Nuove politiche abitative e sussidi per le famiglie a basso reddito. Sono alcune delle misure annunciate questa mattina dalla chief executive di Hong Kong durante la presentazione del rapporto politico annuale, il terzo da quando Carrie Lam ha assunto l’incarico. Il piano prevede mutui agevolati per l’acquisto della prima casa, un progetto di riqualificazione delle case popolari e l’allocazione di 5 miliardi di dollari di HK per la realizzazione di 10mila alloggi temporanei. A ciò si aggiunge la riconversione di 450 ettari di terreni in disuso nei Nuovi Territori. Nulla fa invece presagire l’avvio delle riforme politiche invocate dai dimostranti, prima tra tutte la concessione del suffragio universale. Il discorso, inizialmente tenuto presso la sede del Consiglio Legislativo, è stato trasmesso via video dopo che la leader è stata interrotta due volte dalle critiche dei deputati democratici. Solo poche ore prima, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato tre proposte di legge in sostegno dei manifestanti, tra cui il controverso Hong Kong Human Rights and Democracy Act. La bozza richiede al segretario di Stato americano di certificare ogni anno il livello di autonomia di Hong Kong, requisito necessario affinché Washington possa continuare ad assicurare all’ex colonia inglese quel trattamento economico privilegiato che le ha permesso di diventare un centro finanziario internazionale. L’iniziativa della Camera – in attesa dell’approvazione del Senato – è stata accolta con disappunto da Pechino, che ha accusato il Congresso americano di “intenzioni sinistre”. [fonte: HKFP, SCMP, REUTERS]
Taiwan in Europa alla ricerca dei leader che rifiutano la politica di “Una sola Cina”
Hsu Szu-chien, ministro degli esteri taiwanesi, si è recato con una delegazione presidenziale in Repubblica Ceca per incontrare il sindaco di Praga, Zdenek Hrib, dopo il rifiuto di quest’ultimo di abbracciare la politica del “unica Cina”. La decisione del sindaco e dei suoi colleghi del Partito Pirata Ceco, è giunta dopo che Pechino ha negato di escludere la clausola dell’unica Cina da un accordo di gemellaggio tra le città dei due paesi. Un accordo firmato nel marzo 2016 direttamente dal Presidente Xi Jinping, e che specifica a chiare lettere come Taiwan sia “parte dell’indivisibile territorio cinese”. Una forzatura politica “inappropriata” per il genere di accordo secondo il sindaco praghese che ha portato Pechino a sospendere l’intesa per “interferenze” con la propria politica interna [fonte:Asia Times, SCMP]
Le nuove navi cargo cinesi inquinano il 99% in meno
Le navi cargo cinesi sono tra le più numerose e più grandi al mondo, tuttavia, secondo alcuni studi una nave cargo di grandi dimensioni è in grado di inquinare quanto 50 milioni di auto diesel, provocando la morte prematura per circa 24 mila cinesi ogni anno. Per questo, la nuova CMA CGM Jacques Saadé, nominata come l’imprenditore franco-libanese fodnatore della quarta più grande compagnia di spedizioni al mondo, rappresenta un punto di svolta per l’industria delle spedizioni marittime cinesi. La nave – in grado di trasportare 23,112 container – è la prima di una linea di nove nuovi vascelli ed è il più grande cargo alimentato a gas liquido del mondo, una tecnologia che permette di ridurre le emissioni nocive del 99%. [fonte: SCMP]
Gli ibridi della soia per vincere la guerra commerciale
Una delle ritorsioni cinesi durante la guerra commerciale con gli Stati Uniti è stata quella di stoppare quasi interamente le importazioni di fagioli di soia dagli States, col rischio di non riuscire a soddisfare il mercato interno. In CIna, i sussidi del governo per la produzione di fagioli di soia sono 7 volte quelli per il grano, ma c’è chi sostiene che solo la tecnologia possa fare realmente la differenza nella competizione. Parliamo degli sviluppatori del Henong-71, una nuova varietà geneticamente modificata originaria della regione autonoma dello Xinjiang ed estremamente adattabile. L’Henong-71 è in grado di produrre quattro volte una tradizionale pianta di soia cinese, più del doppio della produzione per ettaro raggiunta dagli americani. [fonte: SCMP, CNBC]
In Cina si riapre il dibattito pubblico sulle punizioni corporali a scuola
Le punizioni corporali, intese come l’utilizzo della dolore fisico come mezzo didattico, sono vietate in Cina, tuttavia esistono ancora maniere e consuetudini con cui gli insegnanti tentano di rendere i propri studenti maggiormente diligenti. Non ci sono leggi particolari, ma per lo più dispacci del Ministero dell’Istruzione. Per questo, i legislatori della regione del Guangdong stanno pensando di ufficilizzare alcune pratiche “disciplinari” comuni, come correre o stare in piedi con la faccia rivolta al muro per punire gli alunni che tirano oggetti, schiamazzano o copiano. Circa due terzi delle 28 mila persone che hanno preso parte ad un sondaggio su Weibo (il twitter cinese) hanno risposto che tali pratiche non sono l’equivalente di una punizione corporale. I critici nei confronti del nuovo disegno di legge accusano gli istituti scolastici di utilizzare forme di violenza fisica e psicologica al di fuori della legge per via dei pochi controlli governativi, e che una legge del genere non farebbe che legittimare maggiormente gli insegnanti verso le punizioni fisiche anzichè verso le nuove forme di pedagogia [fonte: SCMP]
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Classe 1989, Sinologo e giornalista freelance. Collabora con diverse testate nazionali. Ha lavorato per lo sviluppo digitale e internazionale di diverse aziende tra Italia e Cina. Laureato in Lingue e Culture Orientali a La Sapienza, ha perseguito gli studi a Pechino tra la BFSU, la UIBE e la Tsinghua University (Master of Law – LLM). Membro del direttivo di China Files, per cui è responsabile tecnico-amministrativo e autore.