Nella giornata di domenica, Hong Kong si è recata alle urne per votare i membri della potente commissione elettorale. Si tratta della prima elezione politica dalla revisione del sistema elettorale introdotta in primavera da Pechino per permettere che siano “solo i patrioti” a governare la metropoli. Le urne si sono chiuse ieri alle 18:00 locali con un’affluenza record: oltre l’80% dei 4.889 votanti. Con solo due volti favorevoli all’opposizione in gara (di cui soltanto uno ha vinto), alcuni hanno accusato le autorità dell’ex colonia britannica di soffocare il dissenso: infatti, la base candidati per eleggere i membri del comitato elettorale è stata drasticamente ridotta del 97 per cento, passando dai 246.440 elettori del 2016 a circa 8.000. A questo proposito, Carrie Lam ha affermato che gli elettori sono ora più rappresentativi della popolazione. Il comitato nominerà 40 dei 90 legislatori della città a dicembre. Altri 30 saranno scelti da gruppi di interesse speciale e solo 20 verranno scelti per elezione diretta. Un anno dopo, il comitato nominerà il prossimo capo del governo locale, che dovrà ricevere l’approvazione di Pechino. Nonostante non si siano registrate violenze, la polizia di Hong Kong ha dispiegato più di 5.000 agenti per vigilare sul corretto svolgimento delle elezioni: la sola protesta si è svolta verso le 8 del mattino, quando quattro attivisti della Lega dei socialdemocratici hanno dispiegato striscioni da alcune passerelle vicino al seggio elettorale. I quattro, tra cui Chan Po-ying, la moglie del veterano dell’opposizione Leung Kwok-hung, sono stati rapidamente fermati e perquisiti da una dozzina di agenti di polizia sul posto. Leung è stato arrestato dopo essere stato accusato di sovversione con altre 46 persone dopo aver preso parte alle primarie non ufficiali organizzate dal campo dell’opposizione lo scorso anno. Il gruppo di attivisti ha anche mostrato uno striscione con l’immagine di una recinzione carceraria e chiedendo il rilascio dei prigionieri. Intanto continua la stretta sull’associazionismo. Solo poche ore fa è stato reso noto il fermo di due leader di Student Politicism, uno degli ultimi gruppi studenteschi pro-democrazia ancora in vita. L’accusa, ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale, è di “incitamento alla sovversione dello stato”. Sempre di stamattina è la notizia della chiusura della Hong Kong Confederation of Trade Unions (HKCTU), la principale sigla del movimento sindacale di Hong Kong. [fonte SCMP, HKFP, HKFP]
Taiwan minaccia di portare la Cina all’OMC
Taiwan è pronta a trascinare la Cina di fronte all’Organizzazione mondiale del Commercio dopo che Pechino ha dichiarato che avrebbe sospeso le importazioni di mele zuccherine e mele di cera (Syzygium samarangense) dall’isola per problemi di parassiti. L’amministrazione doganale cinese ha affermato di aver ripetutamente rilevato parassiti chiamati “Planococcus minor” nelle mele provenienti da Taiwan. Per questo ne è stato interrotto lo sdoganamento a partire da oggi. In tutta risposta, Taiwan ha minacciato la Cina di interpellare l’Organizzazione Mondiale del Commercio nell’ambito del meccanismo di risoluzione delle controversie, se Pechino dovesse rifiutarsi di risolvere la questione nell’ambito del quadro bilaterale esistente, prima del 30 settembre. Il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu ha twittato che, dopo le innumerevoli minacce militari, la Cina sta ora “utilizzando il commercio come arma” , aggiungendo che il nuovo boicottaggio sembrerebbe mirato a screditare Taiwan. Sullo sfondo ci sono le candidature delle “due Cine” alla Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP), l’accordo di libero scambio firmato da Australia, Brunei Darussalam, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Perù, Nuova Zelanda, Singapore e Vietnam. Le economie degli 11 firmatari rappresentano il 13,4% del prodotto interno lordo globale, per un valore di circa 13,5 mila miliardi di dollari. Numeri che rendono la CPTPP uno dei più grandi accordi di libero scambio del mondo per PIL. [fonte Reuters]
Afghanistan: Xi e Putin si impegnano a cooperare contro i talebani
Al vertice regionale della Shanghai Cooperation Organization (SCO) a Duchanbé, capitale del Tagikistan, il presidente cinese Xi Jinping e l’omologo russo Vladimir Putin si sono incontrati per la prima volta in videoconferenza per discutere della situazione in Afghanistan dopo la presa del potere da parte del Talebani. Xi ha fatto pressioni sugli altri partecipanti, inclusi Iran, Pakistan e altri paesi vicini all’Afghanistan, affinché quest’ultimo controlli l’espansione dei gruppi terroristici. Si è discusso anche di un possibile riconoscimento del nuovo governo talebano, nonostante la cautela mostrata da Mosca. La Cina, da parte sua, ha ribadito la necessità di fornire aiuti per la ricostruzione afghana e promuovere la stabilità del nuovo regime. Sia Mosca che Pechino vorrebbero approfittare della nuova situazione in Afghanistan per rafforzare le loro posizioni in Asia centrale. La Russia potrebbe usare la paura del nuovo regime per consolidare e aumentare i legami di sicurezza con le ex repubbliche sovietiche, mentre la Cina ha messo gli occhi sulle risorse minerarie afghane, che comprendono importanti giacimenti di rame e litio. [fonte FT; SCMP]
