I titoli di oggi:
- La Cina ha ridotto particelle inquinanti in sette anni quanto gli Usa in tre decenni
- Le banche internazionali si adeguano alla “prosperità comune”
- Cina: timori su utilizzo coercitivo dell’app sanitaria
- Demansionato il viceministro degli Esteri
- Liberata su cauzione la giornalista di Bloomberg
- Metaverso: Meta punta su Hong Kong
La Cina ha ridotto l’inquinamento atmosferico in sette anni quasi quanto gli Stati Uniti in tre decenni, contribuendo a ridurre i livelli medi di smog a livello globale. Lo rivela uno studio dell’Energy Policy Institute dell’Università di Chicago, secondo il quale la quantità di particolato nocivo nell’aria in Cina è diminuita del 40% tra il 2013 e il 2020. Il calo negli States dagli anni ’70 è stato di poco superiore attestandosi al 44%. Se sostenuto, il trend aggiungerà circa due anni all’aspettativa di vita media. Sebbene lo smog in molte aree del paese superi ancora significativamente i livelli di sicurezza, gli autori della ricerca sostengono che l’esperienza cinese mostri quanto velocemente si possano fare progressi per ridurre i fattori inquinanti. “Il successo della Cina nella riduzione dell’inquinamento è una forte indicazione delle opportunità che potrebbero presentarsi ad altre nazioni se dovessero imporre forti politiche di inquinamento, come alcuni stanno iniziando a fare”, hanno affermato i ricercatori.
Timori su utilizzo coercitivo dell’app sanitaria
Fin dall’inizio della pandemia le misure invasive utilizzate dalla Cina nel contact tracing hanno presto instillato un dubbio: e se la tecnologia venisse utilizzata per controllare la popolazione non solo con finalità sanitarie? Quel dubbio è riemerso lunedì quando alcuni dei correntisti che il mese scorso avevano protestato contro il congelamento dei propri depositi presso quattro banche rurali hanno visto diventare rosso il proprio green code, il codice necessario per accedere a servizi e mezzi pubblici. Il SCMP riporta il caso di Zhang, un piccolo imprenditore del Zhejiang, che apprestandosi a raggiungere la città di Zhengzhou per chiedere chiarimenti sul caso, è stato bloccato in stazione a causa del codice sanitario rosso. Anche chi aveva manifestato in passato ma non aveva in programma nuove proteste ha dichiarato di aver sperimentato lo stesso problema. L’episodio ha riacceso le polemiche sulla sorveglianza di massa, che Pechino giustifica in chiave securitaria ma che i cittadini percepiscono sempre più come un’ingerenza nella propria vita privata. Adesso si fa strada anche il sospetto che l’uso invasivo della tecnologia possa essere utilizzato contro le proteste sociali. Il caso è stato commentato dalla stampa statale: sia il GT che il People’s Daily hanno criticato l’impiego delle app sanitarie per scopi non medici.
Le banche internazionali si adeguano alla “prosperità comune”
Anche le grandi banche internazionali devono adeguarsi alla “prosperità comune“. Secondo Bloomberg, istituti bancari internazionali del calibro di Goldman Sachs Group Inc. Credit Suisse Group AG e UBS Group AG, sono stati invitati a ridurre i compensi e a estendere i bonus differiti a tre o più anni. La mossa – smentita ieri dalla China Securities Regulatory Commission (CSRC) – è stata interpretata come una risposta alla campagna lanciata da Xi Jinping contro le diseguaglianze sociali. Nello specifico, racconta l’agenzia americana, le società di gestione fondi d’investimento e azionari hanno esortando gli intermediari del paese a istituire “un solido sistema di remunerazione“, avvertendo che incentivi eccessivi o a breve termine potrebbero innescare rischi di conformità. In risposta alle indiscrezioni la CSRC ha detto di “rispettare pienamente il processo decisionale discrezionale delle istituzioni finanziarie”. Le linee guida salariali sono progettate solo per “impedire agli enti di erogare incentivi eccessivi nel breve termine” ha chiarito l’ente regolatore dei listini. Nel caso di conferma l’adeguamento parrebbe riflettere l’importanza del mercato cinese per i big internazionali del credito, soprattutto da quando Pechino ha concesso l’acquisizione di quote di maggioranza nelle joint venture.
Demansionato viceministro degli Esteri
Grandi rimescolamenti ai vertici in previsione del Congresso del Pcc. Nella giornata di ieri il viceministro degli Esteri, Le Yucheng, è stato nominato vicedirettore dell’Amministrazione nazionale per la Radio e la Televisione. Il cambio è inusuale per due motivi: uno perché a differenza del predecessore Xu Lin, Le non ha esperienza nel settore dei media. Due perché il 59enne erano fino a pochi giorni fa considerato un possibile successore di Wang Yi alla guida del dicastero. Da tempo giravano indiscrezioni su un possibile demansionamento a causa del danno reputazionale causato alla Cina dalla guerra russo-ucraiana. Le, che ha una formazione di studi sovietici, si è fatto più volte carico di sostenere pubblicamente l’importanza dell’amicizia “senza limiti” tra Pechino e Mosca. Per ora non è chiaro se le voci siano veritiere. Il SCMP si limita a dire che la nuova posizione potrebbe suggerire un imminente pensionamento, considerato che l’ex viceministro si avvicina alla soglia dei 60, età che tradizione vuole coincida con un ritiro dalle cariche pubbliche per gli alti funzionari.
Liberata su cauzione la giornalista di Bloomberg
La giornalista di Bloomberg, Haze Fan, è stata rilasciata su cauzione a gennaio dopo oltre un anno di detenzione. Lo ha riferito ieri l’agenzia di stampa americana, aggiungendo però di non essere stata ancora in grado di contattare la reporter. Fan era stata prelevata dal suo appartamento da agenti in borghese nel dicembre 2020, poco dopo l’arresto dell’ex giornalista di CNBC, la sino-australiana Cheng Lei. Entrambe sono sospettate di aver messo a rischio la sicurezza nazionale. Non sono mai stati forniti dettagli in merito, ma i due casi hanno coinciso in maniera sospetta con un’impennata delle tensioni tra Pechino e Canberra, nonché con una stretta generalizzata sui reporter stranieri in Cina. Non è chiaro se il rilascio sia indicativo di una possibile svolta nel caso. Secondo Bloomberg, la donna è in attesa di essere messa a processo.
Metaverso: Meta punta su Hong Kong
Meta, la società di Mark Zuckerberg, proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp, utilizzerà Hong Kong come laboratorio per lanciare diverse iniziative sul metaverso. L’azienda ha affermato martedì che lavorerà con diversi partner locali, come catene di caffè, scuole e istituzioni artistiche, per esplorare il potenziale uso del metaverso nella vita quotidiana. Il progetto includerà mostre realizzate con la realtà virtuale (VR) nei caffè locali e seminari di formazione sulla realtà aumentata (AR) aperti agli educatori e agli studenti delle scuole secondarie. Con i suoi 7,4 milioni di abitanti, “Hong Kong svolge un ruolo chiave nell’ecosistema tecnologico della regione Asia-Pacifico e Meta rimane impegnata a guidare lo sviluppo economico e tecnologico in questo mercato”, ha spiegato un dirigente della compagnia. L’annuncio ha già fatto sollevare qualche sopracciglio considerando la stretta del governo locale sulla rete internet. Lo scorso anno Facebook era stata tra le aziende straniere a minacciare di lasciare l’ex colonia britannica dopo l’annuncio dell’introduzione di una legislazione antidoxing.
A cura di Alessandra Colarizi
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.