Alle 4:30 di questa mattina la Cina ha lanciato una sonda sulla luna per recuperare dei campioni di roccia utili alla ricerca scientifica. Chang’e-5, dal nome della divinità della luna nella tradizione cinese antica, è il nome della missione che guiderà la navicella senza pilota “Lunga Marcia-5” sul satellite per riportare dei campioni sulla terra dopo una pausa durata quasi quarant’anni. Prima di Pechino solo Stati Uniti e URSS hanno compiuto questo tipo di ricerche, avvenute negli anni Settanta. Con la missione Chang’e-5 inizia la nuova era delle esplorazioni spaziali finanziate dalla Cina. A precederla nel gennaio 2019, la missione Chang’e-4 aveva stabilito un altro record inviando una sonda sul lato più distante della superficie lunare, che Pechino ha iniziato a esplorare solo dal 2013 partecipando a progetti di cooperazione internazionale. Entro il prossimo decennio sono previste nuove missioni verso la luna con l’intento di installare e gestire una base per robot che dovranno condurre esplorazioni senza pilota nella regione del polo sud. La raccolta dei campioni servirà a fare luce sullo sviluppo del satellite nel corso dei millenni. E si pensa già a Marte, dove la Cina ha appena spedito una sonda nella sua prima missione indipendente su un altro pianeta: anche in questo caso l’obbiettivo sarà il recupero di campioni di roccia entro il 2030. [Fonte: SCMP]
Screening di massa e controlli sulle importazioni all’aeroporto di Shanghai
Panico all’aeroporto di Shanghai nella notte tra domenica e lunedì, quando sono stati effettuati screening di massa per il virus Covid-19 su oltre 17mila dipendenti. Tutti negativi. Nonostante i video ufficiali riportassero una situazione di calma e ordine, sui social cinesi hanno fatto scandalo dei video girati con lo smartphone che riprendevano i lavoratori ammassati in un parcheggio dell’aeroporto in attesa del test, con persone che urlano mentre vengono spintonate. I test di massa sono arrivati dopo che sono stati rilevati altri due casi positivi che si aggiungono ai cinque già identificati nelle scorse settimane. Secondo gli osservatori la decisione è stata presa dai funzionari di Shanghai per dare un chiaro segnale del loro impegno a combattere la diffusione della pandemia, incolpando un container proveniente dal Nord America della diffusione del virus tra i dipendenti dell’aeroporto. Centinaia di voli sono stati cancellati e si teme ora per la diffusone del virus in una delle maggiori città del paese dopo che altri cluster erano stati identificati in zone più marginali del paese. [Fonte. The Washington Post]
Cina: primo fallimento bancario in vent’anni
La banca cinese Baoshang Bank Co. è stata autorizzata dal rispettivo ente regolatore ad avviare le procedure fallimentari: non accadeva dal 1998. La China Banking and Insurance Regulatory Commission ha dichiarato che già al 12 novembre è stata avviata la procedura di bancarotta con l’invito a riferire all’ente sulle proprie operazioni più importanti, ma solo nelle ultime ore è stata resa pubblica la procedura. La banca popolare cinese ha dichiarato che la Huishang Bank e la neonata Mengshang Bank acquisiranno la maggior parte delle operazioni e parte della procedura di scioglimento prevede la cancellazione dell’obbligazione capitale subordinata di 980 milioni di dollari. Baoshang Bank Co. era parte di un insieme di investimenti che risalgono al miliardario Xiao Jianhua, già prelevato dalle autorità cinesi nel 2017 mentre si trovava a Hong Kong e da allora non è più comparso in pubblico. Il crollo della banca è emblematico del nuovo approccio di Pechino nei confronti degli enti creditizi, che cerca di “ripulire” il sistema dei prestiti a rischio senza innescare un crollo della fiducia nelle banche che danneggerebbe l’economia in una fase ancora incerta. [fonte Bloomberg]
Papa Francesco per la prima volta si schiera con gli Uiguri
È già noto il contenuto del nuovo libro di Papa Francesco “Ritorniamo a sognare”, in uscita il 1° dicembre. E ha già aperto il dibattito su alcune affermazioni che di natura politica. In particolare, il pontefice menziona per la prima volta il popolo degli Uiguri definendoli un “popolo perseguitato” alla pari di Rohingya e Yazidi, due etnie colpite da atti veri e propri di genocidio. Secondo i critici il Papa sarebbe stato riluttante a esplicitare la questione fino ad oggi perché in attesa di rinnovare gli accordi con Pechino sulla nomina dei vescovi. Ad oggi Pechino ritiene l’accusa di genocidio degli Uiguri come uno dei maggiori tentativi di screditare la Cina e non ha mancato di rispondere con fermezza ai commenti degli osservatori esterni. Il libro si sofferma anche su altri temi importanti, come il razzismo e la giustizia economica, criticando le teorie di crescita mainstream che il Papa aveva già definito in passato “il falso presupposto della teoria del gocciolamento secondo cui un’economia in crescita ci renderà tutti più ricchi”. Al momento non sono ancora emersi commenti da parte cinese. [Fonte: The Guardian]
Taiwan finisce sulla lista nera USA per sfruttamento del lavoro
La lobby del settore ittico a Taiwan minaccia di citare a giudizio Greenpeace per aver fornito le informazioni che hanno spinto gli USA a includere l’isola nei paesi che ricorrono al lavoro forzato. Il dipartimento del lavoro degli Stati Uniti ha infatti etichettato i prodotti della pesca industriale condotta da aziende taiwanesi come il risultato della violazione dei diritti dei lavoratori e, di conseguenza, le esportazioni di pesce rischiano ora di subire restrizioni all’ingresso sui mercati americani. Sarebbe un duro colpo per Taipei, che dalle esportazioni del settore ittico ricava ogni anno oltre 1,3 miliardi di dollari. Il settore della pesca industriale taiwanese ha una delle flotte più estese del Pacifico e si trova da anni sotto scrutinio delle associazioni ambientaliste e dei diritti dei lavoratori. Le associazioni di pescatori taiwanesi, che godono di un certo peso politico, si stanno opponendo al giudizio di Washington ma gli USA non sono i soli ad aver sanzionato la pesca di Taiwan. Nel 2015 la Commissione Europea aveva assegnato il cartellino giallo a Taipei per le sue attività di pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata. Taiwan ha promesso da tempo alcune riforme nel mondo del lavoro, ma è spesso rimasta silenziosa sulle condizioni degli operatori nel settore della pesca industriale, che si trova in continua competizione con paesi che sfruttano i lavoratori e sono già sulla lista nera. A preoccupare è soprattutto il gigante Fong Chun Formosa Fishery, ad oggi il più grande commerciante di prodotti ittici al mondo e con un’importante presenza sul mercato USA. L’Organizzazione Mondiale del Lavoro si è mossa negli ultimi anni per produrre una convenzione sul settore della pesca che possa disciplinare l’attività dei lavoratori e gli attivisti sperano che Taiwan possa presto unirsi ai paesi firmatari. [Fonte: Nikkei]
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Formazione in Lingua e letteratura cinese e specializzazione in scienze internazionali, scrive di temi ambientali per China Files con la rubrica “Sustainalytics”. Collabora con diverse testate ed emittenti radio, occupandosi soprattutto di energia e sostenibilità ambientale.