Continuano le proteste nell’ex colonia britannica, dove domenica scorsa almeno 289 persone sono state arrestate per diversi reati, compreso almeno un caso di sospetta violazione della legge sulla sicurezza nazionale. I manifestanti sono scesi nelle strade di Kowloon e Mong Kok per protestare contro la legislazione imposta da Pechino e la decisione del governo di rinviare di un anno le elezioni del consiglio legislativo, adducendo come motivo ragioni sanitarie legate alla recrudescenza dei contagi da Covid-19. Tuttavia, secondo molti la poaticipazione sarebbe da attribuire a ragioni prettamente politiche. Infatti, le votazioni, inizialmente previste per domenica, vedevano i politici dell’opposizione proiettati verso una maggioranza senza precedenti, grazie all’appoggio dei sostenitori del movimento anti-establishment impegnatoi da un anno a protestare contro il governo filocinese di Hong Kong. Secondo quanto affermato dalle autorità, circa 270 manifestanti sarebbero stati arrestati per assembramento illegale, 5 per disturbo dell’ordine pubblico, altri 5 per non essere stati in grado di presentare la propria carta d’identità ed altri per aver aggredito la polizia, ostacolato gli agenti nell’esecuzione delle loro funzioni ed altri reati. In un comunicato della sera, il governo di Hong Kong ha condannato fermamente la protesta, affermando che tali manifestazioni non autorizzate potrebbero aumentare significativamente il rischio di diffusione di Covid-19. Anche l’ufficio di rappresentanza di Pechino ad Hong Kong ha sostenuto la posizione delle autorità hongkonghesi, citando la necessità di agire in nome della stabilità della città. [fonte SCMP]
Nuovo piano quinquennale: la Cina punta sui semiconduttori
Pechino si sta preparando a rilanciare l’industria dei semiconduttori, pilastro portante dell’economia cinese e componente fondamentale delle ambizioni tecnologiche della Cina sul piano internazionale. Ciò è quanto affermano alcune fonti vicine alle autorità del governo centrale, secondo le quali i massimi leader cinesi, che si riuniranno il mese prossimo per delineare la loro strategia economica per il prossimo lustro, punteranno tutto sul rilancio dei consumi interni e sull’incentivo alla produzione domestica di tecnologia strategica. A tale scopo, il presidente Xi Jinping avrebbe promesso un investimento di circa 1,4 mila miliardi di dollari entro il 2025 per rinforzare le industrie produttrici di tecnologie quali reti wireless, semiconduttori ed intelligenza artificiale.Di fronte alle sempre più severe restrizioni statunitensi sull’accesso ai chip, la risposta cinese potrebbe essere dunque proprio quella di continuare a sostenere la propria industria di semiconduttori, con l’obiettivo di posizionarsi come leader del mercato nell’industria tecnologica ed annullare la sua dipendenza dall’importazione statunitense. Mentre il ministero dell’industria cinese non ha ancora rilasciato alcun dettaglio riguardante la nuova strategia economica, le prospettive sembrerebbero piuttosto rosee per il settore tecnologico: nelle borse della Cina continentale, Will Semiconductor Ltd., la seconda più grande società cinese di chip quotata in borsa, è cresciuta di quasi il 10%, mentre Xiamen Changelight Co. e Focus Lightings Tech Co. hanno chiuso in rialzo rispettivamente del 14% e 5,6%. [fonte Bloomberg]
In Cina atterra con successo la prima navicella spaziale “riutilizzabile”
Un veicolo spaziale sperimentale e “riutilizzabile”, lanciato in orbita dalla Cina, è tornato con successo alla base domenica scorsa, in un’impresa che segna una svolta che potrebbe portare a viaggi nello spazio più economici. A riferirlo è l’agenzia di stampa del governo cinese, Xinhua News, che non ha però ancora pubblicato alcuna foto ufficiale dello spazioplano o rilasciato ulteriori dettagli riguardo alla sua tecnologia. I social media cinesi sono attualmente pieni di speculazioni sulla nuova navicella spaziale, che alcuni commentatori hanno paragonato all’X-37B dell’Aeronautica degli Stati Uniti, un veicolo ad ala fissa realizzato da Boeing che può rimanere in orbita per lunghi periodi di tempo prima di tornare sulla Terra autonomamente. Lo spazioplano cinese è stato lanciato in orbita venerdì scorso dal Long March 2F, uno dei razzi della gamma cinese che nel corso degli anni ha trasportato in orbita il famoso veicolo spaziale Shenzhou. [fonte Reuters]
Cina: nuovo libro di testo riaccende il dibattito sulla memoria storica della Rivoluzione Culturale
Un “errore” che ha portato a “disastrose conseguenze”: è così che un nuovo libro di testo cinese definisce la Rivoluzione Culturale, riaccendendo il dibattito sul passato del paese e sulla memoria storica. Il testo, destinato all’uso nelle scuole superiori, è stato approvato dal ministero dell’educazione cinese scatenando la polemica nel paese, dove negli ultimi anni alcuni estremisti del partito hanno tentato di sorvolare sugli sconvolgimenti sociopolitici portati dalla Rivoluzione Culturale. Infatti, nel 1981 i leader comunisti Deng Xiaoping e Hu Yaobang avevano già tentato di tracciare una linea di pensiero ufficiale riguardo all’epoca della Rivoluzione Culturale, adottando una risoluzione del partito che la descriveva come un “grave errore”, sottolineando anche come Mao Zedong avesse commesso degli errori. Tuttavia, con l’arrivo al potere di Xi Jinping, alcuni esponenti del mondo politico ed accademico hanno cercato di caratterizzare l’interludio come “era del progresso”, in particolare dopo che nel 2013 Xi aveva affermato che le politiche riformiste adottate da Deng non potevano negare i “30 anni di risultati precedenti”. Gu Wanming, ex giornalista della Xinhua, ha elogiato l’ultima modifica ai libri di testo in un post su WeChat che è poi stato rimosso. Il suo post è stato visto più di 100.000 volte prima di essere censurato ed ha avviato un acceso dibattito anche su Weibo, un’altra popolare piattaforma di social media cinese. Non è la prima volta che i libri di storia innescano la polemica in Cina: già nel 2018, un libro per le scuole medie era stato accusato di dissimulare la Rivoluzione Culturale definendola “una deviazione”. Nonostante la modifica al libro di scuola superiore, quest’ultimo libro rimane invariato e viene attualmente utilizzato in classe. [fonte SCMP]
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Classe ’94, valdostana, nel 2016 si laurea con lode in lingua cinese e relazioni internazionali presso l’Università cattolica del sacro cuore di Milano. Nonostante la sua giovane età, la sua passione per la cultura cinese e le lingue la portano a maturare 3 anni di esperienza professionale in Italia, Svezia, Francia e Cina come policy analyst esperta in Asia-Pacifico e relazioni UE-Cina. Dopo aver ottenuto il master in affari europei presso la prestigiosa Sciences Po Parigi, Sharon ora collabora con diverse testate italiane ed estere, dove scrive di Asia e di UE.