L’Organizzazione mondiale della sanità dovrebbe avere il potere di indagare rapidamente sui patogeni minacciosi in qualsiasi paese, ma la mancanza di coordinamento e la lentezza dell’agenzia hanno fatto soccombere il mondo intero di fronte alla pandemia da coronavirus. Le accuse sono presenti in un rapporto pubblicato ieri e redatto da un gruppo di esperti indipendenti, l’Independent Panel for Pandemic Preparedness and Response, istituito dal direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. Secondo il Panel, l’Oms avrebbe dovuto dichiarare l’epidemia in Cina come emergenza internazionale prima di quanto fatto, già nella riunione del 22 gennaio 2020, invece di attendere il 30 gennaio. Ma per non sollevare un caso diplomatico, l’ex primo ministro neozelandese Helen Clark, alla guida del Panel, ha affermato che evidenti ritardi ci sono stati in Cina come in altri paesi. Lo studio, nato con l’obiettivo di esaminare quali decisioni sarebbero state utili per fermare la pandemia, presenta infatti poche critiche al governo cinese o alla sua repressione su coloro che hanno lanciato l’allarme sulla diffusione di casi di una polmonite sconosciuta alla fine del 2019. [fonte WSJ ]
Usa, Germania e Regno Unito attaccano la Cina per la situazione nello Xinjiang
Riflettori ancora puntati sullo Xinjiang. La regione nordoccidentale cinese abitata dagli uiguri, che da anni sono vittime di violenze per mano del governo cinese, è stata oggetto di scontro in un evento online delle Nazioni unite, dove Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna si sono schierati contro la Cina per il trattamento degli uiguri. L’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield ha sottolineato l’intenzione di voler esercitare pressioni sulla Cina fino a quando Pechino “non pone fine ai crimini contro l’umanità e al genocidio degli uiguri e di altre minoranze nello Xinjiang”. L’evento è stato fortemente criticato da Pechino. In una nota inviata agli Stati membri delle Nazioni Unite la scorsa settimana, la Cina aveva accusato gli organizzatori dell’evento di essere “ossessionati dal provocare uno scontro con la Repubblica popolare”, spedendo al mittente le accuse di violazione dei diritti umani. Ma la voce cinese non è mancata al meeting dell’Onu. Il diplomatico cinese Guo Jiakun ha invitato i paesi membri delle Nazioni Unite nella regione dello Xinjiang, dal momento che la “Cina non ha nulla da nascondere”. L’organizzazione dell’evento ha avuto però un percorso tutto in salita e pieno di ostacoli. Secondo l’ambasciatore tedesco delle Nazioni Unite Christoph Heusgen, Pechino avrebbe esercitato pressioni affinché non si tenesse l’incontro organizzato da Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna e co-sponsorizzato da Canada, Australia, Nuova Zelanda e diverse altre nazioni europee. Ma c’era da aspettarsi uno scontro con Pechino, soprattutto perché Washington non ha utilizzato filtri nel descrivere la situazione nello Xinjiang. Per Daniel Nadel, un alto funzionario dell’Ufficio per la libertà internazionale del Dipartimento di Stato USa, il governo cinese ha trasformato la regione nordoccidentale cinese in una “prigione a cielo aperto”. [fonte Reuters, SCMP]
Hong Kong: i funzionari pubblici dovranno giurare fedeltà al governo
Giurare fedeltà al governo locale. E’ questo l’elemento base di un disegno di legge approvato dai legislatori del Legislative Council di Hong Kong che impone ai funzionari pubblici, compresi i consiglieri distrettuali, di giurare fedeltà al governo di Hong Kong: il provvedimento, che chiede ai funzionari di “essere leali” durante tutto il periodo del loro incarico, impone inoltre il divieto di candidarsi alle elezioni se sono ritenuti “sleali” nei confronti delle autorità locali o della Cina. Il testo ha ricevuto il pieno sostegno del LegCo, ormai privato dell’opposizione. Dopo una terza lettura, il disegno di legge è stato approvato con 40 voti a favore e un solo voto contrario e dovrebbe entrare in vigore già dal mese prossimo. La misura colpisce in particolar modo gli oltre 470 membri dei 18 consigli distrettuali, gli unici eletti dagli abitanti di Hong Kong tramite il suffragio universale. La legge conferisce alle autorità locali ampi poteri di controllo sulle azioni commesse o parole pronunciate dai titolari di cariche pubbliche, che saranno quindi valutati positivamente o negativamente in relazione alla lealtà verso il governo e al rispetto della legge sulla sicurezza nazionale. Proprio per la vaghezza dei termini per definire la lealtà di un funzionario pubblico, 26 consiglieri distrettuali si sono dimessi nelle scorse settimane. La nuova norma fa parte dei radicali cambiamenti che Pechino ha introdotto per il sistema elettorale di Hong Kong, modificato per garantire la presenza di “leali patrioti” in politica. Ma chi controlla i controllori? Un caso di “cattiva condotta” rischia di infangare il nome del corpo di polizia di Hong Kong. Il numero due del Dipartimento per la sicurezza nazionale, il vice commissario Frederic Choi Chin-pan, è stato sospeso dopo essere stato colto, durante un’operazione di controllo della polizia, all’interno di un centro massaggi sprovvisto di licenza dove era per rilassarsi. Il commissario di polizia di Hong Kong, Chris Tang, ai giornalisti ha detto che Choi è sotto un procedimento di indagine “equo e imparziale”, ma non ha risposto alle domande dei reporter che chiedevano conferma su alcune indiscrezioni, secondo cui Choi sarebbe stato sospeso già a metà aprile. Senza fornire ulteriori dettagli, Tang ha ribadito che non si dimetterà dal suo ruolo di capo della polizia di Hong Kong. [fonte AFP, GT, SCMP]
“Blind boxes”, il modello di e-commerce minaccia gli animali domestici
Una nuova forma di e-commerce mette in pericolo la vita di numerosi esemplari di animali. Si tratta dei “blind boxes”, scatole chiuse contenenti animali domestici vivi, che arrivano a casa dell’acquirente dopo aver effettuato un ordine sui principali siti di e-commerce cinesi, come Taobao e Pinduoduo, per un prezzo irrisorio: si va dai 20 yuan fino a 1.300 in base alle diverse specie di animale. Le “blind boxes” sono così definite perché gli acquirenti non possono scegliere la specie di animale desiderato (che può essere un cane, un gatto, una tartaruga o persino un ragno) né può restituirlo. Il fenomeno non è nuovo alle autorità cinesi, che da anni devono lottare contro questo modello di marketing illegale. E non mancano incidenti tragici dove decine di animali muoiono durante la spedizione del pacco in cui si trovano. Due compagnie di spedizione di Chengdu sono state sospese, dopo che gli ufficiali della polizia locale hanno trovato lo scorso 7 maggio 13 scatole contenenti animali ormai morti. Questo è l’ultimo episodio, in ordine temporale, di ritrovamento di animali deceduti all’interno delle “blind boxes”, in giacenza nei centri di spedizione di tutto il paese. Ma la storia ha rapidamente suscitato un’ondata di rabbia. Su Weibo, gli utenti hanno condannato i venditori di e-commerce, ma anche i clienti, le società di logistica e spedizione, così come le forze dell’ordine lassiste che rendono possibile il commercio. Secondo Guo Peng, direttore del Centro per gli studi sulla protezione degli animali presso l’Università di Shandong, le “blind boxes” violano le norme nazionali sulla prevenzione delle epidemie animali, oltre a essere associate ad altri crimini come il furto. [fonte GT,Sixth Tone]
Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.