico People’s Daily e l’app cinese per lo shopping Temu, che conta oltre 70 milioni di utenti attivi negli Stati Uniti. Sin dal lancio negli Usa a inizio 2023, la piattaforma di e-commerce ha suscitato non pochi timori sulle implicazioni per la sicurezza nazionale. La notizia giunge a pochi giorni dall’approvazione da parte dell’amministrazione Biden di una legge che obbliga la casa madre di TikTok, la cinese ByteDance, a vendere l’app di video brevi entro nove mesi, pena il ban negli Usa.
La Corea del Sud ritiene probabile un attacco terroristico da parte di Pyongyang
L’allerta terrorismo è passato al secondo livello più alto in Corea del Sud, dove il ministero degli Esteri ha dichiarato che la probabilità di ricevere attacchi è forte. Allo stesso tempo, il National Intelligence Service di Seul ha detto di aver raccolto prove che “la Corea del Nord si sta preparando a compiere “attacchi terroristici contro i funzionari diplomatici e i cittadini”. I media statali della Corea del Nord hanno criticato le accuse di terrorismo nei suoi confronti come un tentativo degli Stati Uniti di screditare i detrattori di Washington. Le nuove misure di sicurezza coinvolgono cinque sedi di rappresentanza coreane: in Cambogia, Laos, Vietnam, ma anche a Vladivostok in Russia e Shenyang in Cina. Il nuovo livello di allerta è passato da “attenzione” ad “allarme”.
Concorso di ricerca nelle università Usa finanziato in segreto da Huawei
Huawei, il colosso cinese delle telecomunicazioni, sta finanziando ricerche all’avanguardia in università statunitensi, tra cui la prestigiosa Harvard. Lo riporta Bloomberg, secondo cui la società Optica Foundation, ramo della società leader nel settore dell’ottica e della fotonica, sta gestendo un concorso di ricerca di cui Huawei è l’unico finanziatore. Il suo coinvolgimento, tuttavia, è stato mantenuto segreto. Un portavoce della società ha dichiarato all’agenzia di stampa che l’intenzione era di evitare promozioni per il colosso del tech. Ma secondo gli osservatori si tratterebbe di una strategia che consente a Huawei di rimanere all’avanguardia nel finanziamento internazionale malgrado le restrizioni imposte dagli Stati Uniti. Dal 2022 sono state raccolte centinaia di proposte da scienziati di tutto il mondo, compresi quelli che lavorano in università Usa che hanno precedentemente vietato ai propri ricercatori di lavorare con la società.
A cura di Agnese Ranaldi e Vittoria Mazzieri