Sinopharm e Sinovac forniranno immediatamente 110 milioni di dosi ciascuno di vaccini anti Covid-19 ai partecipanti al progetto internazionale Covax, che fornisce i vaccini ai paesi più poveri. La decisione, comunicata dall’ente di cooperazione mondiale per vaccini Gavi, arriva in un momento in cui la variante Delta del virus sta ponendo un rischio crescente per la popolazione mondiale. Gavi si è impegnata ad acquistare 60 milioni di dosi da Sinopharm, che saranno disponibili da luglio a ottobre. Ulteriori 60 milioni di dosi possono essere acquistate tra ottobre e dicembre e 50 milioni di dosi in più saranno disponibili nella prima metà del 2022.
Invece, circa 50 milioni di dosi del vaccino Sinovac sono state acquistate in anticipo da Gavi, che saranno disponibili tra luglio e settembre. L’ente internazionale avrà la possibilità di acquistare ulteriori 150 milioni di dosi da ottobre a dicembre e 180 milioni nella prima metà del 2022.
L’aggiunta dei vaccini Sinopharm e Sinovac diversifica il portafoglio di Covax, che ora include 11 vaccini. Il programma globale Covax, fortemente dipendendente dai vaccini Pfizer, Moderna e Astrazeneca prodotta dall’indiana Serum Institute, si sta rivolgendo alla Cina dopo che la carenza di forniture che ha causato un evidente divario nell’accesso ai vaccini. [fonte SCMP]
Tencent perderà i diritti esclusivi su alcune etichette musicali
L’ennesimo colpo al colosso tecnologico arriva dalla State Administration of Market Regulation (Samr), l’autorità di antitrust cinese, che impone alla società di Shenzhen di rinunciare a parte della sua offerta. Il motivo? Secondo la Samr, Tencent Music, il corrispettivo di Spotify, avrebbe usato i diritti esclusivi su alcune etichette musicali per vincere la concorrenza di rivali meno noti e potenti. Per questo, alla multinazionale sarà anche comminata una multa da 500 mila yuan per non aver fornito informazioni necessarie relative all’acquisizione nel 2016 delle app Kuwo e Kugou.
Come riportato da Reuters, la Samr aveva l’obiettivo, già dallo scorso aprile, di infliggere una multa a Tencent di circa 10 miliardi di yuan, anche se la misura non mai è stata attuata per le pressioni esercitate dalla stessa società tecnologica che era giunta al compromesso di vendere Kuwo e Kugou. Non è la prima volta che Tencent finisce nel mirino dell’antitrust cinese: già nel 2018 la Samr ha posto la sua attenzione su Tencent Music, ma l’indagine si è interrotta l’anno successivo dopo che la società ha accettato di interrompere il rinnovo di alcuni dei suoi diritti esclusivi.
Nel weekend, l’ennesima decisione dell’autorità dell’antitrust cinese è ricaduta su Tencent. Il colosso tecnologico dovrà abbandonare il progetto di fusione di Tencent Holding tra i due maggiori operatori cinesi di siti di streaming di videogiochi, Huya Inc e DouYu International Holdings Ltd, perchè la mossa viola le regole della concorrenza. Le regole sempre più stringenti dell’antitrust spingeranno sempre più aziende cinesi a Hong Kong. Il Guangdong è su questo fronte già al lavoro. Il governo provinciale vuole costruire a Shenzhen una piattaforma dati comune per la Greater Bay Area, che include Hong Kong e Macao, per l’utilizzo dei dati “a beneficio dello sviluppo industriale, della governance sociale e dei servizi”. Si tratta di un “hub doganale” pensato per supervisionare la transizione dei dati: la misura potrebbe essere la prima di una serie per regolamentare i dati sulla base delle richieste dell’autorità cinese. [fonte Reuters, Reuters]
Il mar cinese meridionale terreno di scontro tra Usa e Cina
La Cina rifiuta di accettare la sentenza internazionale che il 12 luglio 2016 ha negato le rivendicazioni di Pechino nel Mar cinese meridionale denunciate dalle Filippine. Cinque anni dopo, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha definito uno “spreco di carta” la decisione della Corte permanente di arbitrato dell’Aia, che ha bocciato le pretese storiche secondo cui Pechino rivendica la sovranità territoriale sul 90 per cento del mar cinese meridionale, sottolineando come la sentenza si sia basata su errori evidenti nell’accertamento dei fatti.
Il verdetto, in quanto non vincolante, è sempre stato ignorato dalla Cina. Ma il Mar cinese meridionale può diventare teatro di scontro tra Usa e Cina. Nella disputa territoriale tra Pechino e Manila entra anche l’amministrazione Biden, che – confermando la posizione trumpiana- si dice pronta a intervenire per difendere le Filippine da un attacco cinese nelle acque contese in base all’”U.S.-Philippines Mutual Defense Treaty”. Pechino non accetta l’interferenza statunitense nell’area marittima, dove nel weekend un cacciatorpediniere statunitense Uss Benfold ha navigato nei pressi delle isole Paracel: la mossa è considerata dalla Cina una violazione delle sue acque territoriali. Lo scontro tra Washington e Pechino si muove anche su questo fronte, tanto che la Cina ha esortato gli Stati Uniti a cessare le provocazioni nel Mar cinese meridionale. In risposta, l’avvertimento del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che ha sollecitato la Cina a porre fine alla condotta provocatoria nell’area marittima. [fonte SCMP]
Il karaoke nel mirino del governo cinese
Il ministero della cultura cinese sta pianificando un giro di vite su uno dei passatempi preferiti della nazione: il karaoke. Secondo una bozza pubblicata sul sito del ministero, i locali che offrono servizi di karaoke sono ritenuti responsabili delle canzoni presenti nel loro database musicale. I karaoke bar infatti devono eliminare tutti i brani vietati dal Partito Comunista Cinese, cioè quelli che possono “mettere in pericolo l’unità nazionale, la sovranità o l’integrità territoriale, danneggiare la sicurezza nazionale, o incitare all’odio etnico”. Ad aiutare i gestori dei locali nelle operazione di rimozione dei brani c’è una blacklist di canzoni, costantemente aggiornata da un comitato di esperti musicali sotto la supervisione del ministero. Saranno eliminati anche tutti i brani considerati osceni o che promuovono la violenza, il gioco d’azzardo o la cultura della droga, così come le canzoni ritenute “offensive”.
Per gli analisti, questa decisione è l’ennesima misura per controllare e reprimere i movimenti politici che potrebbero creare disordine sociale. È probabile infatti che i censori vogliano prendere di mira brani associati alla religione o a specifici movimenti politici e sociali, come il brano “Vast Sky” della rock band hongkonghese Beyond, diventato simbolo delle proteste del 2014 dell’ex colonia britannica. [fonte Radio Free Asia]
Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.