L’Iran pronto ad entrare nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai
L’Iran sarà ammesso come stato membro della Shanghai Cooperation Organization (SCO), assieme ad Arabia Saudita, Egitto e Qatar come nuovi partner di dialogo. L’annuncio è stato dato in videoconferenza dal presidente Xi Jinping, che si è rivolto al Consiglio dei capi di Stato della SCO a Dushanbe, Tagikistan. Xi ha affermato di essere fiducioso che la “famiglia” della SCO sarà in prima linea per “costruire la pace mondiale, lo sviluppo globale e la difesa dell’ordine internazionale”, secondo una traduzione inglese condivisa dall’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua. L’Iran, che è soggetto a sanzioni internazionali per il suo controverso programma nucleare, è entrato a far parte del blocco di sicurezza eurasiatico come osservatore nel 2005 e ha cercato a lungo l’adesione a pieno titolo. Quello della scorsa settimana è stato il primo vertice del gruppo dopo la presa del potere da parte dei talebani in Afghanistan, che è a sua volta membro osservatore. L’inclusione a pieno titolo nella SCO rende l’Iran “una parte più organica del più ampio sistema Asia centrale-Medio Oriente”. Avere Teheran a bordo permetterebbe alla SCO di evitare che la versione talebana dell‘Islam radicale si diffonda nell’Asia centrale. Sebbene l’Afghanistan sia una preoccupazione fondamentale per l’Iran, la sua imminente adesione alla SCO potrebbe anche aiutare il paese a rafforzare i legami con la Cina e la Russia, le principali forze del gruppo. Ad accomunare Teheran, Mosca e Pechino è la loro visione antiamericana e antioccidentale, consentendo al trio di sviluppare i loro legami in modo più sostanziale. Oltre a Cina, Russia e Tagikistan, la SCO – fondata due decenni fa – comprende anche India, Kazakistan, Kirghizistan, Pakistan e Uzbekistan come membri permanenti. Bielorussia e Mongolia sono osservatori, mentre molti altri detengono lo status di dialogue partner. [fonte Nikkei ]
Nuovo studio rintraccia in Laos virus simili al SARS-CoV-2
Le origini del Covid-19 sembrerebbero più chiare: stando ad un recente studio dei ricercatori dell’Istituto Pasteur, in collaborazione con l’Università del Laos, tre virus simili al SARS-CoV-2 sarebbero stati reperiti in alcune specie di pipistrelli Rhinolophus, meglio conosciuti come “pipistrelli ferro di cavallo”. I tre virus trovati in Laos, soprannominati BANAL-52, BANAL-103 e BANAL-236, sono “i più vicini antenati di SARS-CoV-2 conosciuti fino ad oggi”, ha affermato Marc Eloit, capo ricercatore presso l’Istituto Pasteur di Parigi e coautore della ricerca. Infatti, i legami ai recettori dei tre coronavirus reperiti in Laos sono più vicini a quelli del SARS-CoV-2 rispetto al virus RaTG13 identificato nei pipistrelli Rhinopholus affinis della miniera di Mojiang nella provincia dello Yunnan, che fino ad oggi era considerato il più vicino al ceppo pandemico. Secondo il documento, sarebbe il virus BANAL-236 ad avere un dominio di legame del recettore quasi identico al virus pandemico. Tuttavia, nessuno dei virus isolati nei pipistrelli esaminati in Laos presenta il cosiddetto sito di scissione della furina, che facilita al virus l’ingresso nelle cellule. Questa è una caratteristica tipica del virus SARS-CoV-2 , e la mancanza di altri campioni dal simile comportamento ha portato alcuni scienziati a teorizzare che il Covid-19 sia stato creato in laboratorio. Ad oggi, nessuna prova a sostegno della teoria della creazione in laboratorio è emersa dalle indagini. Il mese scorso, l’intelligence degli Stati Uniti ha escluso ufficialmente la possibilità che SARS-CoV-2 sia stato sviluppato dalla Cina come arma biologica, sebbene non sia stato raggiunto alcun consenso sulla sua origine. I risultati della ricerca individuano dunque la presenza di nuovi sarbecovirus di pipistrello che sembrano avere lo stesso potenziale di infezione umana dei primi ceppi di SARS-CoV-2. Sono necessarie ulteriori indagini per valutare se le persone esposte ai pipistrelli siano state infettate da uno di questi virus e se abbiano anticorpi che possano fornire protezione contro successive infezioni da SARS-CoV-2. [fonte Bloomberg ]
Ha collaborato Alessandra Colarizi
Classe ’94, valdostana, nel 2016 si laurea con lode in lingua cinese e relazioni internazionali presso l’Università cattolica del sacro cuore di Milano. Nonostante la sua giovane età, la sua passione per la cultura cinese e le lingue la portano a maturare 3 anni di esperienza professionale in Italia, Svezia, Francia e Cina come policy analyst esperta in Asia-Pacifico e relazioni UE-Cina. Dopo aver ottenuto il master in affari europei presso la prestigiosa Sciences Po Parigi, Sharon ora collabora con diverse testate italiane ed estere, dove scrive di Asia e di UE.