I titoli di oggi:
- Incontro Tsai-McCarthy: la Cina reagisce con sanzioni e ispezioni nello Stretto
- Le pressioni di Macron e von der Leyen su Xi
- Cina, progetto da 500 milioni di dollari per la posa di cavi internet sottomarini
- Il dilemma cinese sull’alternativa a ChatGPT
- Lo yuan è la valuta più scambiata in Russia
- Evergrande sigla accordo di ristrutturazione con i creditori
- La Cina non riconosce più le rivendicazioni del Giappone sulle isole Curili
Incontro Tsai-McCarthy: la Cina reagisce con sanzioni e ispezioni nello Stretto
La Cina ha annunciato sanzioni contro la Reagan Library, l’Hudson Institute e dei loro direttori, come ritorsione per l’incontro di mercoledì tra la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen e lo speaker della Camera americana Kevin McCarthy, la figura di più alto rango ad aver incontrato un leader taiwanese sul suolo americano da decenni. L’Hudson Institute e la Reagan Library sono accusati di aver fornito a Tsai “una piattaforma e una convenienza per impegnarsi in attività separatiste di indipendenza di Taiwan negli Stati Uniti”, violando gravemente il principio ‘una sola Cina’. Sanzioni, sotto la categoria dei ‘separatisti irriducibili’, anche per Hsiao Bi-khim, ambasciatrice de facto di Taiwan negli Usa. Le misure ritorsive si aggiungono a quelle imposte ad agosto contro il ministro degli Esteri, Joseph Wu, e altri funzionari taiwanesi (compresa Hsiao), in risposta alla visita di Nancy Pelosi a Taiwan.
Più contenuta del previsto la risposta militare. Come riportato dalla Reuters, la Cina ha reagito lanciando un’operazione speciale di “pattugliamento e ispezioni a bordo” rivolta alle navi in transito su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan. L’ufficio marittimo e dei porti del ministero dei Trasporti della Repubblica di Cina (Taiwan) ha protestato, invitando le imbarcazioni interessate a rifiutare le richieste di Pechino e informare la guardia costiera taiwanese. Quella cinese è un’operazione diversa dal passato proprio perché, secondo Lorenzo Lamperti, “il pattugliamento include anche delle ispezioni a bordo”. Oltre a queste manovre – che dureranno tre giorni -, una flotta dell’Esercito popolare di liberazione (PLA), guidata dalla portaerei Shandong, ha attraversato il canale di Bashi, che si trova tra le Filippine e l’isola principale di Taiwan. La portaerei cinese è stata rilevata a 200 miglia nautiche (circa 370 km) dalla zona sud-est dell’isola, mentre si dirigeva verso il Pacifico occidentale. Per il South China Morning Post è la prima volta dal suo lancio, nel 2017, che la Shandong lascia il mar Cinese meridionale. Il quotidiano riporta anche che contestualmente la portaerei americana USS Nimitz si è invece portata a 740 km a largo della costa orientale di Taiwan, come dichiarato dal ministro della difesa della Repubblica di Cina, Chiu Kuo-cheng.
Le pressioni di Macron e von der Leyen su Xi
Nel giorno del trilaterale tra il presidente cinese, Xi Jinping, l’omologo francese, Emmanuel Macron, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen a Pechino, l’attenzione si è concentrata sulla guerra in Ucraina. I due leader europei hanno cercato maggiori segnali dal presidente cinese sul suo ruolo di mediatore nel conflitto dell’amico Putin. “So di poter contare su di voi per ricondurre la Russia alla ragione e tutti al tavolo dei negoziati”, è stata l’esortazione di Macron all’omologo cinese. Esortazione che mira a evitare una escalation del conflitto. La leader della Commissione Ue ha invece chiesto alla Cina di non fornire armi alla Russia. Domanda respinta da Xi.
Macron e Von der Leyen hanno fatto pressing su Xi per spingerlo ad avere un contatto Zelensky, con cui ancora non ha parlato dall’inizio della guerra. Xi si è detto disponibile a voler chiamare il presidente ucraino, ma quando i “tempi e le condizioni saranno le più opportune”. Per il leader cinese quella politica è l’unica via percorribile per porre fine al conflitto in Ucraina, che continua tuttavia a definire “crisi”.
Con la visita congiunta a Pechino, Macron e von der Leyen hanno voluto lanciare un segnale di unità europea. Tuttavia, l’Unione europea e i leader dei 27 paesi sono divisi sull’approccio da adottare nei confronti della Cina. Da un lato c’è chi preme per una disaccoppiamento dal gigante asiatico, abbracciando così la posizione degli Stati Uniti; dall’altro, c’è chi spinge verso una “terza via”, con l’Europa che adotta un approccio principalmente commerciale, scollegato dalle questioni geopolitiche, verso una rimodulazione dei rapporti con il gigante asiatico. Macron è uno dei principali sostenitori di quest’ultimo punto di vista, mentre von der Leyen propone una visione più intransigente. Ma al momento il disaccoppiamento tra Bruxelles e Pechino è ancora lontano.
