Yang Jiechi da Trump, ma Pechino pensa già al mondo «post-Occidente»
Yang Jiechi, alto funzionario diplomatico del governo cinese, ha incontrato nelle scorse ore alla Casa Bianca il presidente Usa Donald Trump per discutere gli “interessi comuni” di Pechino e Washington in materia di sicurezza. Yang diventa così il membro del governo cinese di grado più alto a incontrare il nuovo inquilino della Casa bianca. Il vertice è stato pensato per smorzare le tensioni tra i due paesi e favorire il percorso verso un primo meeting tra Trump e Xi Jinping. Ciononostante rimangono le incertezze. Mercoledì Trump davanti al Congresso è tornato ad attaccare, tra le righe, la Cina per aver danneggiato l’economia cinese. Oltretutto alcuni ruoli chiave nella nuova amministrazione americana rimangono ancora vacanti, cosa che rende difficile ogni discussione su politiche concrete. E ancora una volta il quotidiano nazionalista Global Times invita la Cina a sfruttare l’attuale situazione per costruire una strategia «orientata alla connettività» con le altre potenze mondiali, come Europa e Russia, per la costruzione di un mondo «post-Occidente».
Xinjiang, parata militare «oceanica» contro il terrorismo
«Il popolo e l’esercito uniti» nella lotta tra il bene e il male. All’insegna di slogan come questo migliaia di soldati e agenti della polizia militare hanno invaso le strade di Urumqi, la capitale della regione autonoma dello Xinjiang, in una spettacolare parata “antiterrorismo”, una dimostrazione di forza da parte del governo di Pechino da anni alle prese con l’instabilità della regione. Quella che si profila, a giudicare dai resoconti della stampa locale, è una vera e propria lotta senza quartiere contro il terrorismo. Tre aerei passeggeri sono partiti subito dopo carichi di soldati verso tre città della regione considerate la prima linea della lotta al terrorismo. A riaccendere focolai di violenza sono stati due incidenti verificatisi da dicembre 2016 nella regione, dopo un periodo di calma relativa. Pechino incolpa i gruppi di «estremisti islamici», ma secondo alcuni il problema starebbe proprio nell’apparato repressivo imposto sulla regione da Pechino.
Taipei, proteste e scontri nell’anniversario della repressione di Chiang Kia-shek
Martedì centinaia di persone hanno manifestato davanti al Chiang Kai-shek Memorial Hall di Taipei per ricordare il 70esimo anniversario del massacro perpetrato dalle truppe del Guomindang in cui nel giro di pochi mesi morirono circa 29mila persone. La repressione, scaturita da un incidente minore, diede il via al “terrore bianco”, periodo contraddistinto da purghe politiche e legge marziale che terminò soltanto il 15 luglio 1987. Movimentate dal lancio di uova e dal rogo della bandiera taiwanese, le proteste di martedì sono degenerate in scontri tra attivisti pro e contro Chiang Kai-shek, il dittatore nazionalista ritenuto responsabile del massacro.
I tafferugli di martedì rimarcano la natura controversa del ricordo del Generalissimo, che il Democratic Progressive Party (al governo dallo scorso ano) sta velatamente cercando smantellare. Mentre la presidente Tsai ha promesso di creare un’agenzia incaricata di investigare i fatti del 1947, anche Pechino per la prima volta ha deciso di ricordare il “l’incidente 228” in chiave patriottica, ovvero interpretandolo come parte della “liberazione del popolo cinese” dalla dittatura nazionalista. Si tratta di un tentativo di riappropriazione “culturale” dell’isola, che la mainland considera una provincia da riannettere al proprio territorio. Operazioni simili Pechino le ha impiegate anche in Tibet e Xinjiang, prendendo in prestito antiche leggende pur di riaffermare la propria sovranità sulle regioni occidentali.
Corruzione e appropriazione indebita, l’erede di Samsung verso il processo
L’erede alla guida del colosso dell’elettronica Samsung, Lee Jae-yong, e uno dei quattro amministratori del gruppo, è stato formalmente incriminato tra l’altro per corruzione e appropriazione indebita di denaro. Quasi certamente Lee dovrà andare a processo e questo avrà ripercussioni sul gruppo di famiglia, primo produttore di smartphone al mondo e prima azienda sudcoreana. Pesano su Lee i rapporti di Samsung con le fondazioni private facenti capo a Choi Soon-sil, la «santona» molto vicina alla presidente Park Geun-hye che avrebbe usato l’equivalente di 70 milioni di dollari di donazioni per scopi privati, e diversi favori ricevuti dall’amministrazione Park per favorire la riorganizzazione di Samsung, e l’ascesa alla presidenza di Lee, nel 2015.
L’economia indiana rallenta ma non sente il peso della demonetizzazione
L’economia indiana rallenta, ma cresce al di sopra delle aspettative. Si può riassumere così l’ultimo rapporto dell’ufficio federale di statistica che ha registrato una crescita al 7,1 per cento in linea con le previsioni del periodo precedente. C’è sorpresa anche negli economisti che si aspettavano una maggiore ricaduta della demonetizzazione promossa dal governo di Narendra Modi, che lo scorso novembre ha imposto il ritiro dal mercato valutario nazionale dell’86 per cento della moneta corrente nel nome del contrasto alla corruzione.