In Cina e Asia – Josep Borrell invita l’UE ad agire contro il “nuovo impero” cinese

In Notizie Brevi by Sharon De Cet

“Un nuovo impero”: così l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell ha definito la Cina in due articoli d’opinione pubblicati da due testate francesi e spagnole lo scorso fine settimana. Questa è la prima volta che l’UE si riferisce ufficialmente alla Cina come un “nuovo impero”, equiparando il paese asiatico alla Russia e alla Turchia. Secondo quanto riportato dalla pubblicazione Le Journal de Dimanche, per Borrell le tre potenze condividono infatti alcune caratteristiche comuni- un sovranismo esteriore coniugato con un autoritarismo domestico – in conflitto con i valori europei. Il leader europeo non ha poi mancato di sottolineare gli squilibri nelle relazioni tra Bruxelles e Pechino, soffermandosi sulla mancanza di accesso al mercato per le imprese europee in Cina ed incitando l’Europa ad agire rapidamente per evitare che l’Unione Europea soffra per un’eccessiva dipendenza economica e tecnologica. Inoltre, facendo eco alle preoccupazioni degli Stati Uniti ma non dichiarando un aperto allineamento con Washington, Borrell ha descritto la politica cinese di Xi Jinping come “assertiva”, “espansionista” e “autoritaria”, avente l’obiettivo di trasformare l’ordine internazionale in un sistema multilaterale in cui i diritti economici e sociali saranno prioritari rispetto a quelli politici e civili. Le osservazioni di Borrell arrivano in concomitanza con le visite istituzionali del ministro degli Esteri cinese Wang Yi in Europa e solo due settimane prima della partecipazione di Xi Jinping ad un vertice ospitato dai leader dell’UE e dal cancelliere tedesco Angela Merkel. [fonte: SCMP]

TikTok: Pechino rivede le regole sulle esportazioni ostacolando l’acquisizione USA

Alcune restrizioni sull’export di tecnologie varate da Pechino venerdì scorso potrebbero bloccare l’acquisizione delle operazioni americane di TikTok. La popolare app di mini-video dovrebbe infatti a breve essere acquisita da Microsoft e Walmart, ma con le nuove restrizioni Pechino potrebbe ostacolare la transazione adducendo come motivo la necessità di salvaguardare la propria sicurezza nazionale. Stando ad un articolo pubblicato dall’agenzia statale Xinhua – che cita un professore di commercio internazionale cinese- , poiché l’app fa uso di tecnologia basata sull’analisi dei dati personali per fornire servizi d’informazione personalizzata, sarà necessario procedere con alcune procedure di autorizzazione prima di esportare all’estero il suo codice ed i servizi tecnici ad esso associati. Le modifiche della Cina alle sue regole di esportazione sono giunte proprio quando ByteDance aveva segnalato che era vicina a raggiungere un accordo per salvaguardare le sue operazioni negli Stati Uniti, in risposta all’ordine esecutivo del presidente Trump che proibirà da metà settembre TikTok sul suolo americano. Trump ha infatti accusato l’app di raccogliere i dati degli utenti e trasferirli al Partito Comunista Cinese, un’accusa che ByteDance ha prontamente negato, dando il via ai negoziati per l’acquisizione delle sue operazioni americane. Mentre nessuna delle parti in causa ha ancora rilasciato chiarimenti riguardo la possibile inclusione di TikTok nelle nuove restrizioni cinesi sugli export,  molti esperti concordano sul fatto che la promulgazione di tali restrizioni potrebbe essere principalmente una mera manifestazione di sovranità da parte di Pechino, e che il loro impatto dipenderà essenzialmente dalla natura della tecnologia dell’app TikTok e dal fatto che tale tecnologia sia oggetto o meno della transazione. [fonte: NYT]

La Cina censura il nuovo saggio di Piketty sulle disuguaglianze sociali

“Capital and Ideology”, il nuovo saggio dell’economista francese Thomas Piketty che si concentra sul tema dell’inegualità, potrebbe essere censurato in Cina. Pubblicato lo scorso anno, il libro deve ancora essere lanciato in Cina dopo che l’autore ha rifiutato di cedere alle richieste la casa editrice cinese Citic Press Group di tagliare tutte le parti del libro relative alla disuguaglianza socio economica nel paese asiatico. Sebbene il nuovo libro di Piketty non miri direttamente a criticare la Cina, per diverse pagine l’autore discute della tolleranza del partito cinese rispetto alla crescente disuguaglianza socioeconomica, sottolineando inoltre l’opacità dei dati ufficiali sul reddito e sulla distribuzione della ricchezza in Cina. L’autore discute inoltre del paradosso rappresentato dal paese asiatico, caratterizzato da un sistema politico socialista e da una società altamente diseguale, complici l’assenza di tasse di successione e di dati sul trasferimento di ricchezza tra generazioni. La disuguaglianza e le sue cause sono temi delicati in Cina, in particolare ora che Pechino si prepara a dichiarare di aver raggiunto il suo obiettivo di realizzare una “società completamente benestante”, mentre allo stesso tempo il premier Li Keqiang ha dichiarato a maggio che 600 milioni di cinesi vivono con un reddito di 1.000 yuan (145 dollari) o meno al mese. La cifra, che è stata successivamente confermata dall’ufficio statistico cinese, ha fatto seguito ad un rapporto della banca centrale che ha rilevato che il 20% più povero delle famiglie urbane detiene solo il 2,6% della ricchezza della nazione, mentre il 10% più ricco possiede il 47,5%. [fonte: SCMP]

Xi Jinping esorta il Tibet a consolidare le frontiere nazionali

Al settimo Central Symposium on Tibet Work – il forum più importante del paese per le politiche tibetane – il presidente Xi Jinping ha ordinato ai leader del partito, del governo e dell’esercito cinese di “consolidare le difese di confine e garantire la sicurezza delle frontiere”. All’evento, conclusosi sabato scorso, particolare attenzione è stata dedicata alla necessità di stabilire la sicurezza nazionale e la pace nella regione, che condivide un lungo confine non contrassegnato con l’India. L’importanza del forum è da leggersi alla luce dell’instabilità della regione, aggravata ulteriormente dallo scontro avvenuto nel giugno scorso nella Valle di Galwan e conclusosi con la morte di 20 militari indiani e un numero sconosciuto di vittime cinesi. Per rafforzare la presa del governo centrale sulla regione, da diversi anni Pechino ha attuato alcune riforme con l’obiettivo, in particolare, di rimuovere l’influenza del leader spirituale del Tibet, il Dalai Lama, tutt’ora in esilio. A questo proposito, il leader cinese ha affermato che il buddismo tibetano dovrà adattarsi alle condizioni cinesi e che molteplici politiche di educazione ideologica saranno messe in atto per rafforzare l’unità nazionale. A legare ulteriormente il Tibet a Pechino vi saranno inoltre alcuni importanti progetti infrastrutturali, studiati per promuovere la crescita economica e l’occupazione nella regione tibetana con la collaborazione delle province limitrofe di Sichuan, Yunnan, Gansu e Qinghai. Secondo quanto dichiarato dal ministro degli esteri cinese Wang Yi in occasione di una visita all’inizio del mese, la sicurezza e la stabilità del Tibet giocheranno un ruolo di fondamentale importanza per lo sviluppo complessivo della Cina. Quest’ultima è infatti già occupata dalle sue molteplici controversie con gli Stati Uniti ed è quindi desiderosa di garantire stabilità ai suoi confini per evitare ulteriori distrazioni e rafforzare il consenso domestico. [fonte: SCMP]

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