In Cina e Asia – Il Vaticano vittima degli hacker cinesi?

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Il Vaticano entra nella lista degli stati spiati dagli hacker cinesi. E’ quanto emerge da uno studio di Recorded Future, società privata di sicurezza informatica con sede a Somerville, secondo la quale le attività, cominciate a maggio, vanno lette alla luce dei colloqui per una riconferma dell’accordo sulle nomine vescovili siglato nel 2018. Le intrusioni pare abbiano colpito anche la missione della Santa Sede a Hong Kong, coinvolta nei negoziati. Stando al report, la paternità delle operazioni di hacking va attribuita a RedDelta, un gruppo sponsorizzato dal governo cinese, che ha integrato tecniche già utilizzate in passato con l’utilizzo di nuovi codici informatici così da depistare le indagini. Un attacco pare sia avvenuto attraverso una lettera apparentemente autentica inviata dal Vaticano a monsignor Javier Corona Herrera, direttore della missione di studio a Hong Kong. Sebbene Pechino monitori regolarmente le congregazioni religiose, dai tibetani agli uiguri fino ai praticanti della Falun Gong, pare che questa sia la prima volta che gli hacker cinesi puntano il Vaticano. [fonte NYT]

L’AIIB si schiera contro Covid

L’emergenza Covid non sembra aver ostacolato il protagonismo cinese sullo scacchiere internazionale. Anzi, capitalizzando la distrazione degli Stati Uniti, più che mai Pechino punta a sfruttare la crisi per riaffermare il proprio ruolo di stakeholder globale. Il messaggio è stato rilanciato ieri da Xi Jinping nel corso della quinta riunione annuale dell’ Asian Infrastructure Investment Bank, la banca istituita nel 2016 per fornire supporto finanziario alla Belt and Road. Il leader cinese ha ancora grandi aspettative per l’istituto che dovrà diventare “un nuovo tipo di banca multilaterale di sviluppo”, “un nuovo tipo di piattaforma di sviluppo” e “un nuovo paradigma di cooperazione multilaterale”. Il vertice – che ha coinciso con la conferma del presidente Jin Liqun e l’ingresso del 103esimo paese membro – si è tenuto mentre una nuova ondata epidemica minaccia l’Asia. Seppur pensata per sopperire al deficit infrastrutturale del continente, la banca ha stanziato un piano anti-Covid di cui sinora hanno beneficiato 12 paesi per un totale di 5,9 miliardi di dollari. Spiccano gli 1,25 miliardi di dollari destinati all’India. Segno che nonostante le schermaglie territoriali, Pechino è determinato a utilizzare le piattaforme multilaterali per cementare la cooperazione regionale e strappare a Washington potenziali alleati. [fonte SCMP]

La “società moderatamente prospera” divide la leadership cinese

Circa un paio di mesi fa, un commento del premier Li Keqiang sullo stato di povertà ancora diffuso in Cina ha suscitato polemiche e indiscrezioni su una possibile spaccatura nella stanza dei bottoni. Mettendo in dubbio il raggiungimento di una “società moderatamente propsera” il primo ministro sembrava voler contestare un successo che tanto l’agenzia di pianificazione economica tanto il presidente Xi Jinping danno per scontato entro l’anno. Ma Li non è l’unico ad avere qualche perplessità. A pochi giorni dai colloqui di Beidaihe, località balneare che ospita i leader durante la pausa estiva, l’argomento è stato ripreso da He Keng, ex vicedirettore della Commissione Affari economici e finanziari dell’Assemblea nazionale del popolo. Secondo He, Pechino dovrebbe posticipare l’ambito traguardo. Il motivo è sempre lo stesso : “il gruppo a medio reddito dovrebbe essere la parte dominante di una società moderatamente benestante. Come possiamo affermare di essere benestanti quando 600 milioni di persone – metà della popolazione nazionale – hanno un reddito mensile di soli 1.000 yuan (143 dollari)?”Non solo. Stando a He, la prosperità economica interessa una fetta della popolazione sempre più sottile a causa di una distribuzione della ricchezza nazionale inclinata verso lo stato. Fattore che influisce negativamente sui consumi. Una soluzione c’è. “Basta seguire la strada del [leader supremo supremo] Deng Xiaoping verso le riforme economiche”. Le parole del funzionario, sebbene ignorate dalla stampa statale, hanno catturato l’attenzione del web prima di finire sotto la scuredella censura. [fonte SCMP]

Cina e Ue “mano nella mano”

Cina e Unione Europea devono procedere “mano nella mano”. Solo così sarà possibile uscire dalla crisi epidemica in tempi brevi e progredire nelle “aree di reciproco interesse”, come l’accordo bilaterale sugli investimenti. E’ quanto affermato dal vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, al termine dell’ottavo round del China-EU High-Level Trade and Economic Dialogue (HED, aggiungendo però la richiesta di un trattamento paritario per le aziende europee. La più volte ribadita necessità di “reciprocità” ). Il messaggio è stato accolto con favore dal vicepremier Liu He che, in rappresentanza di Pechino, ha promesso di chiudere i negoziati entro l’anno. Secondo la stampa cinese, le due parti hanno raggiunto risultati fruttuosi e un consenso in termini di cooperazione in una serie di settori, tra cui: “la lotta congiunta contro COVID-19, la governance economica globale, la sicurezza della catena industriale, un trattato bilaterale sugli investimenti, riforma della WTO, una maggiore apertura del mercato, l’economia digitale, la finanza e le politiche fiscali “. Gli esperti consultati dal Global Times concordano nel ritenere la partnership vantaggiosa per entrambe le parti, soprattutto per controbilanciare la postura protezionistica di Washington. In un recente approfondimento, il SCMP spiegava come l’andamento dei colloqui tra Pechino e Bruxelles sugli investimenti probabilmente inciderà nel bene e nel male anche sull'”accordo di fase 1”, strumentalizzato da Trump in campagna elettorale. Ciononostante, rimangono sul tavolo questioni spinose. Proprio ieri i ministri degli Esteri dei paesi Ue ha approvato una serie di misure restrittive in risposta alla legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong [fonte Consilium.eu, SCMP, GT]

Chiude la libreria più antica di Hong Kong

Fondata nel 2018 in Lock Road, Swindon Bookstore ha per oltre cento anni rifornito l’ex colonia britannica con i suoi testi in lingua inglese, sopravvivendo agli stravolgimenti del secolo scorso. Ma nulla ha potuto davanti alla crisi economica. La pandemia si è aggiunta a un’annosa disputa sul mancato pagamento dell’affitto del negozio. Per questo dal 1 agosto Swindon dirotterà le vendite sul suo shop online. Proprio oggi il governo ha rilasciato i dati economici per il secondo trimestre, annunciando una contrazione del 9% superiore alle stime degli analisti. [fonte SCMP, SCMP]

China Files propone alle aziende italiane interessati alla Cina servizi di comunicazione quali: newsletter, aggiornamenti su specifici settori, oltre a progetti formativi e approfondimenti ad hoc. Contattaci a info@china-files.com