Il Xinjiang legalizza i campi di rieducazione
Il governo dello Xinjiang ha legalizzato i campi di rieducazione per le minoranze islamiche, da mesi al centro delle critiche internazionali. Grazie a una revisione della legge antiterrorismo locale – che già vietava tra gli altri l’utilizzo del velo per le donne e le barbe lunghe per gli uomini – da martedì, “i governi a partire dal livello di contea possono istituire organizzazioni per l’istruzione e la trasformazione e dipartimenti di supervisione, come centri di formazione professionale, per educare e trasformare le persone che sono state influenzate dall’estremismo”. Secondo la revisione, i comportamenti punibili con la detenzione includono: “forzare gli altri a prendere parte ad attività religiose, rifiutarsi di guardare la TV di stato e ascoltare la radio di stato e impedire ai bambini di ricevere un’istruzione statale.” E’ la prima volta che le autorità cinesi ammettono in senso proprio l’esistenza delle strutture, in passato rubricate semplicemente come “centri di formazione professionale per reati minori”. Stando agli esperti il numero dei detenuti si aggirerebbe già attorno al milione. Mentre Pechino ha abolito il lavoro forzato carcerario nell’ambito della riforma giudiziaria del 2014, negli ultimi anni lo stesso rule of law è diventato espediente privilegiato con cui giustificare nuove forme coercitive.
Arrestata superspia cinese
Le autorità statunitensi hanno arrestato un alto funzionario del ministero della Sicurezza dello Stato con l’accusa di furto di segreti commerciali e spionaggio commerciale ai danni di società americane operanti nel settore aerospaziale. Xu Yanjun, apparso mercoledì davanti ai giudici del tribunale federale di Cincinnati dopo essere stato estradato dal Belgio, rischia fino a 25 anni di carcere. Si tratta del primo caso in cui una spia del governo cinese viene trascinata in una corte di giustizia statunitense. Il caso di Xu – che ha coinvolto FBI, autorità belghe e la GE Aviation -arriva in una fase particolarmente tesa per le relazioni tra le due superpotenze. I timori per l’appropriazione di tecnologia “made in US” nel mese di agosto ha portato all’approvazione della Foreign Investment Risk Review Modernisation Act of 2018 (FIRRMA), legge che inasprisce in controlli sulle acquisizioni potenzialmente rischiose per la sicurezza nazionale.
Hong Kong costruisce isole artificiali per 1 milione di persone
Hong Kong costruirà delle isole artificiali per attenuare la cronica emergenza abitativa. Lo ha annunciato ieri la chief executive Carrie Lam illustrando le priorità per il prossimo anno. Le strutture verranno erette a est di Lantau, la più grande isola della regione amministrativa speciale, e al largo di altre zone costiere come Tuen Mun e Lung Kwu Tan. Gli isolotti copriranno un’area totale di circa 1.700 ettari e forniranno tra le 260.000 e le 400.000 unità abitative per 700.000 – 1.1 milioni di persone. Il 70% delle costruzioni sarà costituito da progetti di edilizia residenziale pubblica. Hong Kong è una delle aree del pianeta più densamente abitate e con il mercato immobiliare più caro. Caratteristica stigmatizzata nel fenomeno delle “case bara”, loculi in cui sono costrette a vivere circa 200mila persone. Il piano di Lam dovrebbe dunque andare a tamponare una delle principali fonti di malcontento sociale. C’è solo un problema: le isolette costeranno ben mezzo trilione di dollari di Hong Kong, pari a metà delle riserve finanziarie dell’ex colonia britannica.
Cina-Usa: 13.500 rifugiati cinesi a rischio deportazione
Circa 13.500 rifugiati cinesi negli Usa sono a rischio deportazione. Lo ha annunciato la US Immigration and Customs Enforcement (ICE), l’agenzia che sta indagando sulle richieste di asilo da parte di cittadini cinesi e gestite da un gruppo di avvocati e agenti condannati nel 2012 nell’ambito dell’Operation Fiction Writer. L’accusa è di aver presentato domande fraudolente con resoconti di persecuzioni ingigantite. Da sempre i criteri per l’ottenimento dell’asilo avvantaggiano i richiedenti cinesi, nazionalità che svetta per numero di pratiche accolte. Ma con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca la situazione per gli immigrati provenienti da oltre Muraglia si è fatta più tesa.
La luna di miele con Accra in crisi
Tra i paesi africani saliti con entusiasmo sul carro di Pechino in occasione del recente Summit Sino Africano, il Ghana sembra da sempre tra i più refrattari ad accogliere l’influenza cinese tra i propri confini. Eppure le relazioni con la Cina sono molto strette, Pechino è come in molti casi di paesi africani, il partner principale di Accra e i numeri del commercio bilaterale sono cresciuti in maniera esponenziale fino a toccare i 6,7 miliardi di dollari nel 2017. Eppure rimangono aperte numerose questioni e tensioni mai risulte. Al principio furono i minatori illegali cinesi arrestati nel 2014 in un tentativo del governo di limitare la pratica del small scale mining e i suoi devastanti effetti sull’ambiente. Sull’agenda odierna c’è uno scambio del valore di 2 miliardi di dollari per cui Pechino per mezzo della società Sinohydro, si impegna a costruire costruisce infrastrutture, ricevendone in cambio bauxite raffinata, utile per ricavarne alluminio. A molti, anche nel governo Ghanese, lo scambio non pare essere equo e non fa che aumentare i sospetti nei confronti di Pechino.
Balli di gruppo e capitalismo di stato
Sono ormai una caratteristica delle grandi e piccole città cinesi. Ma le performance danzerecce di gruppo realizzate dalle signore agé nelle piazze e nei parchi pubblici hanno radici antiche. Introdotti in epoca Song, i cosiddetti yangge sono stati ripresi e semplificati dalle truppe comuniste per unire le popolazioni rurali durante la lunga marcia. Ma è soltanto negli ultimi 20 anni che hanno raggiunto diffusione massiccia con lo smembramento delle comunità di quartiere innescato dal processo di urbanizzazione post-riforme. Oggi i balli di gruppo sono diventati espressione del “capitalismo con caratteristiche cinesi”. Il disimpegno dello stato dal welfare ha indotto una popolazione sempre più ingrigita a cercare nuovi spunti per tenersi in salute e creare network di mutua assistenza. Nella Cina di Alibaba e WeChat non stupisce siano nate anche app e negozi di e-commerce specializzati.