Dopo la chiusura forzata del quotidiano Apple Daily, dalle autorità di Hong Kong arriva una nuova proposta per limitare ulteriormente la libertà di stampa. Per il neo capo della Polizia locale Raymond Siu il governo di Hong Kong si deve dotare di una legge sulle fake news per evitare che i media continuino a incrinare la fiducia nella polizia. “Al momento non esiste una definizione legale di notizie false, ma se esistesse una norma che potrebbe aiutarci a portare queste persone davanti alla giustizia, come forze dell’ordine, ne saremmo lieti”, ha detto Siu al suo primo briefing con i media da quando è entrato in carica.
Le sue parole arrivano in un momento in cui la fiducia dei cittadini di Hong Kong verso il corpo di polizia locale è molto bassa, a causa del giro di vite di attivisti, giornalisti e manifestanti.
Secondo i sondaggi, la polizia è stata il servizio meno popolare della città da quando Hong Kong è stata scossa da violente proteste a favore della democrazia nel 2019, durante le quali la polizia è stata accusata di aver abusato della forza.
Lo scorso venerdì ci sono stati diversi cambi di vertice in posizioni chiave nel governo. Il Consiglio di Stato cinese ha nominato l’ex ministro della sicurezza John Lee come Segretario capo della città, il secondo ruolo più importante del governo dopo quello del Chief Executive; l’ex capo della polizia Chris Tang è diventato Capo dell’ufficio di sicurezza in sostituzione di Lee, mentre l’ex vice commissario di polizia Raymond Siu ha assunto il ruolo di Capo delle forze di polizia di Hong Kong.
Le nuove nomine, che sono state accolte positivamente dalla Chief Executive Carrie Lam, fanno suonare un campanello d’allarme per tutti gli attivisti e politici che temono una deriva autoritaria in mano alle forze di polizia. Ieri c’è stato l’ennesimo arresto, che vede protagonista un giornalista dell’Apple Daily. Fung Wai-kong, storico editorialista del quotidiano, è stato arrestato all’aeroporto mentre tentava di lasciare la città per andare in Gran Bretagna: il giornalista, che ha scritto per l’Apple Daily dal 1997, è accusato di collusione con le potenze straniere, reato previsto dalla legge sulla sicurezza nazionale. [fonte SCMP, HKFP, AP]
Rimossi milioni di atti giudiziari dal database cinese
In Cina è in pericolo la trasparenza giudiziaria. Circa 11 milioni di atti sono stati rimossi lo scorso venerdì dal “China Judgments Online”, un database ufficiale di sentenze gestito dalla Corte Suprema del Popolo. Il motivo, secondo un avviso pubblico, è da ricondurre a un processo di trasferimento di tutti i dati in un altro database, da completarsi entro pochi giorni. Circa tre mesi fa, sul sito sono state pubblicate più di 117 milioni di sentenze dei tribunali di tutta la Cina.
Le sentenze che sono state rimosse sono per lo più casi criminali, alcuni chiusi con i verdetti della pena di morte emessi dalla Corte suprema del popolo. Offline dal mese di giugno anche alcune registrazioni video degli atti processuali, che erano state precedentemente pubblicate su China Trials Online, un sito web separato gestito anche dalla Corte Suprema del Popolo.
Il database China Judgments Online è stato lanciato nel 2014 dal giudice capo Zhou Qiang, presidente della Corte suprema del popolo, per “approfondire la divulgazione giudiziaria e rafforzare la fiducia del pubblico nella magistratura”. [fonte SCMP]
Nuove nomine per rafforzare la catena di approvvigionamento dei chip
Il fronte dell’autosufficienza nel mercato dei semiconduttori è cruciale per la Cina. Per questo diversi governi locali cinesi stanno nominando un “capo della catena di approvvigionamento” per la governance aziendale. Sulla base di un sistema di comando militare, la nuova figura ha l’obiettivo di aggiungere forza e dare spinta all’autosufficienza ambita da Pechino, che è coinvolta in una lunga rivalità commerciale con gli Stati Uniti. La misura non è stata ufficialmente introdotta da Pechino, ma rientra in una strategia più ampia del consigliere del presidente Xi Jinping Liu He, che è stato recentemente scelto come capo della nuova task force sui chip con il compito di gestire la transizione cinese verso l’indipendenza tecnologica nel campo dei microchip. La misura è stata scelta da diverse realtà importanti per l’economia cinese.
Guangzhou, la capitale della provincia meridionale del Guangdong, è stata l’ultima ad adottare la figura del capo della catena di approvvigionamento, che ha il compito di nominare i massimi funzionari della città come “capi generali” per settori specifici, designando anche i leader delle aziende chiave come “proprietari della catena di approvvigionamento”. Le autorità di Guangzhou hanno nominato i capi di 21 industrie, come quelle che si occupano della produzione di veicoli energetici, intelligenza artificiale e semiconduttori. Lo scopo del nuovo sistema di comando è garantire la sicurezza e la stabilità delle catene di approvvigionamento, abbattendo le barriere burocratiche e centralizzando la pianificazione del governo. Secondo il governo di Guangzhou, è anche un aggiustamento organizzativo per proteggere meglio le catene di approvvigionamento dalle interruzioni forzate, come è accaduto durante la pandemia di coronavirus. [fonte SCMP]
La Tanzania rilancia un progetto portuale cinese
Nella testa di Xi Jinping, quando il presidente cinese ha visitato la Tanzania nel 2013 come prima tappa del suo tour africano, il porto di Bagamoyo, a circa 70 chilometri a nord della città di Dar es-Salaam, sarebbe dovuto diventare un ponte di collegamento marittimo tra Cina e Africa. Per un valore di 10 miliardi di dollari, è stato designato un progetto per raggiungere l’arduo obiettivo di migliorare l’infrastruttura ed evitare la congestione portuale: lo scopo, infatti, sarebbe stato quello di rendere Bagamoyo il più grande porto africano esistente. Il presidente cinese Xi e il suo ex omologo della Tanzania Jakaya Kikwete hanno vigilato sulla firma di un accordo quadro tra China Merchants Holdings International, il più grande operatore portuale cinese, il Fondo di riserva generale dello Stato dell’Oman, e il governo della Tanzania per sviluppare una roadmap per il progetto portuale . Ma l’ambizioso piano è stato sospeso per volere della Tanzania. Il governo di Dodoma non ha accettato le condizioni presentate dalla Cina, come quella che impone alla Tanzania di non intervenire nelle decisioni cinesi in materia di investimenti e controllo dell’infrastruttura una volta terminato il progetto. Per questo la presidente della Tanzania Samia Suluhu Hassan è intenzionata rilanciare il progetto portuale, rivolgendosi a nuovi investitori stranieri. Già da tempo, il progetto Bagamoyo era stato accantonato dal successore di Kikwete, il defunto presidente John Magufuli che si era lamentato dei termini negativi allegati all’accordo. Tra le condizioni non gradite a Magufuli c’erano le richieste da parte della Cina di non costruire nessun altro porto in tutta la Tanzania. Anche la China Merchants si è defilata. La compagnie, che sostiene come anni di negoziati siano stati infruttuosi per siglare un accordo, si è concentrata invece sullo sviluppo del porto di Gibuti. [fonte NIKKEI ]
Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.