La nostra rassegna quotidiana
I media cinesi difendono la rimozione dei due mandati dalle critiche dell’Occidente
“Togliere il limite al numero di incarichi non significa presidenza a vita per nessuno”. Il China Daily, organo vicino al partito comunista cinese in lingua inglese, risponde così ai commenti di questi giorni sulla decisione della legislatura della Rpc — aperta la scorsa settimana per la consueta riunione annuale — di avvallare l’abolizione del limite di mandati per il presidente della repubblica. Per molti osservatori stranieri la mossa aprirà la strada alla permanenza a tempo indeterminato dell’attuale leader Xi Jinping e a possibili terremoti politico-sociali. Da Pechino rispondono però che si tratta di congetture e analisi fuori luogo. Una leadership sicura garantirà al paese, scrivono i media nazionali, un futuro più luminoso.
Cina, una nuova supercommissione anticorruzione
Si chiama commissione nazionale per la supervisione ed e il nuovo organo di controllo sulla condotta dei funzionari del partito comunista cinese e dello stato. Il suo ruolo sarà di pari livello al governo e sarà al di sopra della corte suprema e della procura generale. Punto discusso all’interno del provvedimento di istituzione del nuovo ente, la possibilità di negare l’accesso ad un avvocato ai funzionari sotto inchiesta. Per rafforzare ulteriormente la propria leadership, con questa mossa, Xi Jinping intende continuare con la vasta campagna anticorruzione è eliminare ogni possibile forma di opposizine interna, proseguendo sulla strada dell’anticorruzione intrapresa nel 2012. Da quest’anno, con uno strumento ancora più potente.
Giappone, sulla vendita di un terreno alla scuola nazionalista, Abe rischia il proprio futuro politico
Shinzo Abe, già tra i leader più longevi del Giappone dal dopoguerra a oggi, potrebbe vedere la propria carriera compromessa da uno scandalo circa la vendita a prezzo scontato (circa l’85 per cento) di un terreno dismesso dallo stato a un’azienda scolastica di chiare visioni nazionaliste, Moritomo Gakuen. Coinvolti anche la first lady Akie, e il ministro delle finanze Taro Aso: funzionari del dicastero da quest’ultimo diretto avrebbero infatti alterato alcuni documenti relativi alla vendita, cancellando riferimenti al primo ministro, alla first lady e allo stesso ministro delle finanze. Nonostante abbia riconosciuto le responsabilità del ministero nella faccenda, Aso, che è anche vicepremier, ha fatto sapere che non darà le dimissioni. Il caso potrebbe però portare alla non riconferma di Abe al vertice del partito liberaldemocratico alle elezioni per il presidente della formazione il prossimo settembre.