Cina, progetto da 500 milioni di dollari per la posa di cavi internet sottomarini
Secondo fonti Reuters, tre grandi società statali cinesi di telecomunicazioni stanno sviluppando un progetto per la costruzione di cavi in fibra ottica in grado di collegare, tramite rete internet, Europa, Medio Oriente e Asia. Il progetto di chiama EMA, dovrebbe costare 500 milioni di dollari ed è frutto della collaborazione di China Telecom, China Mobile e China Unicom insieme a HMN Technologies (azienda erede di una società precedentemente di proprietà di Huawei), che riceverà sussidi dal governo cinese per la costruzione del cavo. Tramite la messa in posa di EMA la Cina competerebbe così con un progetto americano parallelo (SeaMeWe-6) che inizialmente includeva anche le aziende cinesi, tagliate fuori dopo le pressioni di Washington. EMA dovrebbe coinvolgere anche una serie di investitori stranieri, a cui il Dipartimento di Stato americano ha intimato di non avvalersi di “fornitori [di internet] inaffidabili”. I cavi sottomarini trasportano oltre il 95% di tutto il traffico internazionale di internet e la realizzazione di un proprio progetto (l’obiettivo è farlo entro il 2025) garantirebbe alla Cina una serie di vantaggi strategici nella sua competizione con gli Stati Uniti. Per diversi analisti, però, in questo modo l’infrastruttura globale di internet potrebbe dividersi nel prossimo decennio, portando con sé una serie di difficoltà per il suo funzionamento di base. E rendendo più facile per Pechino e Washington, dotate dei propri rispettivi “canali”, spiare e manipolare i dati degli utenti.
Il dilemma cinese sull’alternativa a ChatGPT
La Cina potrebbe rimanere indietro nella corsa alla creazione dei grandi modelli linguistici, come ChatGPT, il chatbot basato sull’intelligenza artificiale. L’accusa arriva da un Bao Yungang, ricercatore presso l’Istituto di tecnologia informatica presso l’Accademia cinese delle scienze (CAS), che ha evidenziato come la mancanza di leader visionari e la riluttanza a investire nella ricerca potrebbero aver contribuito a far rimanere indietro la Cina in questo specifico settore dell’Ai. Su Weibo, lo studioso ha portato come esempio di successo OpenAI, che nel 2019 è passata da una società senza scopo di lucro a una con un profitto limitato. In Cina le big tech sono al lavoro per fare concorrenza a ChatGPT. Lo scorso 27 marzo doveva essere il giorno del debutto definitivo di Ernie Bot, la versione cinese di ChatGPT prodotta da Baidu. All’ultimo minuto, però, c’è stato un cambio di programma e l’evento è stato cancellato.
Giovedì il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità ha sollecitato la Cina a condividere le sue informazioni sulle origini del COVID-19.”Senza pieno accesso alle informazioni di cui dispone la Cina”, tutte le ipotesi rimangono sul tavolo, ha dichiarato ieri Tedros Adhanom Ghebreyesus in risposta a una domanda sulle origini del virus.
Lo yuan è la valuta più scambiata in Russia
A un anno dall’inizio della guerra, lo yuan cinese ha sostituito il dollaro diventando la valuta più scambiata in Russia. Secondo un’analisi di Bloomberg, la moneta cinese ha superato per la prima volta i biglietti verdi nel volume degli scambi mensili a febbraio, per poi allungare la distanza a marzo. La questione dello yuan era stata sollevata durante la visita di Xi a Mosca, anche in riferimento a un impiego della valuta cinese nei paesi terzi. Segno di come le sanzioni occidentali contro la Russia siano solo una variabile dell’equazione: l’intenzione di accrescere gli scambi internazionali in yuan ha trovato una sponda anche nel Brasile. Secondo la banca centrale brasiliana, la moneta cinese ha superato l’euro ed è diventata la seconda valuta più importante nelle riserve internazionali brasiliane.
Evergrande sigla accordo di ristrutturazione con i creditori
A quasi un anno e mezzo dal primo default, nei giorni scorsi Evergrande ha annunciato di aver raggiunto un accordo con un gruppo di creditori internazionali per avviare un piano di ristrutturazione. Il colosso immobiliare ha offerto di scambiare il pagamento del suo debito con nuove obbligazioni e una partecipazione in due filiali, compresa la sussidiaria impegnata nello sviluppo di veicoli elettrici. Il gruppo di creditori rappresenta i detentori di oltre il 20% e il 35% dell’importo nominale complessivo in circolazione delle obbligazioni esistenti emesse rispettivamente da Evergrande e dalla sua unità Scenery Journey. L’operazione messa a segno da Evergrande potrebbe servire da esempio per altri gruppi immobiliari fortemente indebitati, come Sunac e Fantasia.
La Cina non riconosce più le rivendicazioni del Giappone sulle isole Curili
Kyodo News, agenzia di stampa giapponese, ha rivelato che la Cina non sostiene più le rivendicazioni del Giappone sulle isole Curili, controllate dalla Russia. Tokyo ritiene che le Curili le siano state sottratte illegalmente dall’Unione Sovietica dopo la resa del Giappone nella seconda guerra mondiale, nel 1945, e chiede che le siano restituite. Nel 1964 il leader della Repubblica popolare Mao Zedong aveva dato il proprio sostegno alle pretese giapponesi, ma ora Xi Jinping avrebbe cambiato rotta. Secondo le fonti cinesi citate dall’agenzia, durante i suoi colloqui con il presidente russo, Vladimir Putin, Xi avrebbe dichiarato che la Cina “non si schiera da nessuna parte” in merito alla vicenda. Questo passaggio della Repubblica popolare verso la neutralità potrebbe rendere ancora più difficile la risoluzione della disputa territoriale, già complicata dopo la sospensione dei colloqui tra le parti seguita alle sanzioni giapponesi verso Mosca per la sua invasione dell’Ucraina. Per Kyodo News, Putin vorrebbe istituire una zona speciale “duty free” nelle Curili, e avrebbe chiesto a Xi sostegno tramite investimenti di società cinesi.
A cura di Serena Console e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi