I titoli di oggi:
- Per il parlamento francese la repressione nel Xinjiang è genocidio
- I dossier cinesi che dividono e uniscono l’Ue
- Gli Usa ritirano le accuse di frode contro ingegnere cinese
- Covid: Le aziende cinesi fanno i conti con la carenza di esperti stranieri
- L’e-commerce cinese si affida agli host virtuali
- Corea del Sud: La campagna elettorale si arricchisce di scandali e accuse di omicidio
Il parlamento francese ha approvato una mozione guidata dal partito socialista che chiede al governo di condannare la Cina per “crimini contro l’umanità e genocidio” contro gli uiguri dello Xinjiang. L’ambasciata cinese in Francia ha affermato che “le accuse sensazionalistiche sullo Xinjiang come il ‘genocidio‘ sono pure bugie basate su pregiudizi e ostilità nei confronti della Cina”. I diplomatici cinesi si uniscono così alla posizione ufficiale del governo della madrepatria, che respinge con forza le accuse di violazioni dei diritti umani nella provincia, sostenendo che i campi di rieducazione sono pensati per fornire formazione professionale e limitare la radicalizzazione e il terrorismo nella provincia occidentale. La mozione parlamentare promossa in Francia è stata adottata con 169 voti favorevoli e un voto contrario, a pochi giorni dalle contestate Olimpiadi invernali di Pechino. Il presidente Macron ha dichiarato di non voler “politicizzare” i Giochi, mentre paesi come Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna hanno già detto che non invieranno rappresentanti istituzionali, come forma di protesta nei confronti delle violazioni dei diritti umani di cui è accusata Pechino.
I dossier cinesi che dividono e uniscono l’Ue
Nelle stesse ore in cui il parlamento discuteva di Xinjiang, i ministri degli Esteri e della Difesa francesi si trovavano in Giappone per riaffermare l’importanza dell’Indo-Pacifico nell’agenda politico-economica di Parigi. I colloqui con le controparti nipponiche hanno interessato,tra gli altri dossier, la stabilità nel Mar cinese, Taiwan e la Corea del Nord. La Francia non è l’unico paese europeo a fare leva sul passato coloniale per rivendicare una maggior presenzialismo nel quadrante. Anche la Gran Bretagna, dopo la Brexit sempre più protesa verso Oriente, è in queste stesse ore impegnata a discutere con l‘Australia di sicurezza regionale. Il dialogo, in corso a Sydney sempre nel formato 2+2, è il primo dalla firma del controverso accordo Aukus che permetterà all’Australia di sviluppare sottomarini con il supporto tecnico di Londra e Washington. I parallelismi con la Guerra Fredda, a torto o a ragione, continuano a farsi largo nei comunicati ufficiali. Da ultima la ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, che incontrando l’omologa australiana ha invitato l’occidente democratico a contrastare l’aggressione della dittatura sino-russa. Non sarà facile a giudicare dalla risposta tutt’altro che coesa alle ritorsioni commerciali comminate da Pechino alla Lituania. Mentre l’export lituano verso la Repubblica popolare è scivolato quasi a quota zero, Germania e persino gli Stati uniti cominciano a sperare una pronta risoluzione della controversia per difendere i propri interessi lungo la sempre più interconnessa supply chain globale.
Sembra invece incontrare maggiore consenso la questione hongkonghese, al centro di una nuova mozione approvata ieri dal parlamento europeo Con ampio sostegno. Gli eurodeputati si sono impegnati a “difendere la democrazia ad Hong Kong contro le violazioni delle libertà fondamentali e gli arresti ingiusti nei confronti di giornalisti e oppositori del governo.”
Gli Usa ritirano le accuse di frode contro ingegnere cinese
Gli Stati Uniti hanno ritirato le accuse contro Gang Chen, professore di ingegneria meccanica al Massachusetts Institute of Technology, accusato nel gennaio 2021 di attività illecite che lo vedevano coinvolto in attività con istituzioni governative cinesi. L’arresto era stato accolto con indignazione dai colleghi universitari, che avevano giudicato la misura esagerata, dal momento che Gang Chen era accusato di aver nascosto le sue relazioni con il governo cinese nell’ambito della richiesta di sovvenzioni al Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, nel 2017. Il pubblico ministero aveva agito invece nell’ambito della China Initiative, una strategia nazionale volta a impedire il trasferimento di tecnologie da Washington a Pechino, trattando il caso alla stregua di crimini più gravi come lo spionaggio o il furto di proprietà intellettuale. Le affiliazioni includevano il servizio come “quarto consulente esperto all’estero” per il governo cinese, un “esperto di revisione” per la National Natural Science Foundation of China e un consulente per il Chinese Scholarship Council. I funzionari dell’amministrazione Biden si sono incontrati con alcuni dei detrattori della Chinese Initiative per apportare delle modifiche al programma, che è attualmente sotto revisione presso il Dipartimento di Giustizia statunitense. Per quanto riguarda il caso Gang Chen, poiché il governo “non può più far fronte al suo onere della prova al processo”, il pubblico ministero ha dovuto ritirare le accuse.
Covid: Le aziende cinesi fanno i conti con la carenza di esperti stranieri
Dopo due anni di restrizioni sulla mobilità transfrontaliera, le aziende cinesi iniziano a subire negativamente la carenza di lavoratori stranieri; circa 100.000 quelli ancora in attesa di tornare a Shanghai. Queste risorse esterne, infatti, rappresentavano un valore aggiunto in termini di redditività, poiché fornivano alle società l’esperienza internazionale che mancava ai candidati locali. Dal marzo 2020, il regime “zero-COVID” imposto dalle autorità cinesi impone il divieto quasi totale per i professionisti stranieri di entrare nel paese. Secondo alcuni, è improbabile che i reclutamenti internazionali possano riprendere normalmente prima della fine delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022. Per alcuni settori si tratta di un sacrificio che può essere affrontato, mentre per altri, come quello che quello dei servizi di tutoring e insegnamento delle lingue straniere, si tratta di una questione di vitale importanza. Questa situazione ha spinto molte aziende a escogitare nuove pratiche di lavoro, ad esempio formando professionisti più qualificati tra quelli che compongono il personale locale.
L’e-commerce cinese si affida agli host virtuali
Il settore dell’e-commerce cinese si affida agli host virtuali, mentre gli influencer perdono sempre più terreno a causa delle strette normative del governo. Durante la pandemia, le vendite online hanno visto aumentare esponenzialmente il numero degli acquirenti. Così, migliaia di giovani influencer in tutta la Cina hanno iniziato ad arricchirsi da un giorno all’altro, attraendo l’attenzione delle autorità impegnate a implementare il progetto della “prosperità comune”, voluto dal presidente Xi Jinping. Il governo ha cercato dunque di limitare l’attività delle giovani star del web, attraverso sanzioni fiscali e altre penalizzazioni, aprendo così la strada all’impiego di avatar virtuali da parte delle aziende impegnate nell’e-commerce. Come osserva Nikkei Asia, mentre il costo del software necessario per eseguire l’hosting di avatar si aggira intorno agli 8 dollari al giorno, un influencer può pretendere fino al 40% delle vendite in live streaming, oltre a richiedere parcelle giornaliere da capogiro. “Gli host virtuali diventeranno più popolari perché fare troppo affidamento sugli influencer non è sostenibile”, ha affermato il fondatore di una startup cinese. Questi sostituti automatizazati, tuttavia, non sono sempre adatti alla vendita in live streaming, a meno che l’azienda in questione non si occupi di vendita al dettaglio e abbia una clientela di fiducia consolidata.
Corea del Sud: La campagna elettorale si arricchisce di scandali e accuse di omicidio
La serie di scandali che circondano la campagna presidenziale in Corea del Sud si fa sempre più fitta, e oltre ai rumors circa la partecipazione di un presunto sciamano al comitato elettorale del candidato del People Power Party, gli elettori coreani devono fare i conti con tre misteriose morti di persone legate a Lee Jae-myung, del Partito Democratico di Corea. L’ultimo decesso è quello di Lee Byung-chul, il principale informatore del caso che ha visto il candidato democratico accusato di aver mentito sull’entità delle spese legali relative a un processo che lo coinvolgeva. Lee Jae-myung ha testimoniato di aver speso circa 256 milioni di won per la sua difesa, affermando che molti avvocati si erano offerti pro-bono per aiutarlo a ridurre i costi di una causa che lo vedeva accusato di aver violato alcune leggi elettorali. Lee Byung-chul, d’altro canto, aveva fornito registrazioni compromettenti in cui discuteva insieme all’avvocato difensore e a un’altra persona dei dettagli del pagamento. Quest’ultimo testimone avrebbe dichiarato all’accusa che lui e Lee Byung-chul avevano mentito sull’importo ricevuto, nel tentativo di prelevare donazioni. Per gli inquirenti il coinvolgimento del candidato presidenziale nella morte di Lee è fuori questione, poiché il decesso è avvenuto a causa della rottura di un’arteria importante mentre l’uomo era solo nella stanza d’albergo. Tuttavia, il People Power Party ha definito la morte un “omicidio indiretto”. Prima di Lee Byung-chul, infatti, altri due funzionari legati al candidato democratico sono stati trovati morti o si sono tolti la vita. I partiti di opposizione fanno leva sui drammatici eventi che stanno macchiando la campagna elettorale del Partito Democratico di Corea per avanzare accuse circa la dubbia moralità del rivale Lee Jae-myung.
A cura di Agnese Ranaldi, ha collaborato Alessandra Colarizi
Laureata in Relazioni internazionali e poi in China&Global studies, si interessa di ambiente, giustizia sociale e femminismi con un focus su Cina e Sud-est asiatico. Su China Files cura la rubrica “Banbiantian” sulla giustizia di genere in Asia orientale. A volte è anche su La Stampa, il manifesto, Associazione Italia-Asean.