Sabato scorso il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione secondo la quale gli stati membri potrebbero considerare la possibilità di citare la Repubblica Popolare Cinese di fronte al tribunale dell’Aia, qualora Pechino dovesse continuare nell’implementazione della nuova legge sulla sicurezza internazionale ad Hong Kong. La risoluzione, votata con 565 voti a favore, 62 astensioni e 34 voti contrari, condanna duramente la legge sulla sicurezza nazionale definendola un “assalto all’autonomia” dell’ex-colonia britannica, nonché una violazione della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici. Per convincere Pechino ad allentare la presa su Hong Kong, il blocco europeo ha sollecitato gli stati membri ad utilizzare l’economia come arma di negoziazione, azione che per la prima volta ha riscosso grande consenso all’interno dell’UE, normalmente divisa riguardo alle questioni cinesi. Secondo il comunicato stampa ufficiale rilasciato dal Parlamento Europeo, la nuova legge sulla sicurezza internazionale sarà una priorità assoluta nelle discussioni che si terranno questo lunedì tra il premier cinese Li Keqiang ed il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. [fonte EP]
L’India si scaglia contro il Made in China
In seguito allo scontro avvenuto lunedì scorso alla frontiera tra i due paesi, i maggiori esponenti della società civile indiana hanno chiesto un boicottaggio delle merci cinesi ed il governo indiano si è impegnato a bloccare gli investimenti e ad aumentare i dazi per circa 300 prodotti provenienti dalla Cina. Oltre alle tariffe, il ministero delle telecomunicazioni indiano ha ordinato ai fornitori di servizi di telecomunicazione governativi e ad altre società private di boicottare tutti i futuri accordi e gli aggiornamenti delle apparecchiature cinesi già in uso, vietando altresì alle società cinesi di partecipare ai bandi per i progetti di infrastrutture e telecomunicazione, tra cui i piani per l’aggiornamento dei servizi 4G in India. Forti movimenti anticinesi si sono sviluppati anche in seno alla comunità civile, dove molti cittadini hanno protestato bruciando l’effigie del leader cinese Xi Jinping o gettando i prodotti cinesi dai balconi. A Delhi, anche l’influente Residents Welfare Association of Defense Colony, un ricco quartiere di Delhi sud, ha dichiarato “guerra” alla Cina, portando avanti una vera e propria campagna di boicottaggio di merci. Mentre in India le proteste continuano a tutti i livelli della società, in Cina un pezzo del Global Times, giornale portavoce del partito comunista, ha invitato l’India a porre fine alle “insensate voci di boicottaggio anticinese”, sottolineando come sia “irrealistico ed autodistruttivo per il terzo più grande dell’Asia” – l’India – usare l’economia per fomentare attriti con la più grande potenza della regione. [fonte: TheGuardian]
Cina: Tencent costruisce “la città del futuro”
Si chiama Net City la nuova “città nella città” costruita dal colosso del tech Tencent a Shenzhen. La nuova metropoli, della grandezza di Monaco, avrà una superficie urbana di 2 milioni di metri quadri e sarà quasi esclusivamente destinata ai pedoni e alle automobili senza conducente e a energia verde. Progettato per ospitare una popolazione di circa 80.000 persone, il sito, situato nell’estuario del fiume delle Perle, servirà principalmente Tencent ed i suoi impiegati ma, oltre a fornire uffici e residenze aziendali, ospiterà anche negozi, scuole ed altri servizi pubblici e sarà collegato al resto di Shenzhen tramite ponti stradali, traghetti ed il sistema metropolitano della città. NBBJ, la società americana che gestirà lo sviluppo del progetto, ha affermato che gli spazi saranno progettati affinché possano avere la massima sostenibilità ambientale, con pannelli solari sugli edifici ed elaborati sistemi per la cattura ed il riutilizzo delle acque reflue. I pianificatori hanno anche tenuto conto dell’innalzamento del livello del mare, per garantire che gli edifici siano meglio protetti dai cambiamenti climatici. Tencent non è l’unica azienda che cerca di creare una propria città in miniatura. All’inizio di quest’anno, la casa automobilistica Toyota ha svelato i piani per la “Woven City”, una città di 175 acri ai piedi del Monte Fuji, dove l’azienda giapponese testerà veicoli autonomi e l’intelligenza artificiale per la vita quotidiana. Anche a Toronto la Sidewalk Labs, una filiale di Alphabet, stava pianificando di trasformare il lungomare in un nuovo quartiere futuristico, ma il progetto è stato annullato per via dell’incertezza economica causata da Covid-19. [fonte CNN]
India: dopo la Cina, anche il Nepal reclama le frontiere contese
Solamente tre giorni dopo che le truppe cinesi ed indiane si sono scontrate sul confine della Valle del Galwan, il governo nepalese ha approvato una nuova mappa che reclama 62 chilometri quadrati di terre nella regione del Kalapani, attualmente amministrate dall’India.La lunga striscia di terra, situata nella parte nord-occidentale del Nepal, è considerata da Kathmandu parte integrante del paese da più di due secoli, ma l’amministrazione del territorio da parte dell’India non è mai stata oggetto di forti contese fino a maggio scorso, quando Nuova Delhi ha inaugurato una strada di 80 km a Kailash Mansarovar, un territorio rivendicato dal Nepal e ritenuto sacro per i pelegrini indù e buddisti. Molti esperti concordano sul fatto che l’improvvisa assertività del Nepal sia stata rafforzata dall’influenza cinese nel paese himalayano, dove l’ambasciatore cinese Hou Yanqi ha tenuto proprio il mese scorso una serie di incontri con i principali leader del Partito comunista nepalese, nel tentativo di creare un fronte unito contro Nuova Delhi.L’irrigidimento delle relazioni con il Nepal, i disordini alla frontiera con la Cina e le continue tensioni con il Pakistan sembrerebbero, secondo molti analisti, aver rovinato gli obiettivi di stabilità regionale dell’agenda politica di Modi, che dovrà ripensare le sue strategie regionali tenendo in considerazione non solo la crescente influenza cinese in Nepal, ma anche le ripercussioni che la sua agenda nazionalista indù ha avuto sulla maggioranza musulmana del Bangladesh, politicamente sempre più lontana da Nuova Delhi. [fonte SCMP]
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Classe ’94, valdostana, nel 2016 si laurea con lode in lingua cinese e relazioni internazionali presso l’Università cattolica del sacro cuore di Milano. Nonostante la sua giovane età, la sua passione per la cultura cinese e le lingue la portano a maturare 3 anni di esperienza professionale in Italia, Svezia, Francia e Cina come policy analyst esperta in Asia-Pacifico e relazioni UE-Cina. Dopo aver ottenuto il master in affari europei presso la prestigiosa Sciences Po Parigi, Sharon ora collabora con diverse testate italiane ed estere, dove scrive di Asia e di UE.